» World of a {Poor and Crazy} Writer ©

Somewhere Only We Know, Fluff, OOC,Slash, Angst, Lemon, Rosso/NC17 - Future!Klaine

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 1/5/2013, 20:59     +1   -1
Avatar

Member
♥♥♥

Group:
Hobbit
Posts:
453
Location:
Land of Slash - Lemon Tree

Status:
Offline


Ciao a tutti, voglio scusarmi per il ritardo nel postaggio, ma ho avuto a che fare con una simulazione di terza prova che mi ha ucciso sia fisicamente che psicologicamente ç_ç
Sono ancora un po' nervosa per il risultato finale, dipende tutto dall'esito di questa simulazione se la mia estate sarà serena e tranquilla o piena di libri da studiare .__.
E' iniziato l'ultimo mese di scuola e per noi studenti è sia una manna dal cielo che un crucio giornaliero, buona fortuna a tutti per questa chiusura di anno scolastico.
Ci si ribecca di sotto :3




#31. This could be the end of everything





“Piccoli respiri, con calma, bravo ragazzo.”

Puck stringeva le spalle di Blaine che si stava controllando allo specchio che non ci fosse nulla fuori posto nel suo abbigliamento.

“E se va a finire male? E se non mi rivuole più? E se-”

Noah roteò gli occhi, fece voltare Blaine verso di lui e lo guardò negli occhi. Non ci vollero le parole per far capire all’altro che sarebbe andato tutto bene.

Blaine sorrise, “Grazie”.

Con loro era così: non servivano le parole tra di loro ma solo sguardi. In quei vent’anni avevano condiviso così tante esperienze da averli legati come fratelli, il loro legame era l’unica cosa che riusciva a tenerli in piedi dopo una brutta giornata, bastava una birra e la presenza dell’altro per far tornare il sorriso.

“Questo e altro per il mio fratellino”, fece di nuovo voltare l’altro e passò un braccio sulle sue spalle, “ora, se la smetti di avere attacchi di panico o di ansia, possiamo ripassare il piano che tanto gentilmente tua figlia ha ideato?”

“Quel ‘gentilmente’ a cosa si riferiva di preciso?”

“Oh, amico, fidati, non vuoi saperlo”, si portò una mano a coprire gli occhi.

“Così mi preoccupi”, fissò l’amico nello specchio e cercò di trattenere una risata immaginandosi Jacky che mordeva la mano a Puck per non farsi sfilare il foglio del piano o una delle tante scenate che faceva sempre sua figlia.

“Così si fa’? Si ride delle disgrazie degli altri. Che bravo amico che ho! Tua figlia quasi mi uccide perché l’ho desconcentata, o come diavolo si dice, e tu ridi.”

Blaine rise, “Scusami Noah, ma sei esilarante. Riesci a litigare anche con una diciassettenne e non averla vinta”.

“Io sono un gentil uomo, la faccio vincere per galanteria.”

I due si fissarono per qualche secondo per poi scoppiare in una risata che alleggerì la tensione.

“Va bene, gentleman, ripassiamo il piano o no?”

Noah si ricompose e annuì a Blaine, osservando la figura riflessa nello specchio, gli ritornarono in mente tutte le volte che si ritrovava a fare da spalla all’altro per dargli forza e si accorse di quanto, nonostante gli anni passati, loro due siano restati gli stessi di sempre.












Jacky era nervosa. Era così tanto nervosa che perfino Johnny se ne era accorto.

Sembrava che i Puckerman e gli Anderson avessero questo legame mistico che li faceva intendere con uno solo sguardo e alcune volte poteva anche essere pericoloso.

“Amore, tutto bene?” chiese Johnny avvicinandosi cautamente alla ragazza.

“Per niente” rispose stringendosi di più le gambe al corpo e chiudendosi in se stessa.

“Stai avendo una delle tue crisi isteriche, vero?”

“No, volevo vedere se riuscivo a diventare una palla per rotolare per casa. Certo che sto avendo una delle mie crisi, idiota!”

“Mi ero dimenticato delle risposte sarcastiche”, fece un passo indietro dal letto di Jacky e prese un respiro profondo, doveva calmarla e doveva farlo il prima possibile.

“Jackline Elizabeth Anderson” disse serio.

“Conosco il mio nome, grazie mille per avermelo ricordato.”

“La devi smettere di chiuderti in te stessa invece di parlare con me. Io sono il tuo ragazzo e sono qui per aiutarti a risolvere i problemi, insieme. Tu sei la ragazza più geniale che io abbia mai conosciuto, sei brillante, solare e unica. Non devi lasciarti prendere da queste piccole crisi, qualsiasi cosa esce dalla tua mente è magnifica e perfetta. E lo sai il perché? Perché tu sei perfetta e non lo sei solo perché sei la mia ragazza, questo fatto ti rende anche molto paziente, ma sei perfetta perchè sei sempre te stessa, non permetti a niente e nessuno di toccarti o distruggerti. Io sono così orgoglioso di averti al mio fianco.”

Jacky si era messa in piedi sul letto, aveva gli occhi lucidi e gli tremavano le mani.

“Grazie mille, Johnny. Io ti amo così tanto e- Vieni qui e fatti abbracciare!”

Johnny si lasciò stringere dalla presa della sua ragazza e alzò il volto per riuscire a baciare Jacky.

La ragazza si sciolse nel bacio, fece scivolare le sue mani per tutta la schiena del ragazzo e le bloccò poco sopra la cintura, appoggiò la sua fronte a quella di Johnny e riprese fiato.

“Lo sai cosa riuscirebbe a calmarmi definitivamente?” chiese Jacky con un pizzico di malizia alzando leggermente la maglietta del ragazzo.

“Una camomilla?” rispose Johnny.

Jacky roteò gli occhi, “Perché ho un ragazzo così stupido?”

Johnny si stava lamentando dell’insulto dopo il discorso a cuore aperto, ma venne fermato da Jacky che gli saltò addosso e lo tirò fino a finire sul letto.

Finalmente si accese una lampadina nel cervello del ragazzo che capì a cosa si riferiva Jacky e riprese a baciarla.











Tre colpi alla porta.

Altri tre colpi e nessuno andò ad aprire alla porta.

Sebastian sbuffò e decise di usare le sue chiavi per entrare nell’altra villetta.

Passata la soglia che divideva la sua proprietà con quella degli Anderson, lo colpirono la tranquillità e la pace che non aveva mai trovato, doveva essere proprio grave la depressione di Blaine per aver silenziato un’intera casa.

Salì le scale arrivando al piano superiore, si diresse direttamente in camera di Blaine per controllare meglio la situazione.

Aprì la porta senza bussare e trovò Blaine davanti lo specchio con Puck al suo fianco.

“Buon giorno, donzelle. A quanto pare sei riuscito a tornate in piedi da solo, Hobbit. Sappi che mi devi una spiegazione dettagliata di quello che è successo, perché un semplice ‘ho combinato un casino’ non mi basta questa volta.”

“Cavolo quanto parli!” si lamentò Puck.

“Oh, ci sei anche tu. Vedo che lo scoiattolo che viveva sulla tua testa si è deciso a traslocare, sai stai molto meglio così.”

Noah non sapeva cosa rispondere, voleva ringraziare Sebastian per il complimento e insultarlo a sua volta per la parte precedente della frase.

Blaine bloccò i due prima ancora che iniziassero a prendersi a insulti, “Potreste concentrarvi su di me, per favore?”

Sebastian allontanò Puck da Blaine, infilò una mano in tasca e tirò fuori una spilla d’orata con un usignolo disegnato sopra, l’appunto sulla giacca di Blaine e gli sistemò meglio la cravatta.

Blaine riconobbe subito la spilla che aveva sul petto, l’aveva donata a Sebastian anni prima quando si era trasferito al McKinley e si sentiva perso e abbandonato. Era il loro modo per dirsi “io ci sono qui per te, non ti abbandonerò”. Sebastian l’aveva conservata per tutti quegli anni e gliela stava restituendo per rinnovare la loro promessa.

Gli amici si vedono al momento del bisogno e Blaine ne aveva trovati due che non avrebbe perso per nulla al mondo.

“Non te ne uscire con una delle tue frasi melense perché potrei vomitare.”

Blaine abbassò la testa, Sebastian gli prese il mento con due dita alzandogli il volto e lo guardò negli occhi.

“C’è solo una cosa che devi fare ora: devi andare da Kurt, fargli vedere quanto tieni a lui e quanto lo rivuoi nella tua vita. Va da lui con il cuore in mano, sii te stesso e non potrà dirti di no.”

Blaine gli sorrise, “Anche se non sembra a volte, io tuo appoggio mi ha sempre aiutato e- Grazie.”

Sebastian aveva gli occhi rossi, abbracciò l’altro e gli sussurrò nell’orecchio, facendogli il verso: “Anche se non sembra a volte, ti voglio davvero bene, Hobbit.”

Puck tossì per attirare l’attenzione, “Non vorrei disturbarvi, principesse, ma non vorrei che arrivassimo in ritardo da Kurt, quindi recuperiamo il genio della lampada e quell’idiota di mio figlio e partiamo.”

Blaine e Sebastian annuirono, seguirono Puck nel corridoio e videro l’uomo bussare alla porta della camera di Jacky. Due minuti dopo i due ragazzi uscirono con un sorrisone stampato in volto, Jacky aveva i capelli un po’ in disordine e Johnny era perso fra le nuvole.

Fortunatamente questi piccoli dettagli non furono notati per l’euforia generale che aleggiava nel gruppo.

Salirono nella macchina di Sebastian e imboccarono la strada per andare a casa Hummel.












Erano passate quasi quarantotto ore da quando lui e Blaine avevano litigato e Kurt sentiva un vuoto all’altezza del cuore che non riusciva a colmare neanche con la torta al cioccolato che Carole gli aveva preparato.

Gli mancava Blaine, terribilmente.

La chiacchierata del giorno prima con Jacky gli aveva schiarito le idee, ma quella mattina quando suo padre era venuto nella sua camera aveva capito quanto realmente tenesse a Blaine.

Burt gli aveva semplicemente chiesto di pensare a lui e subito un sorriso gli era spuntata sul volto. Il padre si era alzato dal letto, gli aveva accarezzato una guancia ed era uscito dalla camera dicendogli: “E’ quello giusto, lo è sempre stato.”

Suo padre non sbagliava mai e soprattutto voleva solo il meglio per lui e di questo ne era sicuro.

Si alzò dal letto e si stiracchiò, dopo il pranzo era salito e si era disteso a fissare il soffitto senza più muoversi dalla camera.

Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva Blaine, ovunque volgesse lo sguardo qualcosa glielo ricordava. Gli tornò in mente la prima volta che fecero l’amore in quella stanza, su quel letto con la paura di venire scoperti da Burt.

Ogni ricordo gli strappava un sorriso e gli riscaldava il cuore, ma c’era una canzone che gli martellava nella testa e non voleva abbandonarlo.

C’era una canzone in cui Blaine gli aveva promesso di non dirgli mai addio e così era stato. Quella canzone lo aveva accompagnato nei primi anni a New York da solo e nelle ultime ore aleggiava nella stanza come una melodia di un carillon.

Pensò di essere impazzito quando la sentì più forte e provenire da fuori la stanza.

Nel dubbio decise di alzarsi e andare a controllare, fuori la finestra non c’era nessuno, ma la canzone continuava a sentirsi.

Uscì dalla camera e un bigliettino attaccato al muro davanti alla sua porta attirò la sua attenzione.

Si avvicinò e lesse la frase che c’era scritta sopra.


Ti avevo promesso di non dirti mai addio, neanche se fossi stato tu a dirmelo.


Era la scrittura di Blaine, l’avrebbe riconosciuta tra mille. Il suo cuore prese a battere più velocemente.

Si guardò intorno e ne vide un altro attaccato alle scale, corse verso il passamano e staccò il bigliettino.


Ci sono cose che nonostante il tempo non cambiano mai.
Io canterò sempre e solo per te.



La musica si era fatta leggermente più alta, abbassò lo sguardo e vide suo padre premere i pulsanti dello stereo, Burt gli sorrise e gli indicò la porta.

Kurt scese velocemente le scale rischiando di cadere varie volte per la troppa foga.

Attaccata alla porta c’era un altro bigliettino, questa volta era piegato in due. Kurt lo prese, lo aprì e iniziò a leggere quella che doveva essere una pagina di diario di Jacky che Blaine aveva trascritto.


“Ho deciso di intraprendere una missione.
Non una missione suicida, certo tutto sta nel come si svolge, ma spero in qualcosa di meno tragico. C’è stata già abbastanza tragedia nella sua vita.
Lo faccio per lui. Lui è il mio tutto. Se lui sorride, io sorriso. Se lui è triste, anche io sono triste.
Io lo voglio vedere sorridere sempre, sorridere perché è felice e non perché indossa una maschera. L’ho visto illuminarsi. Lo fa quando parla del suo amore, lo fa quando ripensa al passato. Io ho pensato: perché non trasformare il passato nel presente? Perché non ricongiungerli di nuovo?”
Kurt, perché non ricreiamo il nostro presente? Insieme?
Perché non torniamo a quando eravamo giovani?
Immagina.
Immagina che il nostro passato, presente e futuro si uniscano adesso e per sempre.
Tu sei il mio passato, presente e futuro.
Posso essere io il tuo?



Kurt trattene le lacrime, afferrò la maniglia della porta e l’apri velocemente.

La luce lo lasciò un po’ abbagliato finché non si abituò, fece un paio di passi nel giardino fino a vedere Blaine davanti a lui con la giacca della Dalton, i capelli ingellati e senza occhiali.

Sembrava un tuffo nel passato, ma la presenza di Jacky alle sue spalle lo fece tornare nel presente.

Quello che Blaine aveva scritto nel biglietto di era materializzato.

C’era il suo passato, la Dalton, il suo presente, Jacky, e il suo futuro, l’anello di fidanzamento che aveva al dito.

Kurt fece un passo avanti, ma venne fermato da Blaine con un gesto della mano.

La musica partì di nuovo dall’inizio e questa volta la voce di Blaine completò il quadro.


I walked across an empty land
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth beneath my feet
Sat by the river and it made me complete

Oh simple thing, where have you gone?
I'm getting old and I need something to rely on
So tell me when you're gonna let me in
I'm getting tired and I need somewhere to begin

(Somewhere Only We Know – Blaine Anderson)



Blaine si avvicinò a Kurt, lentamente.

Appoggiò una mano sul suo cuore mentre cantava la seconda strofa, arrivando di fronte a Kurt.

Prese la mano sinistra dell’uomo e la strinse nelle sue; tra Blaine e Kurt iniziò uno scambio di sguardi che finiva sempre con il sorriso da parte di Kurt.

Blaine sfiorò l’anello arancione che ornava l’anulare dell’altro, alzò gli occhi e si rispecchiò in quelli lucidi di Kurt.


I came across a fallen tree
I felt the branches of it looking at me
Is this the place we used to love?
Is this the place that I've been dreaming of?



Blaine lasciò andare la presa sulle mani di Kurt e si spostò al suo fianco, facendolo voltare con lui.

Tornò in mente a Kurt l’albero su cui Blaine gli aveva chiesta di sposarlo, la radura che sembrava uscita da una fiaba, il lago che si illuminava sotto i raggi del sole.

Aveva amato quel posto e prima ancora che diventasse il loro posto aveva deciso di inserirlo al primo posto nella sua lista dei posti che amava di più.

Blaine gli stava cantando la loro storia; era assurdo come una canzone cantata decenni prima raccontasse così bene quello che avrebbero passato in tutti quegli anni.

Il loro legame andava oltre il tempo, era indistruttibile e anche questa volta avrebbero superato quest’ostacolo insieme per poi guardarlo in futuro con un sorriso.



And if you have a minute, why don't we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don't we go somewhere only we know?
Somewhere only we know



Blaine tornò di nuovo davanti a lui, ma non lo toccò.

Fu Kurt a cercare il contatto tra di loro, alzò una mano per sfiorare una guancia di Blaine e l’altro gli strinse la vita.

Blaine appoggiò la fronte su quella di Kurt, i loro respiri si fondevano e sembrava come se si rinvigorissero a ogni nuovo respiro che facevano.

Erano diventati una cosa sola, sia come corpo che come anime.

Cantarono insieme, chiudendo gli occhi, sentendo il legame che li univa stringerli sempre più forte.


Oh, this could be the end of everything
So why don't we go somewhere only we know?
Somewhere only we know
Somewhere only we know



Si sussurrarono le ultima frasi della canzone restando senza fiato.

Si guardarono pochi istanti negli occhi per poi baciarsi.

Il loro bacio era pieno di scuse, di disperazione, sembrava un bacio di addio, ma per loro significava tutt’altro: era il loro modo per dirsi che c’erano l’uno per l’altro e che a volte le parole sono superflue.

Burt li stava osservando dalla porta di casa con Carole al suo fianco, era così felice per suo figlio.

L’aveva visto crescere insieme a Blaine e sapere che forse avrebbero passato tutta la vita insieme lo tranquillizzava.

Era davvero quello giusto.

Era l’unica cosa che gli interessava, se Kurt era felice e anche lui lo era.

Dall’altro c’erano Jacky, Johnny, Noah e Sebastian che erano rimasti in un religioso silenzio.

Noah era appoggiato alla macchina e guardava i due con un sorriso stampato in faccia, aveva gli occhi lucidi e tutto quell’amore nell’aria l’aveva portato a stringere il figlio.

Sebastian teneva un braccio sulle spalle di Jacky che sembrava essersi incantata a fissare Blaine e Kurt abbracciati al centro del giardino.

“Ora tocca a te, petit, fai la tua magia” sussurrò Sebastian, facendo risvegliare Jacky dalla sua trance.

La ragazza si mosse verso i due e si fermò ad una certa distanza in modo da non interromperli fino a che non sarebbe venuto il suo momento.

Blaine stava accarezzando una guancia a Kurt mentre gli sussurrava centinaia di scuse.

“Scusami anche tu, ho reagito troppo violentemente, non ti ho fatto parlare, non dovevo-”

“Kurt, hai avuto la giusta reazione. Non devi incolparti per una cosa che non è stata più che lecita. Anch’io sarei scoppiato in quel modo se fossi stato nei tuoi panni.”

“Davvero?” chiese Kurt, mordendosi il labbro.

“No. Credo che mi sarei disperato ancora di più e mi sarei chiuso in un bozzolo da qui all’eternità fino a mummificarmi, per poi essere ritrovato tra centinaia di anni e essere spacciato per un raro esemplare di Hobbit”, questa battuta fece ridere Kurt. “Amore, tu sei il mio tutto. Se ti perdessi anche solo un’altra volta potrei crollare definitivamente.”

Kurt premette le sue labbra si quelle di Blaine, “Ti amo così tanto.”

“Ti amo anch’io, e ti amerò per sempre.”

Blaine si voltò allungano una mano verso la figlia, Kurt vide Jacky così indifesa e priva di quell’aura che l’accompagnava sempre, in quel momento la ragazza sembrava una figlia che veniva a scusarsi per aver combinato un disastro o aver rotto un vaso antico.

In quel momento Kurt vedeva davanti ai suoi occhi sua figlia e avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi chiamare papà da lei.

“Kurt” iniziò la ragazza, posizionandosi davanti a lui, “so di non essere una persona molto normale, io sono piena di difetti, cattive abitudini e altre milioni di cose che fanno di me un disastro totale, ma c’è una cosa che mi rende fiera di me: quando io tengo ad una persona sarei disposta a fare qualsiasi cosa per renderla felice.”

Kurt si avvicinò a lei e le passò le mani nei capelli in modo da farle alzare il volto, le sorrise e questo donò a Jacky la forza di continuare.

“Ho combinato un casino e me ne prendo tutta la colpa. Ma di questa cosa ne abbiamo parlato ieri e non mi piace essere ripetitiva, quindi... Io voglio chiederti una cosa, una cosa che è davvero molto importante per me. Daddy ti ha chiesto di diventare suo marito, io ti voglio chiedere di diventare mio padre. So che non è una vera e propria proposta, ma ci tengo a fartela.”

Gli occhi di Kurt divennero lucidi e una lacrima solcò la sua guancia, il sorriso sul suo volto non vacillò neanche per un secondo.

“Io non sono una figlia modello, combino guai su guai, vengono sospesa da scuola un mese si e uno no, faccio impazzire la gente e sono fortunata ad avere ancora un tetto sopra la testa perché ho una famiglia che mi ama e ormai si è abituata al suono della mia voce. Non ti prometto di cambiare, non lo farò perché ormai io sono così e non credo di riuscire a riscrivere da capo la mia vita. Non lo farò perché so che questa me, questa Jacky è la ragazza a cui ti sei affezionato.”

Jacky prese i polsi di Kurt e li congiunse per stringere le sue mani nelle sue. Guardò l’uomo negli occhi.

“Tu riesci ad andare oltre i miei difetti e vedere il buono che c’è in me e per questo ti ringrazio. Ti ringrazio perché hai portato il sole nella nostra casa, se prima eravamo una bella famiglia, adesso siamo perfetti. Tu sei il pezzo che ci mancava e ormai non riesco neanche più a immaginare una vita senza di te.”

La ragazza abbassò il volto, prese un respiro profondo e rialzò lo sguardo su Kurt.

“Ti voglio bene, Kurt, e voglio averti al mio fianco come un padre perché tu ormai lo sei diventato, forse non te ne se neanche accorto. Kurt, vuoi essere il mio secondo papà?”

Kurt abbracciò di slancio Jacky, “Sì, lo voglio” disse, stringendola nelle sue braccia. Anche Blaine si unì all’abbraccio e le persone che li stavano osservando applaudirono.





Erano come in una favola e questo era il loro lieto fine.

Finalmente potevano dire che tutto era finito nel miglior modo possibile.

Ma c’era ancora una questione aperta che doveva essere chiusa.

Le Nazionali.








~~¤~~









Echy’s Corner

Io ve l'avevo detto che era una brodaglia di feelings e io ho sempre ragione ù__ù
Ho avuto un po' di problemi a scrivere questo capitolo ç___ç mi era presa una depressione per il fatto che questo è l'ultimo capitolo che ho scritto prima di definire questa long "terminata", manca davvero poco alla fine e mi sento *soffia il naso* leggermente emotiva.
Devo ringraziare Gipsiusy per avermi aiutato a farmi scrivere questo capitolo, mi ha dato l'energia per riuscire a terminare questa long.



Parliamo un po' del capitolo, così mi distraggo e non penso che sta per finire tutto e che domani morirò perchè è la 4x21 *risata isterica*
- Puckzilla & Sebastian. Io c'ho sempre avuto questo headcanon che 'sti due come amici sarebbero un duo esplosivo.
Comunque Puck è un ottimo migliore amico, riesce a capire al volo Blaine e questo è una cosa che gli è servita molto sia adesso che negli anni passati. Sebastian è un po' come il grillo parlante, solo più irritante e sarcastico.
- Jay&Jay. Johnny è un idiota, ha preso la parte peggiore dei cromosomi della famiglia Puckerman.
Jackline è "una figlia di puttana" come direbbe la mia professoressa di italiano xD
Perchè? Perchè è un abile manipolatrice e riesce a far girare qualsiasi situazione a suo vantaggio ù__ù
- LA Canzone. Questo pezzo è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho iniziato a scrivere questa long.
Mi sono commossa e stavo piangendo mentre scrivevo la parte finale di Jacky. Sono emotiva e nonostante le stia scrivendo io queste cose mi riempiono di feelings che non riesco neanche a quantificare :')


Ho finito di scrivere questo capitolo alle 00:50 del 30 Aprile, l'ho copiato nel documento e ho scritto la data di fine scrittura per controllare quanto tempo ho dedicato a questa storia. Ecco quello che ho trovato.
Data inizio scrittura: 27/03/2012
Data fine scrittura: 30/04/2013

Un anno, un mese e tre giorni.
Esattamente trecentonovantotto giorni passati a pensare a come evolvere la trama, cosa far fare ai personaggi, quali canzoni inserire.
Devo dire che sono stati 398 giorni bellissimi, ho avuto i miei problemi, i miei alti e bassi, ma alla fine ce l'ho fatta.

Ultimissima cosa prima di lasciarvi in pace xD
Oggi è il KLAINEAPOCALIPSE DAY!
Se volete aiutarmi a conquistare Tumblr -o semplicemente affogare nei feels- potete rebloggare questo post: KLAINEFIRTKISS

Voglio ringraziare le persone che hanno commentato il capitolo precendente: Sammy71, Gipsiusy, lovlove890, UnintendedMe e saechan.
Mando un bacio alle persone che seguono questa storia e a tutti quelli che l'hanno insierita in una lista :3

La tabella dei postaggi è molto semplice:
#32 -> 10 Maggio
#33 -> 24 Maggio
Ho deciso di postarli lo stesso a distanza di due settimane per accompagnarvi fino alla fine dell'anno, so quanto questo mese può essere difficile e avere un piccolo obbiettivo da raggiungere, anche solo per leggere questa storia, può aiutare a far passare il tempo più velocemente.
Come ho detto anche nell'altro capitolo ho creato una playlist con tutti i brani che ci sono nella long :3
"Somewhere Only We Know" Soundtrack | Klaine
Ci sono tutte le canzoni più varie aggiunte che si trovano nel corso dei capitoli, l'ho ascoltata mentre controllavo per l'ultima volta la long :')



Un bacio a tutti,
Echy;
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 10/5/2013, 14:45     +1   -1
Avatar

Member
♥♥♥

Group:
Hobbit
Posts:
453
Location:
Land of Slash - Lemon Tree

Status:
Offline


Oh mio Dio. Non ci credo che sto davvero postando il penultimo capitolo. Non ci credo.
Ok, calma e sangue freddo, Echy ce la puoi fare.
Bene, penultimo e io che credevo di non riuscire neanche a finirla!
Devo dirvi solo una cosa e poi vi lascio alla lettura: l'ho scritto sei mesi fa questo capitolo, quindi se notate una piccola differenza nello stile, non preoccupatevi, l'ho risistemato, ma il grosso è rimasto uguale.
Sto praticamente piangendo (per il season finale di Glee e per questo) quindi vi lascio alla lettura.
Bye, ci vediamo nell'angolino di sotto.





#32. National: Start A New Life.


18 Giugno 2033, Boston, Endless Auditorium




La città di Boston non era mai stata così viva, era la prima volta che le Nazionali di canto corale si svolgevano in questa città e tutta lo stato si era riunito per assistere allo spettacolo. Avrebbero partecipato tutti i migliori Glee Club dello stato, ma solamente uno sarebbe diventato il nuovo campione.

Le New Directions si erano riunite davanti allo stendardo del loro Club, rappresentato su uno sfondo rosso acceso, al centro il simbolo dell'infinito argentato che andava a formale le parole "New Directions" nella parte bassa, al bordo inferiore c’era scritto il nome del liceo, il tutto ricamato da un ghirigoro d’orato.

Sebastian era emozionato come la prima volta che i suoi ragazzi erano arrivati alle Nazionali, si voltò verso il gruppo altrettanto emozionato e schioccò le dita per attirare l'attenzione.

Osservò i ragazzi, erano nervosi e agitati quanto lui, ma per mantenere un clima calmo e sereno doveva essere il primo a non dare segni di cedimento.

Molti ragazzi erano appena tornati dai camerini in cui avevano lasciato le valigie con i vestiti di scena e gli spartiti per ripassare all’ultimo momento, il gruppo era completo, si potevano contare più di una ventina di volti sorridenti che lo fissavano.

“Mostriciattoli”, con la sua voce riuscì ad attirare l’attenzione anche dei più distratti, “manca davvero poco ad avere quel trofeo e io lo voglio, ho fatto anche spazio nella sala e non vorrei aver sprecato tanta fatica per nulla. Ricordatevi che anche se ci fossero dei gruppi più forti del nostro noi abbiamo una cosa che loro non hanno.”

“Un Hobbit che canta?” disse Puck, provocando l'ilarità del gruppo e uno sguardo truce dalla sua ragazza.

“No. Voi avete voi stessi, l'amicizia che vi lega, l'amore e la determinazione, la passione e... Sì, anche un Hobbit che canta.” fece l'occhiolino alla nipote, aprì le braccia e con gli occhi lucidi disse: “Venite qui mostriciattoli, abbraccio di gruppo.”

Tutti e venti i ragazzi si strinsero attorno alla figura alta e slanciata del loro insegnante.

“Piano con la stretta che mi stropicciate il vestito buono.”

“Come riesci a rovinare sempre questi momenti?”, Jacky strinse la giacca di Sebastian e l’uomo alzò le spalle come per dire ‘sono fatto così’.

Poco distanti da loro c'erano Kurt e Blaine, mano nella mano, David e Coop, Finn e Rachel con la piccola Stephanie, Noah e Thad che sorridevano nella direzione di quel gruppo di pazzi. Si avvicinarono e batterono le mani al gruppo che si divise immediatamente.

Sebastian si sistemò la giacca per poi asciugarsi la lacrima che gli era sfuggita.

“Forza, entriamo. Non facciamo i cafoni ad arrivare in ritardo.”

I giovani entrarono, lasciando gli adulti di fuori.

Blaine abbracciò il professore che, sorpreso, ricambiò la stretta, raramente si lasciavano andare a queste dimostrazioni d’affetto davanti ai ragazzi, ma dopo il lavoro che avevano fatto in quelle ultime due settimane e il disastro quasi evitato, i livelli di amore nell’aria erano ancora alti e difficilmente si sarebbero abbassati quella sera.

“Ce l’hai fatta anche quest’anno Bas” disse trionfante Blaine con il suo solito sorriso splendente stampato sul volto.

“Non cantar vittoria. Abbiamo fatto un casino, tutto per colpa tua e della vecchia Betty White*.” Dietro di Blaine Kurt alzò un sopracciglio, Bas lo ignorò e continuò a parlare. “Anche se abbiamo lavorato più di un mese sulla scaletta, i casini delle ultime settimane hanno distratto i ragazzi e Jacky è intera per miracolo! L’unica cosa che non è stata intaccata dal tornado distruttivo della vostra quasi rottura sono stati i costumi di scena. Andrà male. Non sono concentrati sul podio, stanno ancora fra le nuvole. Me lo sento, andrà male.”

Sebastian era un campione in visioni tragiche, era così teatrale a immaginare scenari apocalittici che si vociferava che fosse stato lui lo scenografo per l’ultimo film della serie di ‘Apocalipse Now’ per quanto sembrasse simile alle sue fantasie.

“E’ la stessa cosa che hai detto per le scorse Nazionali e per quelle prima e quelle prima ancora. Tutte le volte siete tornati con un bel trofeo a casa.” Thad si era infilato nella conversazione tra i due per sedarla prima che potesse diventare una strage, “Smettila.”

Sebastian guardò suo marito e roteò gli occhi, “Thad non hai capito. La situazione mi è sfuggita di mano e-”

“E hai come solista la figlia di Blaine che è riuscita ad ereditare tutte le migliori caratteristiche di questo Hobbit compreso il carisma nelle esibizioni. Se fossi in te, mi calmerei. Non rischiamo un infarto.”

Thad posò le mani sulle spalle di Sebastian e cominciò a fare dei piccoli massaggi per sciogliere i muscoli tesi dell’uomo. Sebastian parve rilassarsi, ma aveva ancora una cartuccia da sparare prima di mettere via il fucile.

“Hobbit,” Bas puntò il dito contro Blaine che trattenne a stento una risata, “se tua figlia non ci fa rimediare minimo una standing ovation giuro che ti prendo a calci nel sedere fino a-”

“Ok, Bas ho capito”, indietreggiò Blaine fino ad essere fuori dalla portata degli artigli di Sebastian.

Dietro di loro Cooper stava elogiando le sue meravigliose tecniche recitative che avevano donato drammaticità alla scena, a metà frase Dave aveva preso sottobraccio Kurt e si era allontanato, lasciandolo da solo ad auto elogiarsi.

Finn e Rachel si tenevano per mano, raccontandosi vecchi aneddoti delle regionali passate e perdendosi nei ricordi.

Quando Kurt riuscì a liberarsi dalla presa di Dave, che raggiunse il marito, aspettò Blaine e gli altri due, prendendo la mano del suo compagno, entrarono nell’auditorium.







Prima delle New Directions si esibirono i Vocal Adrenaline, che erano rimasti i soliti automi senza sentimenti sotto la guida di Jesse St. James, un gruppo a cappella dal nome impronunciabile e poi il Glee Club di Boston, i Chemical Tones. A metà della loro esibizione Bas si alzò per andare nelle quinte ad avvisare i suoi ragazzi.

Kurt si sentì stringere la mano e si girò verso Blaine.

“Hey cos’hai?” domandò preoccupato, osservò il volto dell’uomo al suo fianco, non notando nessun colorito sospetto, si tranquillizzò.

“Niente, è solo l’emozione”, la voce di Blaine era come un sussurro. “Ogni volta è come la prima. Sentire mia figlia cantare su quel palco mi rende così orgoglioso di lei.”

Kurt appoggiò la testa sulla spalla di Blaine dopo aver lasciato un bacio veloce sulla sua guancia.

Nei sedili posteriori ai loro Cooper e Rachel stavano criticando le scelte coreografiche dei gruppi precedenti, David stava comunicando con Finn tramite il linguaggio dei segni, le loro chiacchierate furono interrotte dalla voce metallica che annunciava l’esibizione del gruppo.

“Signore e signori, dal Liceo William McKinley di Lima, Ohio, le New Directions”

Le luci si abbassarono e si vide la figura di Jackline posizionarsi al centro del palcoscenico dove si trovava il microfono. Il suono di una chitarra riempì tutto l’auditorium e poco dopo anche la voce decisa della ragazza.


Walkin' on every street
You stare at me, distrusting
Thinkin' of your cliches
You go past my eyes
You lie down in your bedroom and sigh with relief
The glance of the other

(About Wayne - The Glance Of The Other)

La ragazza indossava un abito nero opaco e sotto il pantalone si vedevano due scarpe argentate che risplendevano con le luci. I suoi capelli erano stati lasciati sciolti e leggermente piastrati per far risaltare di più il volto.

Sul pavimento del palco si diffondeva una nebbia, con la luce che proveniva dalle scarpe sembrava che Jacky fosse immersa in una nuvola.

Jacky teneva gli occhi chiusi, muoveva le mani mimando le parole della canzone e ogni parola che cantava sembrava uscita dierttamente dal suo cuore.

Aveva scelto questa canzone perché riusciva a sentirla, si rispecchiava in quelle parole e questo era un punto in favore per avere una perfomance positiva.


Speak to me
Challenge me
I'm scared like you, my brother
Stay with me
Look at me
Take some courage and jump
Cold (closed, dark)
The glance of the other


Di sottofondo si era aggiunte le voci dei ragazzi che erano saliti sul palco, posizionandosi sulle gradinate sul fondo.

I costumi che indossavano erano differenti da quello che aveva Jacky: un gilet nero con ricami argentati, una camicia bianca che con le luci al neon che avevano montato sul palco diventava blu, un paio di jeans grigi leggermente sfilacciati sulle cosce e ai piedi le stesse scarpe
argentate che indossava la solista.

Kurt continuava a spostare lo sguardo da Blaine al suo fianco alla ragazza sul palco, tra i due c’era una connessione, si poteva sentire, si voltò per guardare gli amici che sorridevano.

Strinse la mano di Blaine e si concentrò per catturare ogni singolo suono della canzone.


Ruined your own beliefs
You thought they'd last forever
Thinkin' of your own kids
You'll wake up in the night
Listen to what they say
Your arms were never open
Fighting the one you hate
You'll mirror in their eyes


Jacky aprì gli occhi e la sua voce si alzò, catturando l’attenzione totale del pubblico, staccò il microfono dalla staffa e iniziò a camminare sul palco, comunicando direttamente con gli spettatori.

Alzò lo sguardo, incontrando quello del padre che le mandò un bacio, questi gesti caricavano sempre Jackline, cantava per il padre e questa volta anche per Kurt.

Se c’era una cosa che Jacky sapeva fare bene era riuscire a far rendere partecipe il pubblico nei suoi numeri, era il ‘fattore Jay’ come l’avevano denominato i gruppi rivali.

Bastava solo un gesto per far esplodere gli applausi e la ragazza era un perfetto registra, manovrava gli spettatori magistralmente.


You know that's part of the game

Speak to me
Challenge me
I'm scared like you, my brother
Stay with me
Look at me
Take some courage and jump
Cold (closed, dark)
The glance of the other.


La canzone finì in un applauso forte, le luci dei riflettori si abbassarono per permettere il cambio di scena al gruppo.

Jacky sparì dietro una delle grandi tende ai lati del palco, nel frattempo il resto del gruppo si era schierato sui gradoni.

Quando la ragazza tornò non aveva più il microfono in mano ma quello piccolo attaccato all’orecchio. Si unì ai ragazzi che così poterono iniziare la coreografia, aspettando l’inizio della parte che dovevano cantare.

This is a call to arms, gather soldiers
Time to go to war
This is a battle song, brothers and sisters
Time to go to war

(30 Seconds To Mars - Vox Populi)

Come un solo essere, si mossero in sincronia seguendo i passi della coreografia**.

Inginocchiati a terra, alzarono la testa fissando il pubblico, lentamente si alzarono, appena si sentì il suono della batteria, incominciarono una specie di marcia accompagnata da dei movimenti delle braccia e al saluto militare fatto a file alterne.

Iniziarono a cantare, le voci sembravano quelle di un esercito. Sguardi fissi di fronte, nel nulla. Avevano preso letteralmente le parole della canzone.

La batteria smise di suonare e si sentivano delle voci confuse, improvvisamente tutti i ragazzi tornarono indietro velocemente lasciando Lucas al centro del palco che, alzando gli occhi verso il pubblico, iniziò a cantare.

Did you ever believe?
Were you ever a dreamer?
Ever imagine heart open and free?
Did you ever deny?
Were you ever a traitor?
Ever in love with your bloodless business?


La voce del ragazzo era forte, avevano scelto bene a consegnare a lui questa canzone, era la persona giusta.

Il ragazzo aveva una bandana rosso fuoco allacciata al collo e così anche Rikey, loro due erano i portavoce del loro esercito improvvisato.

Per il ritornello la voce dei compagni si unì a quella di Lucas, creando una sorta di eco dietro di lui.

Il ragazzo indietreggiò, il coro si aprì per farlo posizionare al centro. Quando riprese a cantare, iniziò a mimare con le mani.

I genitori dalla platea si tenevano per man,o trattenendo le lacrime mentre sussurrava “il nostro bambino” con occhi orgogliosi.

Ever want to be free?
Do you even remember?
Want to be god and devil like me?
Ever want to just stop?
(Darkness falls)
Do you want to surrender?
Or fight for victory?

Here we are at the start,
I can feel the beating of our hearts
Here we are at the start...


Rikey gli faceva da sottofondo, i due si affiancarono per cantare insieme, sembrava quasi un dialogo più che una canzone.

I due ragazzi erano schiena contro schiena, come due soldati che si coprono le spalle in guerra.

Portarono le mani in alto e, stringendole, le abbassarono lentamente.

Dietro di loro il gruppo si sistemò a semicerchio, si era formato una specie di abbraccio che racchiudeva i due ragazzi sul palco.

Darkness falls, but here comes the rain to wash away those passed and the names
Darkness falls, here comes the rain to end it all, the blood and the game
Far, far away (too far away) in a land that time can't change (time can’t change)
Long, long ago (too long ago) in a place of hearts and gold (a place of hearts and gold)


Si riunirono alle voci di Lucas e Rikey anche quelle di tutti gli altri.

Erano come un’onda sonora che riempiva tutto il teatro, s’insinuava negli angoli ed esplodeva a ogni contatto con le persone in platea.

Era sempre uno spettacolo vedere le New Directions esibirsi, sapevano come rendere ogni numero unico e irripetibile.

All: This is a call to arms, gather soldiers
Time to go to war
Rikey: Far, far away
All: This is a battle song, brothers and sisters
Time to go to war
Long, long ago
Lucas: This is a call to arms, gather soldiers
Time to go to war
Rikey: Far, far away
All: This is a battle song, brothers and sisters
Time to go to war
R&L: This is a call to arms, way of the night
This is a battle song, way of the night
Jacky: Here we are at the start...


Dal gruppo si stucco Jackline che camminò verso i due ragazzi, al suo arrivo Rikey e Lucas si allontanarono, facendola passare.

La ragazza si fermò al bordo del palco e la sua voce concluse la canzone come un sospiro.

Finita anche la seconda canzone, la terza base partì.

Non ci fu uno stacco come nella precedente, tutti i ragazzi -tranne Puck- rimasero immobili fino a che non iniziò la canzone, camminarono indietro fino a tornare nella disposizione originaria, aspettando di fare la loro entrata in scena.

Il ragazzo raggiunse Jacky e la luce dei riflettori li illuminò, erano una bellissima coppia e come duetto erano imbattibili.

Di nuovo la voce della ragazza riempì il luogo, ma era fortificata da quella di Puck al suo fianco. I due ragazzi si spostarono davanti, lasciando libero lo spazio alla coreografia.

I look up
There are dark flames comin’ down
My parachute
Can’t bring me back to the ground
I lose my faith
When I watch the fadin’ lights
Just your shadows touch
Makes me feel alive

(Tokio Hotel - Forever Now)

Puck e Jack indietreggiarono, ricongiungendosi con i compagni.

In questo numero avevano particolareggiato la canzone più che la coreografia, infatti questa era molto semplice: i ragazzi prendevano per mano le ragazze, facendole volteggiare per poi fianco a fianco cantare insieme, si spostavano di lato e poi danzavano, tutto con eleganza e quel pizzico di grinta ben dosati.

Hey! Everybody shout
Hey! Celebrate it loud
Forever today, Forever tonight
Reset your eyes, Erase your mind
I will never let you down, Join me forever now
Forever now, Forever now

Let’s run into the puorin’ rain
To feel that we’re alive again



Il coro si divise formando due file ai lati, da una parte i ragazzi e dall’altra le ragazze, che a ogni nuovo verso si avvicinavano di un passo fino ad arrivare gli uni di fronte alla altre e incatenare i due versi.

La divisione fra le due voci aveva creato un ottimo gioco di tonalità che metteva in contrasto i timbri vocali maschili contro quelli femminili.

Era come una sfida dentro la sfida.

Girls: Whisper me.
Boys: All you secrets.
Girls: Whisper me.
Boys: All my secrets.
Girls: Whisper me.
All: All your secrets.
Whisper me.
Celebrate it loud
Forever today, Forever tonight
Reset your eyes, Erase your mind
I will never let you down, Join me forever now
Forever now


Si spostarono, muovendosi in cerchio con Jack e Puck al centro, che cantavano gli ultimi versi.

Quando i ragazzi arrivavano davanti alla coppia, facevano una specie di capriola per terra per far vedere i due al centro del cerchio.

La coppia si fece spazio, arrivando al bordo del palco, mentre cantavano mano nella mano.

Cantarono gli ultimi versi, guardandosi negli occhi, e nonostante le luci abbaglianti che li colpivano per farli risaltare, loro due potevano sentire gli sguardi dei loro genitori pieni di orgoglio e felicità.

Jacky: Let’s run into the puorin’ rain to feel that we’re alive again
Puck: Forever Now
Jacky: Let’s run into the puorin’ rain to feel that we’re alive again…



Finita la canzone un forte applauso riempì il silenzio lasciato dalla musica.

Le New Directions si misero in riga facendo l’inchino, sorridendo al pubblico.

Salutarono i conoscenti nella platea e rientrarono nelle quinte dove trovarono Sebastian in lacrime che li aspettava con un sorriso stampato in volto.

“Siete stati... Siete stati bravissimi”, la voce emozionata del loro insegnante li colpì tutti.

Jacky si lanciò tra le braccia di Sebastian, stringendolo forte.

“Ce l’abbiamo fatta, questa volta il trofeo è nostro.”

Mentre Sebastian si asciugava gli occhi, sentirono l’altro gruppo che si stava esibendo e, con uno sguardo d’intesa scambiato con Jacky, tornarono nei camerini per cambiarsi.

“Lo sapete cosa manca adesso?” domandò Puck prendendo sotto braccio la sua ragazza, “Leggere il nostro nome al primo posto su quella dannata lista!”

Un grido riempì il corridoio dei camerini del teatro di Boston.

Ancora poco e tutto sarebbe finito, anche questa volta sarebbe andato tutto bene?








~~¤~~





*3x14 Ho amato quest’insulto *-*
** questa?wmode=transparent" frameborder="0" allowfullscreen> è la coreografia per il flashmob per i Mars, mi è sempre piaciuta farla e ogni tanto mi ci cimento (:



Echy’s Corner

*soffia il naso*
Ok, ce l'ho fatta, non è stato difficile.
Questo capitolo è più che altro una descrizione delle esibizioni, lo so che è un po' vuoto, ma se univo anche l'altto pezzo veniva una cosa di 10.000 parole e mi sembrava esagerato, quindi l'ho tagliato e- e credo che sia meglio così per tutti.
Dopo il season finale di Glee (WADDAFUQ IS DIS? WADDAFUQ IS DAT? WADDAFUQ I WATCH?), questo capitolo è stato neutro.
Non so se riuscirò a scrivere un commento alla puntata senza insultare Ryan ogni due righe, ma ci proverò. Se fallisco non vedrete mai la mia meraviglia di insulti in multilingua.

Questo capitolo e le sue canzoni.
-> The Glance of the Other. Mi fa piangere questa canzone, è la mia canzone. Leggetevi il testo complet e poi ditemi se vi rispecchiate in quelle parole. Il gruppo, About Wayne, è italiano :3
-> Vox Populi. C'è davvero bisogno di spiegarlo? Coooomunque la canzone è stata scelta perchè è un inno di battaglia, un inno alla vita e alla ribellione. E' un inno per chi non ha il coraggio, un inno per chi non ha voce e si mischia nella folla. E' una fottutissima canzone dei 30 Seconds To Mars.
-> Forever Now. In principio questa canzone doveva concludere la storia, si sentivano le ultime parole e poi SBAM "The end", poi ho deciso di tenerla come conclusione dell'esibiizone. Al concerto, alla fine della canzone venivano sparati dei coriandoli e io ogni volta che la risento posso rivedere e sentire quei coriandoli che mi accarezzano la pelle.
Sono tre canzoni che hanno guidato la mia vita, tre canzoi che volevo condividere con voi perchè sono la mia anima.


Colonna sonora: "Somewhere Only We Know" Soundtrack | Klaine
Mi duole dirlo, ma lultimo postaggio sarà il 24 Maggio con il #33. Happy Ending?!
Bel titolo, vero?



Un bacio a tutti,
Echy;
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 24/5/2013, 22:14     +1   -1
Avatar

Member
♥♥♥

Group:
Hobbit
Posts:
453
Location:
Land of Slash - Lemon Tree

Status:
Offline


Ok, mi sento male. Ma un male buono #confondere la gente, Echy tu sei davvero brava.
Allora questo è l'ultimo per davvero. Io, boh, non ci credo.
Vi lascio leggere l'ultimo capitolo in pace e lasciamo i sentimentalismi e le lacrime per le note conclusive.
Buona lettura per l'ultima volta.









#33. Happy Ending?!










Quando anche l’ultimo gruppo si esibì tutti i Club si radunarono nel salone antistante l’auditorium per aspettare la scaletta.

Sebastian andava su e giù davanti al divano in cui si erano seduti i ragazzi, dopo l’esplosione emotiva che aveva avuto neanche mezz’ora prima, la sua solita preoccupazione aveva ritrovato il suo posto nella sua mente.

I ragazzi vennero raggiunti dagli adulti che si congratularono per la performance.

Dave e Coop abbracciarono di slancio il figlio facendolo arrossire.

“Sei stato magnifico” disse Dave.

“No, straordinario” aggiunse Cooper.

“Anche di più” concluse Dave, facendo sorridere il ragazzo.

I due papà continuarono a riempirlo di complimenti sempre più grandi finché all’unisono non dissero: “Siamo così orgogliosi di te.”

Lucas li strinse forte sotto l’applauso proveniente dal gruppo.

Ogni genitore accerchiò il proprio figlio per riempirlo di complimenti, qualcuno arrossiva, qualcuno si vantava della perfetta coordinazione.

Il gruppo si stava facendo scivolare la tensione di dosso, dato che mancava ancora mezz’ora alla mostra della lista con i vincitori dovevano trovare un modo per passare il tempo.

Blaine e Kurt si isolarono dal gruppo per poter stare un po’ da soli, ma qualcun altro non la pensava allo stesso modo.

Una mano si posò sulla spalla di Blaine che si girò, incontrando degli occhi conosciuti, aprì la bocca sorpreso della figura davanti a lui, una miriade di pensieri si affollarono nella sue testa. Ma il più forte sopraffò gli altri.

“Emily? Cosa ci fai qui?”

La donna gli sorrise. Erano passati diversi anni dall’ultima volta che l’aveva incontrata, eppure ogni volta era come la prima per Blaine.

I segni dell’età avevano intaccato leggermente il suo viso, rughe di preoccupazione come solo una madre può avere, i capelli stretti in una coda bassa li facevano adagiare sulle spalle.

“Io ci vivo qui Blaine” rispose, abbracciandolo.

Kurt aveva assistito alla scena, aveva riconosciuto il nome e ricollegato tutto.

Quella donna che Blaine stata abbracciando era la madre di Jackline.

Si avvicinò, schiarendosi la gola, facendo notare ai due anche la sua presenza..

“Emily, ho l’onore di presentarti il mio fidanzato Kurt.” Prese per mano lo stilista, portandoselo vicino. “Kurt, lei è Emily. Te ne avevo già parlato, ti ricordi?”

Kurt annuì, allungando la mano per stringere quella della donna.

“È un piacere conoscerti Kurt.” Tornò a guardare Blaine. “Scusami, non ho resistito alla tentazione di vederla esibirsi, è stata bravissima. È stato bello rivederti Blaine, spero che questa non sia l’ultima volta.”

“Perché?” chiese perplesso.

Emily si grattò la fronte, un gesto che faceva anche Jacky quando era preoccupata per qualcosa, e guardò i due uomini.

“Ho trovato lavoro a Londra, sono tornata qui per sistemare le ultime cose e vendere la casa, la mia famiglia è già in Inghilterra. Riparto domani per raggiungerli.”

“Sono felice per te, mi ricordo che mi avevi detto che Londra era il tuo sogno” Blaine le sorrise e si sporse per abbracciarla. “Resteremo in contatto, ce lo siamo promesso. Verremo a trovarti e con la scusa ci potremmo fare una bella gita per Londra.”

“Sarò felice di farvi da guida” disse la donna, il suo sorriso era così simile a quello che aveva sempre Jacky quando pensava che nessuno la stesse guardando.

Kurt aveva osservato i due scambiarsi queste poche parole, si trovò a pensare che, se si fossero conosciuti in maniera differente, sarebbero potuti diventare ottimi amici e sarebbe stata una di quelle amicizie che difficilmente si rompevano.

“Io devo andare, ho un taxi che mi aspetta fuori.”

Salutò Blaine e anche Kurt, si girò per andarsene, fece pochi passi e si fermò, voltandosi.

Tornò davanti a loro, prese una mano di Blaine e con gli occhi lucidi disse: “Dì a Elizabeth che sono orgogliosa di lei, della ragazza che è diventata grazie a te. Sei un ottimo padre, io te l’avevo detto” disse prima di voltarsi e uscire dalla loro visuale.

Blaine aveva gli occhi un po’ arrossati, si morse un labbro. “Grazie Emily, grazie di tutto”.

“Sono io a dover ringraziare te, mi hai cambiata e ora sono una persona migliore. Non ti dimenticherò mai.”

Un ultimo abbraccio tra i due e poi Emily si allontanò, mischiandosi nella folla.

Blaine prese la mano di Kurt, stringendola; Kurt aveva capito perché Jacky era una ragazza così meravigliosa, anche sua madre era una donna splendida, per quel poco che l’aveva conosciuta.










Il suono di un campanello avvertì i partecipanti che la lista dei vincitori era stata esposta.

Le New Directions si avvicinarono al cartellone, tenendosi per mano, videro il loro professore avanzare verso il centro della folla.

Come ogni volta era Sebastian a dover andare in avanscoperta per capire chi aveva vinto o perso.

L’uomo si teneva una mano sul cuore e camminava lentamente, aveva una strana sensazione all’altezza dello stomaco e questo era molto strano, di solito gli girava solo la testa.

Arrivò davanti alla lista e aspettò che molta gente se ne andasse per leggere con più tranquillità.

Spostò una ragazza che stava piangendo e arrivò davanti alla lista.

Il tempo si fermò all’improvviso. Ogni secondo era dilatato e i nomi sembravano lunghissimi e complicati.

Lesse i nomi dal basso verso l’altro arrivando ai primi tre, chiuse gli occhi e lesse:

3. Universe Ritm

Un piccolo sospiro misto di felicità e preoccupazione.

2. Vocal Adrenaline

Trattenne il fiato, se quegli automi senza anima era arrivati secondi, allora chi era riuscito a batterli?


1. New Directions




Il suo cuore iniziò a battere più velocemente, le lacrime salirono ai suoi occhi e non gli importò di farsi vedere così emozionato.

Si voltò con un sorriso enorme stampato sul volto e corse dai suoi ragazzi.

Non c’erano bisogno di parole, avevano capito che erano arrivati primi ancora una volta, la reazione di Smythe era sempre la stessa e per tutti loro ogni volta era come la prima, perché ogni singola volta ci sono degli ostacoli diversi da superare, dei nemici più forti, avventure e disavventure passate insieme.

Ogni volta che tutti insieme arrivavano fino a quel punto, rivedevano percorrere tutto l’anno passato insieme e raggiungere quel traguardo non significava solo vincere un trofeo, ma vincere sulle difficoltà, sulle delusioni e tornare a casa a testa alta, facendo vedere che loro non erano degli sfigati e che non importa quanto gli dessero addosso, loro avevano vinto.

La cosa complicata fu trovare una macchina abbastanza grande per metterci il trofeo.

Ne erano rimaste poche, molti ragazzi erano andati via quasi subito con le loro famiglie.

Nel parcheggio erano rimaste le auto di Blaine, Cooper, e Finn.

Avevano deciso all’andata di unire più famiglie sulla stessa macchina e ora questo era il risultato.

Avevano fatto un rapido calcolo dividendo le persone nelle macchine in modo equo, ma alla fine si erano ritrovati tutti d’accordo a mettere il trofeo insieme a Rachel, nessuno voleva sentire uno dei suoi monologhi su “come avrebbe gestito meglio le esibizioni”, tranne suo marito.

“Ma ogni anno lo fanno più grande? Quello dell’anno scorso è entrato nella macchina di Finn.” Johnny si stava lamentando mentre cercava di sistemare il trofeo a cinque piani nel Suv.

“Forse se abbassi quel sedile riesci a farlo entrare.” Jacky gli si era affiancata, guardandolo con il suo solito sguardo da “se metti in funzione il cervello trovi la soluzione”.

“Non mi servono i tuoi consigli, ce la faccio da solo.”

“Come vuoi. Io vado da mio padre. Buona fortuna.”

Ignorando gli insulti del suo ragazzo, Jacky arrivò vicino suo padre, abbracciandolo da dietro. Blaine si voltò, ricambiando la stretta.

“Hai parlato con la mamma, prima.” Sussurrò, facendo arrivare la sua voce direttamente nell’orecchio del padre.

“Si, ha detto che è molto orgogliosa di te.”

Jacky si morse il labbro, teneva molto a quello che pensava sua madre, ogni volta che la sentiva per telefono parlavano sempre di canto, scrittura e del suo futuro.

“Papà, quest’estate possiamo andare a Londra? Vorrei passare un po’ di tempo con lei, conoscerla.” chiese, guardando negli occhi l’uomo.

Blaine sorvolò la questione del fatto che Jacky li aveva origliati, “Penso di sì. Sempre se a Kurt va di venire a Londra con noi.”

“Londra è la seconda capitale della moda, secondo te mi lascio sfuggire la possibilità di visitarla?” rispose con un grande sorriso e si unì alla loro stretta.

Baciò a stampo il suo fidanzato per evitare di farlo rispondere, era un metodo che funzionava benissimo.

Johnny, che era riuscito a sistemare il trofeo nella macchina abbassando il sedile, vide la scena e corse da loro all’urlo di “abbraccio di gruppo”.

Pochi secondi dopo i tre erano circondati da altre undici persone.

“Gente mi state soffocando. Non potete uccidere la vostra star!” urlò Jacky, sentendosi stretta in quella morsa.

Sciolsero l’abbraccio e scoppiarono a ridere, vedendo la scenetta che stava facendo la ragazza.

Salirono ognuno nella propria auto, Noah augurò buona fortuna a Finn per aiutarlo a sopportare le ore di viaggio con quella macchinetta di Rachel, solo un sant’uomo come Finn l’avrebbe potuta sposare.

Quando Blaine salì in macchina si prese qualche secondo per ammirare l’uomo seduto al sedile accanto al suo, intrecciò le sue dita con quelle dell’altro e si scambiarono un bacio veloce prima che l’auto venisse invasa da Bas, Thad e Jacky.

Kurt rimirò l’anello sul suo dito e appoggiando la testa sulla spalla di Blaine disse con un sorriso: “Ti amo Blaine.”

“Ti amo anch’io.” Blaine posò un leggero bacio sui capelli dell’altro.

“Sai se mi fermo a pensarci un po’, per Kurt Hummel è stato un anno niente male.”

Blaine prese il mento di Kurt, alzandolo fino a congiungere le loro labbra, fregandosene di intrusioni in macchina, neanche quando gli altri, entrando, applaudirono loro non si staccarono.

A dividerli da quell’interminabile bacio fu Sebastian che con una punta di nervosismo li allontanò.

“Per favore, risparmiatemi queste scenette per quando saremo a casa, ci aspettano cinque ore di macchina e io non voglio vomitare davanti a uno dei vostri quadretti diabetici, ho una dignit-”

Thad afferrò il colletto del marito e lo trascinò verso di sé per baciarlo, osservò Sebastian che gli sorrideva e con un occhiata gli fece capire di non aprire più la bocca.

Sebastian mimò il gesto di chiudere la bocca con una zip e si sistemò meglio sul sedile, appoggiando la testa sulla spalla di Thad.

Blaine accese il motore e si allontanò dall’auditorium, seguendo la macchina di Finn davanti a lui.

La pace non durò molto, infatti nei sedili posteriori Sebastian e Jacky iniziarono a litigare su quale film vedere sul portatile e Thad mise le mani sulle orecchie, sperando di non sentirli.

Blaine sentì una mano posarsi sulla sua sulla leva del cambio e, approfittando del semaforo rosso, si voltò a dedicare un sorriso al suo fidanzato nonché futuro marito.









C’erano voluti venti anni per far capire a loro due che stare insieme era il loro destino.
Non si erano dimenticati anche se cercavano di nasconderlo, ma era bastato un semplice sguardo per riportare tutto a galla.
Era bastato rivivere quelle sensazioni per fargli capire che erano più forti di prima.
Loro si amavano e il loro amore andava oltre lo scorrere del tempo.













The End































2046, Lima




“Finalmente l’ho finito!”

Una donna sulla trentina si sgranchì le dita delle mani e si alzò dalla sedia, salvando il documento sul computer.

Rilesse i dettagli del documento e si congratulò con se stessa, chiuse il programma di scrittura e mandò il manoscritto alla casa editrice, ma prima doveva trovargli un nome, chiuse gli occhi e il titolo perfetto gli venne in mente.

Digitò velocemente il titolo e il suo nome e premette invio.

Somewhere Only We Know, written by J. E. Anderson

Sarebbe diventato un bel libro, era una delle sue storie migliori e quella in cui aveva messo tutta se stessa, cuore, anima e corpo per scriverlo.

Si alzò dalla sedia e osservò la sua libreria, oltre il centinaio di vecchi volumi che l’occupavano, al centro si trovavano i libri della sua saga “Litzie, una mente malefica in cerca di una buona azione”.

Dopo tutto tutti i suoi disastri erano serviti a qualcosa.

Era diventata una scrittrice, aveva avverato il suo sogno e non era mai stata così felice in vita sua.

Uscì dal suo studio, passando davanti al grande specchio del corridoio.

L’immagine riflessa non era cambiata molto in quegli anni, i suoi capelli ricci si erano allungati superandogli le spalle, gli occhi d’ambra erano espressivi e calamitanti e le sue movenze erano ancora teatrali.

Mentre scendeva le scale ripensò a quando mesi fa suo padre le aveva riconsegnato il suo diario dove aveva appuntato quel piano inventato quasi dieci anni prima, appena l’aveva sfogliato la sua mente da scrittrice aveva avuto l’idea.

Come aveva pianificato anni fa, avrebbe scritto un libro su quelle vicende.

La sua buona memoria le permise di descrivere anche i più piccoli particolari, le emozioni e i sorrisi che aveva vissuto in quell’anno in cui la sua vita era cambiata completamente.

Scese le scale, prendendo i panni lasciati in giro dalle pesti di casa, li poggiò sul divano in modo da ricordarsi di doverli stirare.

Arrivata in cucina sentì un odore di bruciato che dal piano superiore non aveva notato.

Aprì la porta e trovò la tipica scena che ritrovava ogni volta che lasciava quel pasticcione del marito da solo in cucina.

Stava uscendo un leggero fumo nero da dentro il forno e suo marito lo stava osservando pensieroso.

Prese un respiro profondo e cercò di ricordarsi per quale motivo aveva deciso di sposare quel completo idiota.

“Quante volte ti ho detto che se non sai usare il forno non lo devi usare, Johnny” disse con tono arrabbiato.

Johnny spostò lo sguardo dalla moglie al forno per poi indicare la bambina di sette anni seduta sulla sedia con sguardo triste.

“Jacky non sono stato io, questa volta. Quando sono entrato ho trovato tutto così.”

La donna guardò la figlia e le fece segno di avvicinarsi.

La bambina si lanciò tra le braccia della madre che la sollevò da terra, baciandole la guancia.

“Hey, Emily, mi dici cosa è successo? Prometto di non arrabbiarmi.”

La piccola si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e guardava il fumo che ancora usciva dal forno.

“Volevo fare dei biscotti per Nonno Blaine e Nonno Kurt, ma ho combinato un casino e li ho bruciati”, la piccola aveva sfoderato il suo miglior sguardo da cucciolo bastonato per far impietosire la madre.

“Piccola potevi chiamarmi e ti avrei aiutato”, passò una mano sui capelli ricci di Emily, sistemandoglieli meglio.

“Eri occupata con il libro, non volevo disturbarti”, Emily appoggiò la testa nell’incavo del collo di Jacky.

“Hey, esisto anche io!” aveva fatto presente Puck.

“Tu non sai usare il forno.” dissero in coro le due donne di casa.

“Datemi fiducia e posso stupirvi.”

Jacky roteò gli occhi al cielo e posò la figlia per terra. “Te ne ho data troppa quando ti ho sposato. Ora mettiamoci a fare i biscotti. Mio padre arriverà tra meno di un ora e ci serve tutto l’aiuto possibile. Puck,” indicò l’uomo” tu butta quei biscotti e fai andare via quella nube cancerogena, nel frattempo noi prepariamo l’impasto. Poi vieni ad aiutarci.”

“Signorsì, Signore.” L’uomo si avvicinò alla donna che nel frattempo si era messa un grembiule per ripararsi dagli schizzi, dandole un bacio sulla guancia. “Lo sai che vestita così sei ancora più affascinante, te l’ho detto che ho un debole per le casalinghe?”

Jacky fece la linguaccia e si dedicò con la figlia ai biscotti.

Mezz’ora dopo anche Puck si aggiunse a loro, preparando i biscotti al cioccolato, i preferiti di Blaine, e quelli alla vaniglia, preferiti di Kurt.

“Hai finito il tuo colossal?” domandò Johnny, lanciando un po’ di farina contro la moglie.

“Si, è stato un lungo lavoro, però ne è valsa la pena”, Jacky si pulì il braccio e mandò un sorriso all’uomo.

“Sarà un ottimo libro, ogni tuo scritto è meraviglioso”, si sporse per ricevere un bacio dalla sua donna per il complimento appena fatto.

“Sei mostruosamente di parte” ribadì Jacky, baciò a stampo l’uomo e tornò ad occuparsi dei biscotti.

“Sarò sempre di parte, fino all’ultimo giorno,” baciò di nuovo la moglie sotto le risate della figlia.

“Ti amo Jacky.”

“Ti amo anche io, anche se sei un idiota.”

“Hey!” Si allontanò con sguardo scioccato. “Sei stata tu a dirmi di si, non addossare tutte le colpe a me.”

“Sei il mio idiota ed è per questo che ti amo ancora di più.”

Abbracciò il marito, aggiungendo all’ultimo “Almeno uno dei due doveva avere un po’ di intelligenza da poter passare ai posteri.”

Johnny face il solletico alla donna come vendetta, iniziò subito un gioco fatto di pizzicotti e solletico che unì anche la piccola Emily.

Quando Kurt e Blaine arrivarono da loro dieci minuti dopo trovarono i tre ancora in cucina a ridere come matti e, tenendosi per mano, guardarono con sguardo dolce la loro famiglia.

“Non cambieranno mai, vero?” chiese Kurt poggiano la testa sulla spalla di Blaine.

“Se cambiassero non sarebbero più loro” rispose Blaine osservando la scena.

“Ci uniamo a loro? Sembra divertente” propose Kurt.

“Poi non ti lamentare che ti si rovina il maglione.”

“E’ stata una mia scelta” affermò, prese la mano di Blaine e lo tirò in cucina.

Blaine abbracciò da dietro da figlia, Jacky si girò abbracciando il padre lasciandogli due baci sulle guancie.

La piccola Emily si fece prendere in braccio da Kurt e si fece aiutare a finire un biscotto a forma di cervo.

“Siete in anticipo, non vi aspettavamo prima delle cinque” parlò Jacky, spostando il barattolo di scaglie di cioccolato davanti alla piccola.

“Tesoro, sono passate le cinque da molto” rispose Kurt.

Jacky si voltò ad osservare l’orologio che segnava le cinque e mezza.

“Il tempo passa in fretta quando ci si diverte!”

Emily posò le mani sulla camicia scura di Kurt, lasciandoci le impronte, “Questa scimmietta ha proprio bisogno di un bel bagnetto.”

“Il bagnetto no, nonno, ci sono le paperelle cattive che mi fanno male” disse la bambina, mettendo il broncio.

“Non ti preoccupare, ci sono io a tenere le paperelle cattive lontane.”

Emily si illuminò, “Farai le magie?”

Kurt annuì, “Farò le più belle magie che tu abbia mai visto e lo sai perché? Perché io sono il più grande mago di tutti i tempi!”

“Amore, il più grande mago di tutti tempi era cattivo ed è finito in coriandoli”, si aggiunse anche Blaine alla conversazione.

“Quello era il Signore Oscuro, io sono il Signore Splendente!”

Emily batté le mani, ridendo. Dopo una risata generale, tornarono a preparare i biscotti.

“Papà, ieri mi ha lasciato un messaggio zio Bas, ma non mi ha detto cosa è questa ‘cosa importantissima da cui dipenderà il futuro del mondo’. Tu sai cosa voleva?”

Blaine ci pensò un po’ e poi rispose: “Voleva chiederti se poteva lasciare Thomas qui da te domani pomeriggio, ha un incontro con gli insegnanti del distretto per accordarsi sui programmi. Thad è in viaggio a New York e torna fra tre giorni. Avevano bisogno di una babysitter, tutto qui.”

“Digli che io non ci sono, ma Johnny può tenere d’occhio anche Tommy.”

“Perché non ci sei?” domandò Kurt.

Jacky si morse il labbro, era euforica, “Devo incontrare la casa editrice per mettermi d’accordo con la pubblicazione del mio nuovo romanzo.”

“L’hai finito?” chiesero in coro Blaine e Kurt.

“Poche ore fa e l’ho mandato per farlo controllare. E’ il mio salto di qualità da ‘romanzi per ragazzi’ a ‘romanzi’.”

Blaine abbracciò la figlia, “Sono così orgoglioso di te.”

I due si abbracciarono stretti, incuranti della farina che stava lasciando le impronte sui loro vestiti. Emily fece segno al padre e a Kurt di unirsi all’abbraccio e tutta la famiglia si strinse in una morsa di amore e felicità.

La loro famiglia si era allargata in quegli anni, avevano avuto i loro litigi, le crisi e i momenti in cui sembrava di star per crollare per terra, ma erano riusciti ad uscirne ogni volta più forti di prima.

Ora erano lì, sorridenti e felici, insieme per sempre perché era il loro destino, lo era sempre stato, c’erano voluto solo più anni per far rimettere insieme tutti i pezzi.









THE (very) END

















Echy’s Corner

*soffia il naso*
Ok, ce l'ho fatta, non è stato così difficile.
*si chiude a riccio e si dondola guardando nel vuoto*
Cioè è stato davvero l'ultimo.
Sto piangendo -sarà anche per l'album dei Mars a ripetizione- e sono stranamente felice.
E' stato un bellissimo viaggio, sono stati quattordici mesi bellissimi.
Ho passato milioni di avventure e disavventure in questi mesi, sono crollata, mi sono risollevata, mi hanno distrutto e sono riuscita a rinascere dalle mie cenere come una fenice.
Questa storia è stata il mio appiglio, la mia roccia, la mia unica via di fuga quando la vita diventava troppo stretta e opprimente per me.
Io so che anche se ho finito di scriverla, lei sarà sempre lì nel mio pc, sulla libreria, nel tablet sempre pronta a darmi una mano, sepre pronta a prendersi in spalla i miei problemi e liberarmi -anche se per poco- di tutte le preoccupazioni.
SOWK è stata un'ottima compagna di viaggio e spero che sia stato lo stesso anche per voi.
Vi ho fatto penare con le mie pause infinite, con i miei scleri e con le mie crisi di nervi.
Vi ho fatto ridere, piangere e desiderare di venirmi a picchiare sotto casa, qualcuno/a di voi mi ha anche minacciato di torturarmi a suon di musica scadente se non l'avessi finita con un bel happy ending.
Di questo non potete lamentarvi ù_ù


Per il capitolo, spero che sia tutto chiaro.
Tutto quello che avete letto prima del "The End" è in realtà il romanzo di Jacky, quindi voi stavate leggendo la fanfiction di una fanfiction. MINDFUCKER CHE NON SONO ALTRO!
Insomma Jacky sposata con una figlia, Emily, Blaine e Kurt sposati anche loro, Sebastian e Thad con un figlio, Thomas, e -beh- tutti felici e contenti!


Prima del papiro dei ringraziamenti, voglio rispondere ad una domanda che mi è stata fatta in tutti i modi possibili, ma in sintesi era sempre la stessa: "scriverai un sequel?"
Beh, no.
Questa storia si autoconclude da sola. In quest'ultimo capitolo/epilogo un po' alla Harry Potter con il suo "19 anni dopo", ho voluto concludere tutto quello che si poteva dire. MA!
Ma non ho intenzione di abbandonare i personaggi ù_ù
Non ho raccontato il matrimonio Klaine, non ho raccontato la scoperta della gravidanza di Jacky, non ho raccontanto la vota famigliare dei Thadastian ...eh quante cose non ho raccontato!
Ho in mente una serie di spin-off su questa long, alcuni li ho già in mente, altri potrete suggerirmeli voi, sempre se volete (;
Per ora dovete accontentarvi del pdf per poter leggere SOWK anche sotto l'ombrellone quest'estate o sperare nell'incontrarmi per farlo autografare (;
"Somewhere Only We Know" by TAKeRu_ECHY (pdf)







Ho cercato di dilungarmi in tutti i modi possibili, ma alla fine sempre qui stiamo. Vi devo ringraziare e chiudere questo capitolo della mia vita.
Durante la scrittura ho incontrato diversi ostacoli sia personali, che scolastici che in quanto ispirazione, ma ogni volta c'era sempre qualcuno di voi che mi ridonava forza, che mi dava una smossa e mi toglieva la polvere di dosso e mi rimetteva in tiro per tornare a scrivere e combattere contro qualcosa che è troppo grande per me.
Voglio ringraziarvi, tutti quanti indistintamente, per avermi donato fiducia e per non avermi abbandonato nonostante le mie pause, nonostante tutto.
GRAZIE.
Voglio ringraziare la mia DonnaH perchè infondo questa storia è dedicata anche a lei che è il mio Kurt. Tra i Klaine ci sono venti anni di distanza, tra di noi ci sono chilometri e un mare a separarci, ma come Kurt e Blaine riusciremo a riunirci e a vivere insieme.
Voglio ringraziare mia madre perchè è il mio punto di riferimento, perchè riesce a sopportarmi anche quando riesco a far venire istinti omicidi, perchè anche se tutto mi crollava addosso lei mi teneva al sicuro e mi alleggeriva il peso sulle spalle. Voglio riconfermare quello che ho scritto nel primo capitolo, questa storia è tutta tua mamma, dalla prima all'ultima sillaba, spero davvero che quando la leggerai capirai che io riesco a dimostrare il mio amore in modo complicato e tra le righe. Ti voglio bene <3
Voglio ringraziare la Klaine per avermi fatto capire che anche quando tutto va male, c'è sempre qualcuno che è pronto a darmi una mano e farti rivedere la luce.
Voglio ringraziare Chris e Darren per aver dato qualcosa di loro a Kurt e Blaine. Chris per avermi fatto capire che una possibilità su due milioni di riuscire a far avverare i miei sogni esiste, piccolissima, ma c'è. Darren per essere perfettamente imperfetto, il mio principe Disney e il mio idiota personale.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, commentato e seguito la storia.
Grazie per la fiducia.
Grazie per aver letto.
Grazie per non avermi abbandonato.
Grazie per essere arrivate/i fino a questo punto.
Grazie per essere state/i la mia roccia.
Grazie anche se questa parola non riesce a esprimere al meglio quello che provo adesso.

Grazie di cuore <3





Un bacio a tutti.
Vi amo.
Echy;
 
Web Contacts  Top
32 replies since 7/4/2012, 18:28   1762 views
  Share