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You make me feel like a Human, Angst, Romantico, Avventura, Slash, Smut, OOC, What If - Supernatural

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view post Posted on 18/9/2014, 15:23     +1   -1
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Titolo: You make me feel like a Human
Autore: TAKeRu_ECHY
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Sam Winchester
Genere: Angst, Romantico, Avventura
Raiting: Rosso
Avvisi: Slash, Smut, OOC, What If
Pairing: Destiel
Disclamer: Non possiedo alcun personaggio o sede cui faccio riferimento, è tutta proprietà di Erik Kripke e della The CW.
Riassunto:
Dean sta ancora cercando un equilibrio fra la sua parte demoniaca e quella umana, ma per ora è puro istinto e rabbia.
Castiel è allo stremo delle forze, ma nonostante questo parte alla ricerca di Dean rischiando di far spegnere anche quello che gli resta della sua grazia rubata.
Nel frattempo anche Sam è alla ricerca del fratello, i cancelli del Paradiso sono ancora chiusi e l’Inferno sta ritrovando il suo vecchio ordine.


[SPOILER!]
Season 9 Finale
Alternative after 9x23


Avvertimenti sulla trama: La storia è stata scritta prima dell’inizio della decima stagione, non tiene conto delle vicende che succederanno nella s10, ma potrebbero contenere nel corso dei capitoli degli accenni agli episodi andati in onda.

Note: Il titolo della storia viene dalla canzone “Human” di Darren Criss, che vi consiglio di ascoltare e di leggere il testo perché credo che sia perfetta per la situazione di Dean e tutto la sua back story.
L’avviso Violence e Non-Con non è specificato perché non è una tematica molto ricorrente nella storia, ma sono in alcuni capitoli saranno presenti delle scene del genere e in quel caso sarà se-gnalato ad inizio capitolo.


Per chi mi è sempre stato vicino.
Per chi mi ha ricordato che sono umana.
Per chi mi ha mostrato la luce alla fine del tunnel.
Per chi ha sempre creduto in me.
I promise you, one day I’ll all make you proud















I. BACK IN BLACK







“Ascoltami, Dean Winchester, quello che senti adesso, non è morte. È vita. Un nuovo tipo di vita. Apri gli occhi, Dean. Vedi, ciò che vedo io. Senti, ciò che sento io. Andiamo ad ululare alla Luna!”



È stato come rinascere.

Una nuova vita che ti scorre nelle vene, diversa eppure così simile a quella di prima.

Quando ha riaperto gli occhi si è sentito forte, invincibile e per la prima volta dopo molti anni libero.

Ha stretto più forte la Prima Lama nella sua mano e si è tirato seduto sul letto, ha osservato quello che gli era intorno e sembrava diverso, i colori erano più accesi e i contorni più definiti.

Crowley che si è spostato davanti al letto per attirare l’attenzione di Dean, è fumo nero, il vestito che indossa trattiene una nuvola di polvere nera e granelli rossi, il suo volto è come intagliato nel legno per il colore della pelle bruciata e rinsecchita sull’osso E gli occhi rosso sangue sono accesi e, nonostante non abbiano una pupilla, Dean sa che lo stanno osservando.

Istintivamente si osserva le mani e le vede uguali a prima, guarda la camicia sporca del suo sangue e rialza gli occhi su Crowley.

“Suppongo che tu abbia accettato la mia proposta?” chiede Crowley, non aspetta che Dean gli risponda e riprende a parlare.

“So che sei confuso, te lo si legge negli occhi, Squirrel, ti stai chiedendo perché io sono questa meraviglia e tu sei restato quell’ammasso di carne. Semplice: questo è solo un tramite per me, tu hai un vero e proprio corpo. Io sono un demone e tu... Tu sei Caino in versione moderna.”

Dean continua ad osservarsi le mani, con la sinistra si tocca il petto dove Metatron aveva affondato la sua lama angelica e non sente nessun foro o cicatrice.

“E’ stato il marchio?” chiede Dean, la sua voce non trasmette nessuna emozione.

“Te l’ho detto, quel bel marchio non ti lascerà andare così facilmente. Ti tiene in vita, anche se un tipo diverso di vita, si nutre di te.”

“Sono un demone”, la realizzazione di quello che è diventato riporta gli occhi di Dean al loro colore naturale, quel verde smeraldo che ora non è più acceso di vita, ma avvolto da un alone scuro.

“No, sei un Cavaliere. Sei immortale. Sei forte. Sei migliore”, Crowley si siede sul letto e alza il volto di Dean per guardarlo negli occhi. “Sei molto più di un umano e molto più di un demone. Sei le due cose insieme, fuse per creare una creatura di così grande magnificenza che-“

“Mi stai facendo la corte, pallone di fumo? O stai solo cercando di rendermi innocuo?”

Crowley sorride, “Mi hai beccato, ho un secondo fine. Che ne pensi di una collaborazione?”

Dean si sposta leggermente indietro, “Perché mai dovrei fare un patto con te?”

“Immagina, zucca vuota: il Re dell’Inferno con Dean Winchester, un Cavaliere; al suo fianco. Pensa a cosa potremmo fare insieme, pensa a cosa potremmo creare: il perfetto Inferno. Me e te, a guidare schiere di demoni.”

“Certo, perché guardare te è così bello che mi viene voglia di vivere per sempre all’Inferno” risponde fulminando con uno sguardo il demone.

“Facciamo così, Imhotep1, tu mi dici come faccio a non vedere la tua faccia mummificata e possiamo iniziare a parlare d’affari.”

Crowley sbuffa, ma non risponde all’insulto, si alza e si riposiziona davanti al letto, “Ora voglio che tu ti concentri, devi riuscire a vedere il volto del mio tramite. Adesso stai osservando la mia vera forma e devi ammetterlo che è magnifica, ma hai bisogno di vedere oltre; sarà anche utile in futuro, non vorrai finire a letto con qualcuno che non ti piace”, gli fa l’occhiolino e allarga le braccia.

Dean lo osserva, ma vede solo il fumo.

“Concentrati, non sei abbastanza concentrato.”

Sbuffa e incrocia le braccia al petto, guarda Crowley e si focalizza sul ricordo che ha del volto del demone e lentamente questo sostituisce l’altro, dettaglio dopo dettaglio finché la figura davanti a lui ritorna ad essere umana circondata, ma da un alone nero.

“Lo sai che probabilmente ti preferivo in versione fumo, forse riuscivo a mandarti via soffiandoti addosso.”

“Sono felice che questa parte di te non sia sparita. Ora se non ti dispiace sarebbe meglio andarsene di qui, prima che l’Alce arrivi e ci faccia una scenata da drama queen.”

Dean si alza e si sposta davanti alla scrivania, chiude gli occhi e ripercorre i suoi ultimi istanti di vita umana prima della rinascita; riapre gli occhi di colpo, prende una penna e scrive su un block notes, osserva la scritta e sorride

“Dovrei essere preoccupato, Sam è nell’altra stanza a piangere la mia perdita, ma... Non mi importa”, strappa la pagina e l’appoggia in bella vista sulla scrivania.

Si volta e si avvicina a Crowley. “Sbaglio o mi hai promesso qualcosa?”

Crowley gli sistema la camicia facendo combaciare i bottoni, “Dovremmo passare da un buon sarto per farti sistemare, te ne posso consigliare qualcun-“

“Io decido come vestirmi” parla autoritario e con un solo sguardo fa capire all’altro di teletrasportare entrambi da un’altra parte.










“Voglio solo essere un angelo.”
“E la tua Grazia? Cosa farai? Morirai se non l’alimenterai.”



Un senso di smarrimento ha preso il controllo della mente di Castiel, quello che aveva detto Metatron era vero: aveva fatto tutto questo per salvare Dean.

Da quando aveva visto il Marchio di Caino impresso sulla pelle dell’uomo che aveva salvato dall’Inferno, aveva deciso di accettare il ruolo di leader e guidare gli angeli di nuovo in Paradiso.

Ma adesso Castiel non sa cosa fare.

Ha sempre avuto un obbiettivo, un fine ultimo che spingeva le sue azioni e ogni volta era collegato a Dean Winchester.

È la prima volta che Castiel deve affrontare la morte di una persona che ama, non sa come reagire e il periodo da umano lo ha reso più sensibile.

Sente un groppo alla gola e gli occhi lucidi, le lacrime premono ad uscire, ma si deve mostrare forte per gli altri angeli, è il loro comandante e non può farsi sopraffare dalle emozioni.

Sente rabbia, tristezza e un vuoto all’altezza del cuore come se quella lama insanguinata – del sangue di Dean – fosse trapassata anche dentro il suo petto.

Cammina lungo il corridoio per uscire dalla prigione, Hanna è dietro di lui e riesce a percepire la sua preoccupazione.

“Castiel, cosa farai?”, Hanna afferra il trench di Castiel per bloccarlo poco fuori le porte. “Non so-pravvivrai a lungo, la tua Grazia si sta esaurendo, sta per spegnersi.”

Non è la mia Grazia, l’ho rubata, l’ho sottratta ad un angelo che mi ha dato fiducia e ora non- ora non saprei che farmene.”

La voce di Castiel è rotta, si riesce a percepire il dolore attraverso di essa.

“So che sei turbato, tutti noi sappiamo quanto tu tenessi a Dean Winchester, ma devi concentrati, abbiamo ancora bisogno di te qui. Ci sono molti problemi ancora da risolvere.”

Castiel si libera dalla presa dell’altro angelo e continua a camminare fino ad arrivare all’ufficio di Metatron; spinge la porta per farla chiudere, ma Hanna riesce ad entrare e continua ad osservare Castiel.

“Devo trovarlo, Hanna. Se è qui, lo devo trovare.”

“Castiel, ci sono un’infinità di versioni del Paradiso, ci impiegherai secoli e la tua Grazia non durerà così tanto.”

Si siede sulla poltrona e sposta con i piedi i frammenti della tavola angelica, il suo sguardo è vuoto, guarda senza osservare.

“Forse- I cancelli sono ancora chiusi, probabilmente la sua anima non è riuscita a passare il Velo” suggerisce Hanna, “forse si trova ancora sulla Terra, forse ti sarà più facile trovarlo.”

Lo sguardo di Castiel si illumina leggermente, se riesce a trovare Dean potrà portarlo personal-mente in Paradiso.

“Devo tornare giù, devo partire subito”, si alza di scatto, ha trovato la sua missione e vuole portarla a termine il prima possibile, sente che la Grazia sta per svanire e presto inizierà a sentirsi debole.

“Ti accompagnerò, non puoi andar-“

“No” comanda, “tu devi restare qui a gestire la situazione. Hanno da poco perso una guida, c’è un vuoto di potere e io non posso prendermi questa responsabilità. Tu li guiderai. Mi fido di te, Hanna, sarai un bravo leader per gli angeli.”

“Non posso accettare”, Hanna si avvicina a Castiel e per la prima volta si sente spaventata.

“Farai un ottimo lavoro”, le poggia una mano sulla spalla e le sorride. “Hanno bisogno di una guida e tu sei perfetta.”

“Grazie, Castiel.”

I due si dirigono verso le porte dell’ascensore, si salutano con un abbraccio, poi Hanna ripete le parole dell’incantesimo creato da Metatron per tornare sulla Terra.

“Buona fortuna” dice Hanna mentre le porte si chiudono.

“Anche a te” risponde sorridendole, cerca di mandarle più sicurezza possibile.

Quando le porte si riaprono, Castiel si trova di nuovo nel parco giochi, gli angeli che gli facevano guardia non ci sono.

E’ pomeriggio, sono passate più di dodici ore da quando Metatron è stato imprigionato, il tempo è passato in modo differente fra la Terra e il Paradiso.

Prende le chiavi della sua macchina e si dirige verso essa, apre la portiera e si siede.

Si volta verso il sedile del passeggero e ripensa a Gadreel, a come sia passato dalla loro parte e abbia perso tutto di nuovo, ma anche lui ha perso tutto.

Sta per accendere il motore quando gli suona il cellulare, lo sfila dalla tasca e vede l’immagine delle chiamate perse e dei messaggi, Sam ha cercato di contattarlo da ore.

Squilla per la chiamata in arrivo, legge chi lo sta chiamando e risponde subito.

“Sam” dice, ma l’altro non parla. “Sam?










“Dannazione, Crowley. Tu l’hai messo dentro questo casino, tu lo tirerai fuori... o che Dio mi aiuti...”


Ha ripetuto l’incantesimo di evocazione tre volte e ogni volta Crowley non si è presentato.

Rimane seduto per terra a fissare quei libri che il giorno prima aveva sistemato Dean per lo stesso scopo.

Aveva guidato per dodici ore con il corpo del fratello senza vita disteso sui sedili posteriori, a metà strada si era dovuto fermare perché le lacrime gli offuscavano la vista. Aveva accostato, aperto la portiera e si era gettato a terra; aveva pianto, urlato fino a perdere la voce. Aveva pregato un Dio ormai disperso per far si che quel giorno fosse solo un altro dei suoi incubi, che fosse tutta un’illusione di Lucifero perché lui era ancora nella gabbia.

Aveva pregato, sperato e alla fine si era arreso perché per quanto urlasse nessuno lo aveva sentito.

Aveva riportato suo fratello a casa, nell’unico luogo che aveva mai chiamato suo, gli aveva tolto la giacca e pulito il volto dal sangue, lo aveva portato nella sua camera e disteso sul letto, immaginando che stesse solo dormendo come faceva ogni volta che tornavano da un caso stancante.

Ma Dean non si è svegliato, non l’ha preso in giro per gli occhi rossi da ragazzina o per quanto patetico sembrasse in quel momento a fissare il corpo del fratello, a fissare l’unica cosa che per lui è stata un punto fisso nella sua vita, un’ancora di salvezza.

Sam è ubriaco, ma non abbastanza da uccidere il dolore che sente dentro.

Si alza e barcolla fino ad arrivare alla porta del corridoio, deve tenersi ai muri per non cadere a terra. Ha la vista offuscata e sente le lacrime tornare a premere, le lascia uscire e non le asciuga neanche.

Torna alla sala centrale, si trascina barcollando fino alla sedia, si guarda in torno e vede la bottiglia mezza vuota poggiata dall’altra parte del tavolo.

Non usa il bicchiere, beve direttamente dalla bottiglia sperando che tutto quell’alcool entri in circolo più velocemente.

Sente un rumore provenire dal corridoio, «L’alcool sta facendo effetto» pensa.

Continua a bere finché non sviene, l’ultima immagine che rimane nella sua mente prima che tutto diventi nero è Dean che sorride un’ultima volta prima di dire “Sono fiero di noi”.

La prima cosa che sente è un forte dolore alla testa, poi il silenzio.

Apre gli occhi e non c’è nessun odore di caffè appena fatto, ne’ qualche canzone che suona in sottofondo e neanche una bicchiere d’acqua e una pasticca di aspirina davanti a lui.

Chiude gli occhi e fa un ultimo tentativo.

“Ti prego, non voglio continuare così... non senza di lui”, prega senza rivolgersi a qualcuno in particolare, non gli interessa.

Rimane fermo a fissare il vuoto di fronte a lui, non c’è più nulla per cui correre, nulla per cui lottare.

Si sente vuoto e ha il forte istinto di riempire quella voragine con qualsiasi cosa che abbia un tasso alcolico.

Si alza per dirigersi in cucina, ha bisogno di un caffè per riuscire a far ripartire il cervello.

“Riesco a sentire la tua voce dire c’è ancora quel coglione da fare fuori, non perdere tempo Bella Addormentata. Darei la mia anima per sentirtelo dire...”

Si ferma a metà corridoio, lascia perdere il caffè e continua fino ad arrivare alla stanza del fratello.

Vuole dargli il buongiorno, sedersi e parlare con lui, ma quando gira l’angolo vede il letto vuoto e per un istante – un bellissimo istante – pensa che le sue preghiere siano state esaudite, ma poi la realtà lo colpisce.

Il corpo di Dean è sparito, se fosse tornato alla vita sarebbe al suo fianco a ripetere una cantilena di scuse e lo avrebbe già stretto in un abbraccio.

Ma Sam è solo.

Solo, spaventato e arrabbiato.

“Dean” sussurra mentre si avvicina al letto, le sue mani tremano e la vista si offusca.

Sente il suo cuore perdere un battito e poi tutto quello che vede è nero, perde il contatto con la realtà e inizia a correre per tutto il bunker urlando il nome del fratello.

Cerca qualsiasi possibile indizio di quello che può essere successo durante le ore che lui era incosciente.

Alza gli occhi e vede un foglio sulla scrivania che prima non c’era, si allunga per afferrarlo e riconosce la scrittura del fratello: Sammy, lasciami andare.

Quelle parole fanno anche più male, perché significano che Dean è andato via senza avvisarlo, senza preoccuparsi di fargli sapere che sta bene.

Gli tornano in mente ricordi di quanto lui aveva fatto la stessa cosa, ma quella volta lui era senza anima e nella mente di Sam passa il pensiero che forse anche Dean è in quello stato.

Corre nella biblioteca, accenda tutte le luci e inizia a cercare qualche spiegazione o prova di quello che può essere successo, cerca in tutti i libri, legge per ora, ma ogni volta si trova ad un vicolo cieco.

Non trova nulla e sente la rabbia scorrere nelle sue vene come se fosse un veleno.

Afferra tutto quello che trova lungo il suo cammino e lo lancia via, sfogando tutte le sue frustrazioni, a terra finiscono bottiglie rotte, una lampada e due sedie.

Si è tagliato una mano e sta sanguinando, ma non sente il dolore, non più di quanto sentisse già; guarda il sangue che scorre e gli torna in mente ogni singola volta che ha avuto il sangue di Dean sulle sue mani.

Non riesce a respirare, si sente soffocare, ma in un ultimo sforzo prende più aria possibile dai pol-moni e urla con tutta la forza che ha in corpo, fino a fargli male la gola e la testa, fino a vedere nero.

Urla.

“DEAN!”









1 Imhotep è il cattivo de “La Mummia”, il sacerdote che viene mummificato vivo e torna alla vita do-po millenni. Suppongo che tutti voi conosciate chi sia il personaggio.

























Echy's Corner

Sono tornata a scrivere dopo così tanto che mi sembra passata un'era geologica, sono stata tremendamente occupata con la maturità e l'ultimo anno al liceo mi ha distrutto sia l'autostima che l'emozione, sono felice di essere uscita da quel buco nero.
ECHY IS BACK IN TOWN!
E' una sensazione così bella poter pubblicare una nuova storia *^*
Lo so che adesso siete in uno stato gelatinoso con le lacrime agli occhi, ma sappiate che ha fatto male anche a me che le ho scritte queste cose ç_ç

Doveva essere una one shot, una botta secca e via, ma la storia -come sempre- mi è sfuggita di mano ed ha preso vita propria. E' diventata una long di non so quanti capitoli e questo è solo un prologo/primo capitolo, le scene che dovevano far parte dalla shot sono più o meno lontane ù_ù
Non c'è molto da dire su questo primo capitolo, si spiega da solo.

Il titolo di ogni capitolo è una canzone/parola/qualsiasicosamiverràinmente che spiega in parte quello che succede nel capitolo, quindi "Back in Black" è un ritorno trionfale per Dean, ma l'inizio di un periodo nero per Cas e Sam.
Il prossimo capitolo si chiamerà "Snap out of it" ed è una canzone degli Arctic Monkey che vi consiglio di ascoltare perchè è anche molto ma moooolto bella :3


La nana malefica ha finito di tornentarvi per oggi, buone lacrime buona giornata a tutti ^-^

Echy;






Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.


(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Edited by TAKeRu_ECHY - 27/6/2017, 22:27
 
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view post Posted on 16/10/2014, 18:11     +1   -1
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Questo capitolo lo dedico a te, Bea, perché ispiri la gente a fare del male, sei una persona cattiva e ne vai fiera.
Ti odio, moglie mia <3





II. SNAP OUT OF IT






Sam?”
“Cas... Io-”
“Lo so, Sam. Metatron, lui... Dean è-”
“No.”
“Cosa?”
“Cas, è questo il problema. Dean non è morto o almeno lo era ma adesso lui non c’è più. ”
“...”
“Dean è sparito. Cas?”
“Sto arrivando da te, aspettami al bunker.”



È passato un mese da quando Castiel ha guidato con il cuore in gola verso il bunker.

Quando è arrivato al quartier generale dei Men of Letters, aveva subito notato l’assenza dell’Impala e questo non era mai un buon segno.

Sam aveva gli occhi rossi e tremava, gli ci erano voluti venti minuti per calmarlo e farlo parlare. Si era fatto raccontare tutto quello che sapeva e aveva fissato il foglio lasciato da Dean senza una spiegazione che avesse senso.

Avevano cercato ovunque nei libri ancora e ancora finché non avevano deciso di separarsi e cercare Dean ognuno per conto proprio per aumentare le possibilità di trovarlo.

Castiel aveva lasciato che Sam prendesse la sua Nova per spostarsi mentre lui restava nel bunker e continuava le ricerche nei libri scritti in lingue antiche.
Sam era tornato una settimana dopo con un tutore al braccio destro e la macchina mezza distrutta.

“Cas te lo giuro, era lui, ma era diverso. Mi ha visto e mi è venuto addosso. È sceso dall’Impala, è salito su un cavolo di SUV e mi è venuto addosso. Ho fatto in tempo ad entrare in macchina o mi avrebbe ucciso.”

Castiel aveva osservato Sam e vedeva la disperazione dell’altro così simile a quella che aveva anche lui nei suoi occhi.

“Mi dispiace non poterti curare, Sam.”

“No, Cas. Mi dispiace di averti distrutto la macchina. Senti, prendine una di quelle che stanno in garage, ce ne sono tante.”

Restarono insieme un’altra settimana finché Sam non riprese più controllo del braccio e imparasse a sparare anche con la mano sinistra e poi si divisero.

Sam ritentò con le ricerche con le forze dell’ordine e interrogando demoni, mentre Cas si occupava di seguire tracce sospette che facevano intuire il passaggio di Dean: risse nei bar, accoltellamenti senza un reale motivo, rapine nelle stazioni di servizio.

Ma la vera svolta nella ricerca di Dean ce l’ha una sera quando sta inseguendo un demone in un vicolo e vede apparire Crowley che uccide il demone e posa gli occhi su di lui.

“Dobbiamo parlare” dice semplicemente e poi loro due si trovano seduti in un bar con due birre davanti.

“Stai calmo, non ci sono trappole o altro. Solo io e te e una bella chiacchierata.”

Castiel lo guarda sospettoso, controlla l’ambiente intorno e non vede nessuna traccia di altri demoni tranne quello seduto al suo fianco.

“Vedi, sono sincero. Perché nessuno mi crede quando sono sincero?”

Castiel apre la bocca per rispondere, ma Crowley lo anticipa.

“Lascia perdere”, Crowley prende un sorso della birra e fa una faccia schifata della bassa qualità della bibita, lascia perdere la bottiglia e si volta verso Castiel. “Dobbiamo parlare del tuo fidanzato.”

“È morto”, gli fa male dirlo, ma ha imparato dai Winchester che il miglior modo per ottenere qualcosa che si vuole è mentire.

“Sbagliato. Il tuo maritino va in giro a creare caos... Per non parlare di quanto stona al karaoke.”

“Cosa gli è successo?” chiede sperando di ricevere finalmente una risposta.

“Te lo spiegherò, Colombo1, ma prima ho bisogno che tu faccia una cosa per me.”

Castiel non sa se accettare, ma è la prima volta in tre settimane che potrebbe ottenere qualcosa, “Cosa vuoi?”

Crowley si avvicina all’angelo per sussurrargli all’orecchio la sua richiesta, Castiel lo fissa soppesando le alternative.

“Ti dirò dove trovarla, ma dimmi cosa è successo a Dean.”

“Hai imparato a mercanteggiare, i miei complimenti. Dean è diventato un Cavaliere d’Inferno.”

“Il Marchio” sussurra visibilmente scioccato. “Quindi la leggenda è vera.”

“Caino è diventato un demone dopo essere morto, sì. Stessa cosa che è successa a Dean.”

“Come-“

“Lo fermiamo o come lo facciamo tornare umano?”

“A me interessa principalmente trovarlo, poi troveremo una soluzione.”

Il Re dell’Inferno passa un bigliettino a Castiel, “Questo è l’ultimo bar in cui si trovava con me, dopo lui... Diciamo che ne ho perso il controllo, quel ragazzo era indomabile da umano, ma da demone è impossibile. È come un bambino viziato. Buona fortuna a fermarlo.”

Castiel legge il nome del bar, “È stato qui quanto giorni fa? Potrebbe essere ovunque! Come faccio a trovarlo?”

“Segui la Route 362 verso il motel più vicino. È il suo schema: bar, sbronza, rissa, abborda la prima cameriera bionda che trova, motel e poi di nuovo da capo. Non sarà difficile da trovare, anche con il potere di un demone, Dean resta comunque un idiota.”

Quando Castiel si volta di nuovo verso Crowley, il demone è scomparso, al suo posto c’è una rosa rossa che l’angelo lascia sul bancone.

Esce dal bar e torna alla sua macchina, ha preso una Ford Starliner nero lucida del 19603, Castiel l’ha scelta perché a tratti richiama l’Impala e lui ama immaginare di star guidando con Dean al suo fianco.

Guida tutta la notte finché la stanchezza non lo prende e decide di affittare una stanza ad un motel, ha una delle carte che gli ha dato Sam in caso di necessità.

È la prima volta che sente il bisogno di dormire da quando ha rubato la Grazia, questo è solo l’ennesimo sintomo dell’avvicinarsi dell’esaurimento del suo potere, ha già smesso di guarire e presto avrà anche bisogno di nutrirsi.

Prende una stanza singola, appena entra appoggia la borsa sul tavolo e si distende sul letto, chiude gli occhi per riposarsi cinque minuti, ha ancora molte cose da controllare e non può perdere tempo, ma si addormenta.

Ha dei sogni che a volte diventano incubi, sogna il Purgatorio e Dean che gli lascia la mano di sua spontanea volontà e lo guarda venir attaccato dai Leviatani, sogna di vederlo morire fra le sue braccia e sogna anche la Prima Lama trafiggerlo e ad impugnarla c’è sempre lui.

Sogna loro due in ogni situazione, sempre in pericolo e ogni volta lui cerca di ferirlo.

Quando si risveglia è sudato, guarda la sveglia ed è mattina inoltrata. Ha perso molte ore di viaggio e per portarsi avanti con la ricerca.

Guida senza trovare nessun indizio per un’altra settimana e ogni giorno che passa si sente sempre più debole e senza speranza.

Ha ricominciato a bere acqua, ma è ancora presto per cibi soliti. Sente l’energia scivolargli via senza poter fare nulla. Si sente impotente e non riuscire a trovare Dean peggiora solo la situazione.

Passa una notte insonne nella macchina seguendo piste inesistenti, tracciando percorsi senza senso, ma ha bisogno di tenersi sveglio perché se si addormenta perderà altre otto o dieci e non può permetterselo.

Ha una strana sensazione nello stomaco come se Dean fosse vicino, Sam gli ha spiegato che quello è l’istinto che ci suggerisce la mossa successiva.

Decide di seguire l’istinto come gli aveva insegnato Dean e si avventura per una strada sterrata che porta fuori la piccola città in cui ha passato la notte, alla fine della strada c’è un bar in stile country, vede anche un piccolo cowboy in legno all’ingresso.

Parcheggia la macchina e vede poco distante l’Impala, il suo istinto aveva ragione: Dean è lì.

Esce dalla macchina e si dirige verso l’ingresso, prende un respiro profondo. Non sa cosa aspettarsi, non sa come potrebbe reagire l’altro, ma è pronto a tutto.

Sarebbe disposto a dare la vita per salvare Dean.

Entra nel locale e subito un odore forte di tabacco e tequila lo colpisce, ci sono poche persone dentro al bar, la maggior parte di loro è giù ubriaca o svenuta sui tavoli.

Osserva meglio e poi Castiel vede Dean, è al bancone del bar a bere una birra e sta parlando con la ragazza che lo sta servendo, è bionda, con gli occhi chiari, non avrà più di venticinque anni.

Non sa cosa fare, aveva un piano, ma ora tutto sembra non avere più senso.

La Grazia che gli rimane gli permette ancora di vedere la vera forma delle creature e quello che percepisce di Dean lo spaventa.

Genera un’aura scura che gli circonda tutto il corpo, Castiel sente un leggero odore di zolfo e questo gli basta per fargli percorrere quel che manca fino al bancone e sedersi sullo sgabello alla destra di Dean.

“Ciao Dean” lo saluta e lo osserva attentamente, gli occhi sono scuri, ma si riesce ancora a vedere quel verde acceso nascosto da quel nero pece, il suo volto non è cambiato e questo rallegra l’angelo.

Dean ha ancora il suo corpo, l’unica cosa che è cambiata è la luce della sua anima che ora è scura, ma si percepiscono delle punte luminose, segno che una parte di umanità è ancora dentro di lui.

Dean sorride, prende un sorso di birra e si gira verso Castiel.

“Alla fine mi hai trovato, pensavo che quello sputo di mojo che ti era rimasto non sarebbe durato così tanto.”

La sua voce è cattiva, Castiel non aveva mai sentito quel tono e lo ferisce. L’ultima volta che si erano visti, Dean si era preoccupato per lui e del tempo che gli restava, lo aveva consolato e aveva cercato di farlo stare meglio, più sereno.

“Non ti avrei abbandonato, Dean. Ti ho trovato e ora troveremo una soluzione per guarirti”, gli poggia una mano sul braccio e accenna una sorriso.

“Cosa ti fa credere che io voglia essere curato?”, sposta il braccio di scatto e la mano di Castiel cade nel vuoto, “Io non sono malato, io sono rinato.”

Si alza e esce dal bar, Castiel è dietro di lui che lo segue. Ha difficoltà a seguire il passo dell’altro, le sue forze stanno svanendo e si sente svenire, si appoggia ad una macchina per riprendere fiato.

“Dean, per favore, possiamo parlare?” urla verso l’altro che continua ad allontanarsi.

Dean si ferma e ride, si volta e torna indietro da Castiel.

“Parlare? Ok, parliamo”, afferra il trench di Castiel e lo tira a sé. “Parliamo di questa merda di situazione in cui ci troviamo.”

Lo spinge a terra, quando Castiel prova a rialzarsi Dean gli tira un calcio, l’angelo di piega su se stesso per il dolore.

Dean si abbassa sedendosi sui talloni, “Hai chiesto tu di parlare, perché non parli ora?”

“D-Dean, questo non sei tu... Questo non sei tu!”

“Oh, povero, piccolo pulcino, questo sono io”, gli accarezza i capelli, spostandogli una ciocca dagli occhi. “Sono Dean, lo sempre stato, ma ero sotterrato sotto tutte quelle barriere e divieti che mi sono imposto in questi anni. Ero confinato in una parte del mio cervello, ma la caccia, l’uccidere mostri mi dava un appagamento che andava ad alimentare questa parte di me.”

“È il Marchio che parla, io ti conosco, tu sei migliore”, Castiel ha la voce rotta, quella creatura che ha di fronte non è il suo Dean e lui deve trovare un modo per sistemare la situazione.

“Sono libero, ecco cosa sono. E ne’ tu, ne’ quel peso di Sam potrete togliermi questa libertà”, si alza, da un’ultima occhiata alla creatura ai suoi piedi e poi si volta e si allontana.

Castiel si rialza a fatica e rincorre Dean, lo afferra per la giacca e cerca di fermarlo.

“Io voglio aiutarti” gli dice, si aggrappa alla giacca dell’altro perché sente che le sue gambe non riescono più a reggere il peso del suo corpo.

In un battito di ciglia, Dean si volta e tira un pugno a Castiel che cade a terra.

“Aiutare, tu hai sempre voluto aiutare, vero?”

Prende il bavero della giacca dell’angelo e lo solleva, sferra un altro pugno che gli spezza il labbro.

“Tutto questo è colpa tua, tu hai fatto iniziare tutto. Tu e tutti quegli altri stupidi angeli. Sei stato tu.”

Ad ogni frase segue un pugno, la faccia dell’altro si riempie di sangue, ma Castiel sente di meritarsi tutto questo, sente il senso di colpa che gli scorre nelle vene.

“È iniziato tutto con te che mi salvi e d’allora tutto è andato a puttane.”

“Non saresti dovuto andare all’Inferno, Dean, non era il tuo destino”, guarda Dean negli occhi cercando di vedere il verde, quegli smeraldi che ha sempre adorato, ma tutto quello che vede è un nero pece.

“Indovina, pulcino? Ci sono andato lo stesso all’Inferno e tu non l’hai potuto impedire. A quanto pare era il mio destino.”

Dean tira Castiel in piedi, i loro volti sono distanti solo pochi centimetri.

“Non l’hai mai capito, Cas. Ogni volta che provi a sistemare una situazione, finisci solo per distruggere tutto. Dopo tutto questo tempo ancora non l’hai capito: tutto quello che tocchi, muore.”

“Questa volta, no” sussurra e cerca di prendere la giacca di Dean, ma la presa gli scivola.

“Guardati, sei una candela che si sta per spegnere, basta un soffio e sparisci”, spinge entrambi contro la macchina e schiaccia Castiel con il suo peso.
“Non ti reggi in piedi e vorresti metterti contro di me. L’ennesima crociata, l’ennesima missione per salvare Dean Winchester. Non ti è mai passato per quella testolina che forse non volevo essere salvato?”

Castiel abbassa il volto, Dean glielo afferra con due dita per far tornare il contatto visivo. Quell’azzurro cielo che si scontra con il nero abisso del Cavaliere, per un secondo gli occhi di Dean tornano verdi e Castiel riesce a vedere l’anima prima che torni ad essere nascosta dietro l’oscurità.

“Rispondi!”

“Urlavi per chiedere aiuto” inizia a parlare Castiel senza rompere il contatto. “Ti ho sentito in quei trenta anni, chiedevi aiuto e urlavi il nome di Sam, continuavi a ripetere che era per lui che facevi tutto.”

Dean stringe più forte la presa sul trench dell’angelo e sposta la mano dal mento a stringere leggermente il collo dell’altro, Castiel inizia a respirare a fatica ma non smette di parlare.

“Quando siamo arrivati tu eri così felice, te lo sei dimenticato, ma hai corso verso di noi e quando ti ho afferrato... Quando ti ho afferrato tu mi hai guardato e i tuoi occhi urlavano riconoscenza. Tu volevi essere salvato, Dean. Volevi andartene!”

“Bugiardo” urla e inizia a stringere più forte sul collo. “Tu stai mentendo, bastardo di un angelo!”

Vede Castiel annaspare e cercare di allentare la stretta con le sue mani, ma non ha abbastanza forza.

“Riesci a leggermi la mente, non sto mentendo.”

Dean ringhia e continua a stringere, ma non gli da soddisfazione. Fino a quel momento si era sentito così libero e senza limiti, ma Castiel l’aveva fatto vacillare, gli aveva fatto tornare alla memoria l’uomo che era prima e questo lo faceva impazzire.

“Dean”, la voce dell’angelo è poco più di un sussurro, sta per svenire.

Guarda Castiel implorarlo e decide di agire d’istinto come ha sempre fatto, lascia la presa sul collo dell’angelo e lo vede tornare a respirare normalmente.

“Sapevo che avresti fatto la cosa giusta”, riprende fiato e guarda Dean, ma l’altro ha gli occhi neri e l’aura scura è diventata più grande.

Dean alza gli occhi e fissa Castiel, il suo volto è diverso, è più animale i suoi occhi sono animati da una forza ancora più oscura di quella che fa vivere i demoni, il mondo in cui guarda l’angelo è maligno e questo spaventa l’altro che istintivamente si ritira, ma dietro di lui c’è una macchina e non ha la forza di scappare.

Dean si avvicina lentamente, sente la paura nell’aria e si gode ogni singolo secondo prima di afferrare l’angelo e scaraventarlo a terra.

“Dean... Questo non sei tu”, Castiel cerca di alzarsi, ma viene subito rigettato a terra.

Dean si avventa su di lui, colpisce qualsiasi osso gli sia a tiro, qualcosa è scattato dentro di lui e non riesce più a fermarsi.

Castiel non riesce a difendersi, non vuole neanche farlo, sente di meritarselo, ma ha anche capito che l’unico modo per riuscire a recuperare quella scintilla dentro Dean è facendolo sfogare e l’angelo pensa che sia meglio che sia lui il bersaglio che qualche innocente.

“Dean. So che sei lì dentro. So che puoi sentirmi.”

Sente diverse ossa rompersi e il dolore che si espande in tutto il corpo, la Grazia dentro di lui non riesce a curarlo.

Dean sembra fermarsi, Castiel ha la faccia insanguinata e gli occhi azzurri spiccano in quel rosso che è diventato il suo volto.

“Dean, sono io” sussurra guardando negli occhi l’altro.

Dean si alza e si allontana, come un macigno che gli cade addosso sente un peso al petto nel vedere quello che ha causato al suo migliore amico e quello che gli ha sputato addosso solo per ferirlo.

Castiel si tira seduto e ristabilisce un respiro regolare, non riesce ad alzarsi e la testa gli gira, oltre al dolore forte e diffuso che sente in tutto il corpo, l’unica cosa di cui si preoccupa è Dean che si trova davanti a lui e fissa il vuoto.

“Dean” attira la sua attenzione e subito due occhi verde smeraldo si legano ai suoi e un sorriso appare sul volto dell’angelo perché quegli occhi sono quelli del suo Dean.

Cas” sussurra mentre si avvicina all’angelo e cade in ginocchio davanti a lui.

“Stai calmo, non è successo nulla. Starò bene”, lo tranquillizza e a fatica alza una mano per poggiarla sulla guancia di Dean, ma quando tocca la pelle dell’altro questa inizia a bruciare.

Castiel sposta la mano e osserva le bruciature sulle dita del suo tramite, rialza gli occhi e quello che vede lo fa bloccare.

Gli occhi di Dean sono tornati neri e ha un ghigno dipinto in volto, prende la mano di Castiel e la stritola facendo gemere di dolore l’angelo.

“Non così in fretta, pulcino. Io e te abbiamo ancora molto altro con cui divertirci.”

Castiel è spaventato, profondamente e totalmente spaventato e non sa come sistemare la situazione perché è molto più complicata di quello che credeva.

La parte demoniaca di Dean è molto più forte di quello che aveva ipotizzato Castiel e l’umanità dell’uomo è seppellita in profondità e ha paura che per farla riemergere dovrà soffrire molto, ma ogni secondo di sofferenza è per riportare indietro il suo Dean e lui è pronto a soffrire per lui.

L’ultima cosa che vede prima che tutto diventi nero è l’ennesimo pungo di Dean che lo fa svenire.

Il Cavaliere lo carica in spalla e lo trasporta fino all’Impala, lo fa sdraiare sui sedili posteriori.

Tira fuori dalla tasca un paio di manette con incisi degli incantesimi angelici, ammanetta Castiel solo per sicurezza nel caso recuperasse un po’ di Grazia e l’usasse contro di lui.

Sale al posto del guidatore e accende la macchina, guarda l’angelo insanguinato dallo specchietto e poi parte per il più vicino motel.














1 Colombo è il Detective Colombo, non l’esploratore. Colombo era famoso per andare dal colpevole e fargli credere fino alla fine che non sapesse nulla finché non lo incastrava con quelle piccole incertezze che il colpevole si lascia sempre sfuggire. Qui allude al fatto che Crowley pensi che Castiel sappia cosa sia successo a Dean, ma che voglia farlo parlare lo stesso per vedere se dice la verità.

2 U.S. Route 36 è una strada statale che attraversa una miriade di stati dal Rocky Mountain National Park in Colorado a Dennison in Ohio.

3 Ford Galaxie Starliner 1960. Immaginatela nera lucida e avrete la macchina che ha scelto Cas :3









CANZONE: Arctic Monkeys - Snap Out of It (x)

 




Echy's Corner



Questo capitolo l'ho scritto il 15 settembre, io chiedo i diritti di autore sulle mie scene xD

Il Deanmon di cui scriverò non sarà come quello dello show, lo si intravede già in questo capitolo e man mano che la situazione si svilupperà capirete meglio le differenze.
Mi dispiace aver scritto questa scena di Dean che picchia Cas, ma è nato tutto da questa immagine e mi ritorna sempre in mente la scena della 5x18, ma qui la situazione è moooolto diversa.

Il titolo è una canzone degli Arctic Monkeys, sto usando questa ff anche per fare pubblicittà alle mie band preferite xD
Il capitolo precedente aveva "Back in Black" e aveva un suo perchè, anche questo titolo ha una spiegazione che si trova proprio nelle lirycs della canzone:
Under a spell you're hypnotized
Darling how could you be so blind?
[...]
I'll be here waiting ever so patiently for you to
Snap out of it



Siamo entrati nel vivo della storia, Dean si porta via un Cas più morto che vivo e nel prossimo capitolo scoprirete cosa ha voluto Crowley in cambio delle informazioni su Dean.
Vi anticipo che il titolo è "Chockehold" canzone di Adam Lambert.
Se avete domande di qualsiasi tipo, non fatevi problemi a chiedere, non siate timidi (;


Voglio ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, è la mia prima volta in questo fandom e sono ancora nervosa ogni volta che posto un capitolo, grazie mille *hug*


Prossimo capitolo: 30 ottobre.
Vi ho già spiegato il perchè, non mi piace ripetere le cose xD


Till next time sweetis,
Echy;


Edited by TAKeRu_ECHY - 24/10/2014, 15:26
 
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III.CHOKEHOLD






Cercare Dean diventa ogni giorno più complicato. Sam è sempre più in difficoltà e sta perdendo la pazienza, sono passati quasi tre giorni da quando ha perso i contatti anche con Castiel e ogni vicolo cieco lo fa arrabbiare sempre di più.

I video di sicurezza sono inutili, riprendo il fratello sempre di spalle e le poche volte che si trova di fronte ha gli occhiali da sole o un cappellino da baseball a coprirgli la parte superiore del viso.

Dean rapina minimarket che si trovano sulla statale, il primo mese si è spinto quasi fino al confine e ora sembra che stia tornando indietro.

Sam rilegge ogni rapporto della polizia, ogni denuncia e tutti i dettagli degli omicidi che Dean ha commesso nella sua fuga. Tutte le volte che Dean ha sparso sangue era ubriaco e fuori da un bar.

Sam si strofina gli occhi, è stanco e nonostante tutta la caffeina che ha in circolo vorrebbe dormire e svegliarsi da questo incubo.

È seduto alla scrivania che il dipartimento di polizia di Lebanon1 gli ha concesso da ore, ha bisogno di un altro caffè, corretto questa volta con qualcosa di forte.

“Agente Stevens2, è arrivato un nuovo rapporto collegato all’uomo che sta cercando”, un ragazzo biondo mingherlino si ferma davanti alla scrivania.

“Grazie, agente Rogers, lasci qui il fascicolo.”

Il giovane agente di polizia appoggia il malloppo di fogli davanti all’uomo, sta aiutando Sam da giorni e tra i due è nata una specie di amicizia, probabilmente Rogers spera in una raccomandazione per passare all’FBI e Sam regge il gioco per avere un migliore accesso a tutti i file sul caso.

Il ragazzo sorride e si volta per andarsene.

“Steve” lo chiama Sam.

“Mi dica, sir” risponde con la voce leggermente acuta.

“Mi porteresti un’altra tazza di caffè? Avrò una nottata molto lunga.”

“Certo, sir”, fa una specie di saluto e sparisce nella stanza affianco. Torna due minuti dopo con una tazza fumante di caffè, riceve un sorriso come ringraziamento e si allontana leggermente deluso dal comportamento dell’altro.

Sam ormai ignora qualsiasi cosa che non sia collegata a suo fratello, prende il fascicolo e inizia a dargli un’occhiata.

Le foto scattate dalle videocamere di sicurezza ritraggono due uomini, uno in trenchcoat e l’altro con una giacca scura, uno di fronte all’altro.

“Figlio di puttana, sei riuscito a trovato” sussurra osservando le altre foto.

Cerca il video per capire cosa è successo, nel frattempo che il video si carichi legge il fascicolo e collega le città in cui si è fermato Dean sono moltissime, ha cambiato zona ogni giorno seguendo la Route 363 verso il Colorado.

Il rapporto è della città di St. Francis appena finita la Route 36 e iniziata la 27, è una denuncia del proprietario del bar per una rissa nella sua proprietà.

Il bip del portatile lo avvisa che il video del circuito di sicurezza è pronto, lo fa partire e osserva la scena. Rimane scioccato da quello che vede.

Raccoglie tutta la sua roba e esce velocemente dalla stazione di polizia.

L’agente Rogers l’ha spiato da dietro la porta e quando Sam è ormai lontano guarda anche lui il video.

“Quest’uomo è un mostro” è l’unico commento che riesce a formulare.

Sam è in macchina, una di quelle prese dal garage del bunker, e riprova a chiamare Castiel ma parte sempre la segreteria telefonica.

“Cas, sono io, Sam. So che sei con Dean e ti prego, per favore, richiamami o mandami un messaggio, ma fammi sapere se stai bene. Ho visto quello che è successo. Sto venendo a prenderti.”













Castiel si sveglia e sente dolore.

Si porta una mano alla tempia e nota le manette, gli incantesimi gli impediscono di usare la sua Grazia in qualsiasi modo, ma anche senza manette era comunque indifeso, l’energia che gli rimane basta solo per mantenerlo in vita.

La seconda cosa che nota dopo le manette è che è sdraiato su un letto, probabilmente di un motel, la stanza è buia e l’unica luce è quella che viene dalla porta del bagno semichiusa.

Si mette seduto e vede uno specchio a parete dall’altra parte della stanza e si osserva.

Ha un grosso taglio sul sopracciglio destro, un labbro rotto e diversi lividi sul volto e alcuni scendono sul collo, il trenchcoat è sporco di sangue sul margine superiore e così anche la camicia.

Si tocca la pelle violacea e sente una scossa leggera, è un primo accenno di dolore lieve, una sensazione che non avrebbe dovuto sentire.

Gli inizia a girare la testa e si appoggia al letto con entrambe le mani, respira profondamente tenendo gli occhi chiusi, quando li riapre vede tante piccole luci che gli occupano la vista come lucciole. Gli è successa una cosa simile nel suo periodo da umano quando non aveva mangiato da molto tempo, ha solo bisogno di bere qualcosa.

Si volta in cerca di qualcosa commestibile e vede una bottiglietta d’acqua sul comodino vicino al suo letto, si allunga per prenderla, la stappa con difficoltà e ne beve più della metà.

Quando il liquido gli scende giù per la gola si accorge che gli stava bruciando perché sente sollievo.

Chiude di nuovo gli occhi e concentra per riportare alla mente gli ultimi ricordi; quando li riapre la luce è accesa, si volta e vede Dean appoggiato allo stipite della porta che lo osserva.

“Sei rimasto incosciente per tre giorni. Forse ci sono andato troppo pensate con te. Sai, non credevo che potessi peggiorare così in fretta. L’ultima volta che ci siamo visti eri uno straccio, ma almeno riuscivi a tenermi testa.”

Si sposta verso la sua borsa dove prende qualcosa, si volta e poggia un barattolino arancione sul comodino.

“Sono integratori” spiega. “Sei bianco come un lenzuolo e non ho intenzione di portarti in braccio come una principessa.”

Castiel è sorpreso, si allunga per prendere il barattolo e butta giù diverse pillole con un sorso d’acqua.

“Perché-? Perché ti preoccupi per me?”

Dean si inginocchia davanti a Castiel e gli prende il volto fra le mani, studia ogni dettaglio del suo volto e sorride leggermente.

“Perché c’è ancora una parte dentro di me a cui importa” risponde con un tono quasi triste. “E ritieniti fortunato per questo. Avrei potuto lasciarti lì a terra senza neanche pensarci, ma tu... Tu sei riuscito a smuovere qualcosa e mi affascina, davvero. Sono curioso.”

Si alza e guarda Castiel dall’altro, l’altro alza il volto per non rompere il contatto visivo.

“Sono curioso di vedere come va a finire questa cosa.”

Il sorriso che ha Dean è dolce, osserva Castiel con delicatezza come se avesse paura di romperlo con uno sguardo. Gli accarezza una guancia e si abbassa per baciargli la fronte.

“Poi sappiamo entrambi che c’era qualcosa si più di una semplice amicizia fra di noi, vero angioletto?” sussurra sulla pelle dell’angelo e lo sente irrigidirsi.
Gli da un altro bacio questa volta sul naso e si allontana con una risata.

“Hai fame? Io sto morendo, ho bisogno di un bell’hamburger! Esco a comprare qualcosa”, indossa la giacca e infila la Prima Lama nella tasca interna, si dirige verso la porta e saluta Castiel con sorriso.

Quando Castiel è da solo si sente confuso. Il Dean che ha di fronte è instabile, un secondo prima lo aggredisce e poi si comporta da infermiera.

Castiel deve aver spezzato qualcosa dentro di lui, quel muro che teneva la sua umanità rinchiusa dentro di lui.

Adesso è in lotta fra la parte demoniaca e quella umana che si alternano a prendere il controllo.

Castiel pensa che sia stato davvero fortunato a svegliarsi e avere la parte umana a dargli il bentornato, ha paura a pensare cosa avrebbe potuto fare l’altro Dean.

Osserva le manette che ha ai polsi e pensa ad un modo di togliersele senza farsi troppo male, le sue capacità rigenerative si sono rallentate e presto cesseranno completamente. Cerca in tutta la stanza qualche oggetto per aprire il lucchetto e vedo sul mobile dall’altra parte della stanza la borsa di Dean.

Si alza a fatica e raggiunge il tavolo per avere un punto di appoggio, non ha recuperato totalmente le forze, ma riesce comunque a tenersi in piedi e arriva al mobile.

Cerca dentro la borsa fino a trovare le due chiavi che aprono le manette, fa scattare i due lucchetti e si libera i polsi. Massaggia la zona arrossata e alza lo sguardo per vedersi meglio allo specchio di fronte a lui.

Le ferite si stanno rimarginando lentamente, ma è un processo che ancora avviene. Riesce a percepire l’energia dentro di lui che si è affievolita di più, ma tiene duro come lui perché ha una missione e vuole portarla a termine.

Si sposta reggendosi al muro fino al bagno, si sciacqua la faccia e si pulisce meglio i vestiti.

Si toglie il trenchcoat e sistema la giacca togliendo i granelli di polvere, vede un taglio nella stoffa del trench e decide di non rimetterlo addosso.

Ritorna nella stanza e poggia il trench sul mobile vicino alla borsa di Dean, rovista dentro senza uno scopo. Non trova armi, Dean le porta sempre addosso, solo diversi vestiti e una busta di contanti presi nelle diverse rapine fatte nel mese passato.

Sente la testa girare e si aggrappa con entrambe le mani al mobile, stringe il legno fra le dita così forte da lasciare dei segni con le unghie.

Due braccia gli circondano la vita e sente un respiro caldo alla base del collo, Dean si è materializzato dietro di lui silenziosamente.

Castiel vede il sacchetto con il cibo appoggiato sul tavolo attraverso il riflesso sullo specchio, istintivamente si appoggia al corpo di Dean facendo toccare la sua schiena al petto dell’altro.

Il respiro di Castiel accelera e il suo torace si muove velocemente, Dean sposta la mano destra dal fianco dell’altro sul suo petto in corrispondenza del cuore e riesce a percepirne i battiti frenetici.

“Rilassati” gli ordina Dean e Castiel obbedisce.

Il suo corpo risponde al posto suo, il suo battito decelera e il suo respiro torna normale.

“Bravo angioletto” sussurra lasciando un bacio sul collo di Castiel.

Si stacca dall’altro e prende la sua borsa per risistemarla.

“Mangia con calma, abbiamo ancora qualche ora prima del tramonto, preferisco viaggiare con l’oscurità” ridacchia ripensando alla frase che ha appena detto. “Il bunker è ancora lontano, non vorrei metterci tanto per riportarti lì.”

“Perché? Perché vorresti riportarmi al bunker? Qual è il tuo obbiettivo?”

“Stai morendo, Cas” dice atono senza guardare l’angelo. “Riesco a vedere la tua grazia che si affievolisce e c’è quel qualcosa dentro di me che non vuole vederti svanire. Quindi ti riporto al bunker dove troverai una soluzione al tuo problema.”

“Ti preoccupi per me”, accenna un sorriso.

“Sto solo ripagando un debito. Tu mi hai salv- aiutato in passato, sto solo estinguendo un debito.”

Dean afferra le sue cose e si dirige verso la porta, la apre con forza e si gira verso Castiel.

“Quando hai finito, sali in macchina” dice autoritario per poi uscire rapidamente dalla stanza.

Castiel osserva la porta chiudersi e poi l’ombra di Dean passa sulle tende che coprono le finestre, la segue finché non scompare.












Crowley era abituato a dover lavorare con dei demoni che non seguivano le sue direttive, ma non aveva mai avuto a che fare con Dean Winchester al massimo della sua idiozia.

Come umano era sopportabile, ma come demone -no peggio- come Cavaliere Infernale era davvero l’Inferno fatto persona.

Gli aveva promesso di fare baldoria, di ululare alla luna insieme e l’avevano fatto.

Bar dopo bar, distruzione di un capolavoro del pop dopo l’altro, avevano viaggiato insieme e si erano divertiti.

Ma Dean resta pur sempre un Winchester e come tale non si deve mai sottovalutare.

Era bastato avvicinarlo per parlare di qualcosa diverso da “chi portiamo a letto questa notte” per far perdere interesse a Dean.

“Ascoltami, io ti conosco, tu mi completi, Dean. Insieme potremmo creare l’Inferno perfetto. Ricordi? Ne avevamo parlato un mese fa. Stai sprecando le tue potenzialità.”

Dean lo aveva guardato come se lo avesse appena pugnalato alle spalle, “Diamine, mi sembra di sentir parlare mio padre! No, aspetta. Mio padre non ha mai detto che avevo delle potenzialità.”

“Sentimi, Dean, non ti sto dicendo che la festa è finita, ma solo di spostare tutto questo a data da destinarsi. Immagina se potessi vivere questo ogni giorno, non come un periodo di relax, ma come la tua normale vita. Ti piace come suona?”

Dean ci stava pensando, sorrise all’idea di potersi sballare ogni singolo giorno. “Ok, qual è la fregatura?”

“Dobbiamo lavorare per avere il nostro angolo di Inferno qui sulla Terra. Mettere i demoni in riga, fargli vedere chi è il capo e chi ha al suo fianco.”

“Vedi, questo è il genere di cose che non mi piace, il vecchio Dean ti avrebbe seguito subito, lasciato perdere tutto questo, si sarebbe fatto prendere per mano e tu lo avresti potuto guidare nel tuo bel piano, ma vedi, questo è il nuovo Dean, il Dean che se ne frega.”

“Dean, ascoltami, qu-”

“No, pallone gonfiato, non ti seguirò. Mi avevi promesso di ululare alla luna, l’abbiamo fatto. Tu hai mantenuto la tua promesso e il tuo onore è integro. Ma il perfetto Inferno lo posso creare anche da solo, non ho bisogno di te.”

Crowley si innervosì e tentò un’ultima possibilità, “Dean Winchester, io ho fatto di te un Cavaliere e io posso farti tornare ad essere quell’insaccato di essere umano.”

“Provaci, ma sappi che se ti rivedo ancora ti trasformo in uno spiedino e ti do in pasto ai mastini e tu sai che io sono un uomo di parola.”

Lo sguardo che aveva Dean fece spaventare anche Crowley che indietreggiò di qualche passo fino a scontrarsi con il bancone del bar, Dean svanì lasciando Crowley da solo.

I suoi piani erano sfumati dopo quasi quattro settimane e il Re dell’Inferno dovette ripiegare ai vecchi metodi.

Rintracciare Castiel non gli è stato difficile, teneva d’occhio sia lui che la sua Moose, salva l’angelo da un demone e iniziano una chiacchierata amichevole in cui ognuno riceve informazioni utili.

“Cosa vuoi?”

“La tavola sui demoni. Voi vi tenete le traduzioni, io prendo l’originale.”

Castiel lo fissa con la sua solita aria enigmatica. Ci sono state volte in cui Crowley gli avrebbe voluto staccare quella faccia a mani nude, quell’innocenza che copriva milioni di anni di azioni fatte sotto ordini divini.

Castiel gli aveva detto che si trovava e ora Crowley si trova davanti all’ingresso del bunker dei Men of Letters con un cipiglio stampato in faccia.

Il bunker è vuoto, non avrebbe avuto un’occasione migliore, eppure non vuole entrare.

Sente scorrere il sangue umano nelle sue vene, ha un ripensamento sull’aver preso una dose prima di tornare al bunker. Sente di nuovo i sentimenti e questo non gli piace.

Supera facilmente le trappole disseminate lungo l’ingresso, quando riesce ad entrare si dirige immediatamente verso la stanza dove era stato trattenuto e va alla ricerca delle tavole.

Il bunker è silenzioso e questo rende Crowley nervoso, in più la scatola non è dove Castiel gli aveva detto e deve andarla a cercare nell’intero magazzino.

Mezz’ora dopo Crowley stringe la tavola sui demoni tra le mani, la guarda con un sorriso amaro. Prende tutta la scatola e la porta con se.

Torna alla biblioteca e si serve un drink, si siede al tavolo e osserva il posto vuoto, con le luci spente e sente una specie di vuoto che gli divora il petto.

“Stupide sensazioni umane, prima o poi mi farò trascinare dentro qualcosa di cui mi pentirò amaramente.”

Prende la tavola e se le rigira fra le mani. Sfiora le incisioni e sospira.

Apre il quaderno di Kevin Tran e cerca la sezione sulle prove, legge “curare un demone” con la scrittura sottile del ragazzo, sfila la sua penna dalla tasca e lascia delle annotazioni sul margine, piega l’angolo del foglio e chiude il quaderno.

“Oh Giraffa4, non sarà facile.”

Finisce il suo drink e si infila la tavola nella giacca, da un’ultima occhiata al bunker prima di sparire.



Se il sangue umano può guarire un demone, cos’è così potente da poter curare un Cavaliere Infernale?
Esatto, Moose, la Grazia di un Angelo.


















1Lebanon, Kansas. È la città nella cui periferia si trova il bunker dei Men of Letters.

2Cat Stevens, confido sul fatto che tutti voi sappiate chi sia, ma per sicurezza fatevi una cultura.

3Come nell’altro capitolo: U.S. Route 36 è una strada statale che attraversa una miriade di stati dal Rocky Mountain National Park in Colorado a Dennison in Ohio.

4Giraffe, episodio 7x01, nickname che Crowley da ad una persona in particolare ;)




CANZONE: Adam Lambert – Chokehold (x)








Echy's Corner


Questo è un capitolo di passaggio:
- si vede Sam scoprire qualcosa in più di quello che sta combinando il fratello;
- Dean vicino a Cas è diverso da Dean lontano da Cas;
- Crowley ha in mente qualcosa.

Spero che abbiate capito i vari hint che vi ho lasciato in questo capitolo, che abbiate intuito almeno in parte la direzione che voglio prendere con questa storia ù_ù
Piccolo Bonus: mentre scrivevo il capitolo sono ricaduta nel vortice della Marvel e mi sono rivista i due film di Captain America, quindi l'Agente Steve Rogers è un tributo al mio Captain Giacciolo preferito xD

La scena al bar fra Crowley e Dean è stata scritta prima della messa in onda della puntata, dal prossimo capitolo invece se ci saranno richiami ad eventi che succedono anche nella puntata sono richiami al canon.
Ripeto che Dean qui è un Cavaliere dell'Inferno, quindi come Caino e non un semplice demone... le conclusioni le fate voi ù_ù


Spiegazione del titolo della storia ù_ù
"Chockehold" è una canzone che mi è piaciuto dal primo momento in cui l'ho ascoltata, mi è sembrata molto triste e piena di risentimenti, parla di cercare di voler lasciare qualcuno ma non riuscirci perchè ormai si è completamente legati a quella persona.
Per me Dean cerca di liberarsi da Cas, vuole andarsene, ma ormai quell'angelo fa parte di lui e per quanto ci provi resta incatenato.
I keep running away, running away
Running away from you
[...]
Cause I know the second you go
Want you to bring it on back to me
And you know I want your chokehold
[...]
All without your touch I suffocate
I could asphyxiate, but I kind of like the pain, 'ey



Per il postaggio del prossimo capitolo dovete seguire gli aggiornamente sulla mia pagina facebook perchè lo sto ancora scrivendo e non so quanto ci potrò mettere. Quindi stay tuned!




Till next time sweetis,
Echy;
 
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view post Posted on 11/12/2014, 21:47     +1   -1
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Salve a tutti, ho un ritardo tremendo *mea culpa*, ma come ho spiegato in pagina ho avuto un piccolo blocco che mi ha rallentato, sono riuscita a superarlo e ho finito il capitolo. Non sono ancora tornata al 100% in carreggiata per la scrittura, ma sto cercando di mantenermi allenata.
Non so quanto vi possa far bene questo capitolo dopo la 10x09, siete liberi di prendermi a badilate in faccia.
Buona lettura ^-^












IV. SEARCH AND DESTROY











Il dolore si diramava in tutto il corpo rendendo anche respirare l’azione più difficile da fare. Non avrebbe dovuto provare tutto questo, era solo un anima, il suo corpo era stato masticato dai cani infernali anni fa eppure ogni taglio, ogni ferita gli provocavano dolori acuti che penetravano fin dentro le ossa.

Era tutto più amplificato. Ogni cosa: il dolore, la paura, il senso di vuoto all’altezza del cuore.

Aveva fallito, aveva lasciato suo fratello da solo contro il mondo e lui adesso era all’Inferno a subire torture infinite.

“Ragazzo mio, non credi che sia il giorno giusto per scendere da questa ruota?”

Alastair tornava ogni sera, osservava il suo corpo martoriato, passava il dito sopra ogni ferita e poi gli faceva la stessa domanda, erano passati trenta anni e Dean gli rispondeva sempre di no, ma quella volta c’era qualcosa dentro di lui che l’aveva spezzato definitivamente.

Non sapeva se era quel senso di rimorso nei confronti di suo fratello e di suo padre che negli ultimi cinque anni si era impossessato di lui facendogli ricordare ogni singola volta in cui li aveva delusi, ogni singola volta che non aveva seguito gli ordini di suo padre mettendo il piccolo Sam in pericolo.

Quel giorno Dean si era spezzato.

“Allora, come mi rispondi? Scendi e inizi a giocare con i bambini più grandi, Dean?”

Dean l’aveva guardato negli occhi pieni di sangue e fumo nero.

“Credo che si arrivato anche il mio momento di divertirmi, no?”

“Bravo il mio ragazzo.”

Con uno schiocco di dita le catene intorno ai polsi di Dean si aprirono e quando toccò terra tutte le ferite si richiusero. Dean si osservò, si passò le mani sulle braccia dove erano spariti tutti i segni delle torture.

Alastair allungò una mano verso Dean, “Seguimi, noi due ci divertiremo molto.”

Dean guardò il demone davanti a lui e afferrò la sua mano.







Dean si volta verso il sedile del passeggero ora occupato da un silenzioso Castiel che guarda fuori dal finestrino dell’Impala.

Il silenzio è una caratteristica dell’angelo, ma questo tipo è diverso, è pieno di domande che Castiel vorrebbe chiedere all’altro, ma non ci riesce.

Dean sorride, “Sai, da quando sono diventato un demone riesco a ricordarmi tutto quello che è successo all’Inferno. Ogni singolo secondo.”

Castiel si volta verso Dean, “Avevo messo una specie di muro ai ricordi peggiori per non farti soffrire troppo al tuo ritorno fra i vivi. Mi dispiace che tu riesca a ricordare tutto.”

“Perché? Molti ricordi sono belli, altri... Altri non lo sono, ma anche quei momenti sono importanti. Un uomo diventa ciò che ha passato.”






La prima volta che ha preso in mano una lama si è sentito invincibile. Questa era la prima volta che Alastair lo lasciava torturare la sua prima anima da solo, si è sentito così orgoglioso di sè stesso.

Alastair lo trattava bene, si congratulava con lui ogni volta che riusciva ad imparare qualche nuovo metodo di tortura. Era il suo studente migliore e lo sfoggiava con orgoglio.

Dean era cambiato, dentro di lui il vuoto si stava riempiendo di fumo nero, ogni nuovo progresso portava ad un allontanamento dei sentimenti, di quel peso che l’aveva portato a quella situazione.

Ogni volta che affondava la lama in un’anima si sentiva venire liberato da tutte le responsabilità che l’avevano trascinato in basso e l’avevano portato a sopportare trenta anni di torture.

Si voltò verso la ruota vedendo l’anima che avrebbe torturato, era un ragazzo ed era molto giovane. Il vecchio Dean si sarebbe preoccupato per lui, si sarebbe chiesto per quale motivo era finito all’Inferno, ma questo nuovo Dean riusciva solo a vedere un giocattolo con cui divertirsi fino ad annoiarsi.

Dopo la prima dozzina di anime perse interesse anche a guardarle in faccia, erano diventate solo dei giocattoli e l’unica cosa che gli interessava era il punto da cui iniziare a incidere ghirigori sul loro corpo.

Si divertiva, rideva e gli piaceva vedere scorrere il sangue delle sue vittime fino a toccare il suolo, adorava sentirle urlare i nomi delle persone a loro care, invocare un Dio che non sarebbe mai arrivato.

In dieci anni era diventato così bravo che aveva preso altri demoni a cui insegnava quello che aveva imparato da Alastair. Si era circondato di tanti servi che lo trattavano come un re e l’unica cosa che lui doveva fare per ottenere qualcosa era chiedere, in poco tempo ciò che desiderava arrivava davanti ai suoi occhi e quel demone lo guardava aspettando un ringraziamento che non sarebbe mai avvenuto. Bastava essere entrati nel campo visivo di Dean Winchester per essere considerati un demone importante.

Dean se la stava godendo alla grande finché un giorno vide questa luce accecante arrivare verso di lui. Afferrò la prima lama che trovò e aspettò prima di attaccare.

Un essere fatto di pura luce si mostrò ad un centinaio di metri da lui, sembrava un uomo semplice ma aveva delle enormi ali neri che riempivano il campo visivo di Dean.

“Sono venuto per te, Dean Winchester. Sono venuto per salvarti. Le tue preghiere sono state esaudite” disse la creatura con una voce che risuonò come un’infinità di campane.

“Mi dispiace deluderti, ma sei leggermente in ritardo, pennuto” rispose con sarcasmo, “perché qui io mi sto divertendo da matti. Io non me ne vado.”

“Seguimi, Dean Winchester. Dio ha ordinato la tua liberazione.”

“Tu e il tuo Dio potete andare a farvi fottere.”

Iniziò a correre verso la creatura pronto ad affondare il pugnale, gli arrivò vicino e quando stava lanciando il suo attacco l’altro afferrò la lama e la spezzò.

Dean guardò sorpreso la sua arma venir distrutta, alzò gli occhi e vide delle luci azzurre che lo incatenarono, si sentì mancare il fiato.

La creatura allungò il braccio verso di lui e gli afferrò la spalla, la pelle sotto la mano dell’angelo iniziò a bruciare.

Dentro di Dean iniziò una lotta che portò il fumo nero a scomparire venendo sostituito da una luce azzurra simile a quella degli occhi dell’angelo.

La mente di Dean si ripulì completamente facendolo tornare quello di prima, gli occhi gli si riempirono di lacrime.

“Sammy” sussurrò con la voce spezzata.

“Bentornato, Dean Winchester.”

L’angelo lo strinse più forte e i due iniziarono ad alzarsi in volo, Dean venne abbracciato dall’altro, prima di chiudere gli occhi per l’ultima volta all’Inferno sentì un’ultima frase e poi il buio.

“Dean Winchester è stato salvato!”









~۞~









“Salve, dolcezza.”

Crowley si trova nel punto dell’incontro, è un piccolo parco con una sabbiera su cui un angelo ci ha disegnato un bel ghirigoro.

Davanti a lui compare Hannah in una nuvola di sabbia, il suo viso è duro e severo, squadra Crowley nel suo completo nero, ha un fiore rosso nell’occhiello della giacca.

“Avrei preferito un posto più appartato come primo appuntamento”, Crowley sfila la pergamena dalla tasca con l’invito dell’angelo e le coordinate del luogo.

“Questo posto è bel controllato, in caso avessi in mente di fare qualcosa”, Hannah punta gli occhi sui tre angeli seduti sulle panchine intorno alle altalene.

“Capito, non ti fidi di me”, sorride all’angelo, “ma vedi, tesoro, noi stiamo dalla stessa parte. Vogliamo entrambi la pace nel mondo e che tutto funzioni perfettamente.”

Hannah fa una risata sarcastica, “Come possono un angelo e un demone volere la stessa cosa?”

“Pensavo avessi conosciuto la coppia di punta, quei due attirano più angst di una tragedia di Shakespeare.”

Allo sguardo interrogativo dell’angelo, Crowley sbuffa; “Romeo e Giulietta?”

“Non capisco come questo possa essere connesso con la nostra situazione.”

“Voi angeli, non riuscirò mai a capirvi. Comunque non è la prima volta che voi piumati mi contattate per sistemare una brutta situazione. Mi ricordo dei bei tempi in Mesopotamia1 con una tua vecchia collega, Naomi era il suo nome?”

Hannah serra la mascella, chiude la mano ed è pronta a far comparire la lama anglica.

“Quello che ha fatto Naomi, quello che ci ha costretto a fare contro la nostra volontà è stato ripugnante e io non commetterò lo stesso errore.”

“Eppure siamo qui, io e te. Ammettiamo, io e le donne potenti siamo come due calamite: ci attiriamo. E ora possiamo parlare d’affari? Ho un Inferno da governare.”

“Non ti ho fatto venire qui per questo motivo. Dobbiamo parlare di Castiel e di quello che quel demone gli sta facendo.”

Crowley rotea gli occhi, “Davvero? Il re dell’Inferno viene per fare una chiacchierata con l’attuale leader delle scimmie volanti e tu vuoi parlare del tuo ex?”

“Tu gliel’hai lasciato prendere!” urla Hannah.

“Il tuo amante mi è venuto a cercare perché gli mancava il marito, cosa avrei dovuto fare? Dirgli che dato che si è trovato una fidanzata gelosa non potevo dirgli dove si trovava Dean? Non puoi ostacolare il vero amore. ”

Hannah fa comparire la lama angelica e si scaglia contro il demone, Crowley evita l’attacco e blocca l’angelo con la sua lama puntandogliela alla gola. Crowley le sistema una ciocca di capelli e le rivolge un sorriso.

“Facciamo così, noi adesso parliamo di affari, di come sistemare questo circo ambulante che è diventato il Paradiso e poi pensiamo a come rovinare la luna di miele alla Giraffa e allo Scoiattolo, ok?”

Hannah lo guarda ancora con astio, Crowley allontana la lama e fa un passo indietro, ripone il pugnale nella fodera della giacca e resta ad osservare l’angelo.

“Chi tace acconsente. Ci spostiamo da qualche altra parte più privata? Con un bicchiere di vino rosso davanti”, guarda meglio l’angelo. “No, tu sei un tipo da bourbon, quella nota amara che rende tutto più bello.”

“Va bene, ma dobbiamo parlare del problema”, Hannah si avvicina a Crowley, il viso è meno duro, sa che il demone di fronte a lei è un doppiogiochista e riesce ad ottenere quello che vuole, Castiel gliene ha parlato, ma lei spera di riuscire a guadagnare qualche cosa da questo incontro.

“Perfetto, dolcezza. Ora andiamo, conosco un locale qui vicino che fa un liquore artigianale meraviglioso. Si discute meglio con un bicchiere di alcool davanti, almeno qualcosa di buono, sono stanco di bere quella brodaglia imbevibile che spacciano per birra.”

Allunga una mano verso l’angelo, Hannah lo guarda ancora con diffidenza, ma afferra la mano.







~۞~








Dean ferma la macchina davanti all’ennesimo bar, la scritta al neon lampeggia, una parte è rotta e non si accende neanche.

“Pit-stop. Prendiamo qualcosa da mangiare e poi ripartiamo.”

Castiel osserva il locale dall’esterno. “Potremmo fermarci un po’ di più, anche tu hai bisogno di riposo e hai guidato per ore.”

Dean ride, guarda il profilo di Castiel intendo a scrutare ogni piccolo dettaglio dei muri pieni di cartelloni pubblicitari ormai rovinati da pioggia e disegni fatti da adolescenti.

“Perché no? Se Sammy riesce a trovarci prima che arriviamo al Bunker posso liberarmi di te prima di quanto sperassi”, spegne la macchina e apre lo sportello. “Andiamo, pulcino, se sento ancora una volta brontolare il tuo stomaco per la fame rischio di impazzire.”

Castiel è sempre più confuso, ci sono momento in cui quell’uomo al suo fianco è Dean, mostra interesse verso lui e anche qualcosa in più, ma a volte lo guarda negli occhi e non riesce a riconoscerli. Castiel sa bene una cosa: più tempo passa con Dean e più quella parte sconosciuta diventa sempre più sfumata. Lui sa che prima o poi lo guarderà negli occhi e vedrà solo il suo Dean.

Esce dalla macchina e lo segue dentro il locale. Se l’esterno era pessimo, l’interno fa anche più ribrezzo: le pareti sono spoglie, il bancone è sporco e il tanfo di sudore e alcolici scadenti è fortissimo.

Quell’odore pungete colpisce Castiel e gli fa prendere un giramento di testa, le gambe gli cedono. Dean lo afferra per i fianchi e lo tiene dritto mentre il giramento di testa gli passa.

“Scusa, io... Ho sentito come se non toccassi più terra, ma in un modo brutto. Tutto era in movimento e non riuscivo a tenermi in piedi.”

“Benvenuto nel mondo dei giramenti di testa! Succedono quando non si mangia da molto oppure quando una puzza del genere ti entra nel naso.”

Dean lo guarda negli occhi, lo stringe e lo fa stare fermo. “Meglio?”

Castiel annuisce, gli occhi di Dean sono così verdi in questo momento, sono delle calamite per lui e resta a fissarli più a lungo del solito. Non si era mai accorto che al centro diventano di un colore simile all’oro e i contorni sono di un verde più scuro come se volessero proteggere quegli smeraldi incastonati all’interno.

Basta un millisecondo, un battito di ciglia per vedere quegli occhi cambiare, tornare scuriti da un ombra, sentire la stretta di Dean allentarsi fino a svanire completamente.

Castiel lo vede allontanarsi, resta fermo in quello stesso punto finché Dean gli fa cenno di avvicinarsi al loro tavolo.

Si siede davanti a lui, resta in silenzio. Nessuno dei due parla, non si guardano neanche negli occhi. Castiel allunga la mano per prendere il menù al centro del tavolo, ma Dean è più veloce, lo legge in silenzio e prendere le ordinazioni per entrambi senza consultare l’altro.

Cinque minuti dopo davanti a loro ci sono due panini con il doppio ripieno. Dean inizia a mangiare e lo imita anche Castiel, si percepisce un’atmosfera di tensione fra i due.

“Dean-“

“No”, Dean lo fissa negli occhi, sono arrabbiati e anche la presa sul bicchiere diventa più stretta, tanto che il vetro si incrina leggermente. “Non dobbiamo dirci nulla. Io ti riporto al bunker e poi me ne vado. Torno in questa nuova vita che mi piace molto mentre tu trovi un modo di sistemare la tua situazione. Non c’è niente da discutere. Io resto così, tu torni ad essere una scimmia volante come prima.”

Castiel abbassa il volto, si sente ferito e i suoi occhi lo tradiscono. “Non era quello che volevo dire.”

Dean prende un sorso di birra, “Allora parla.”

“Sei diverso, lo so che sei un Cavaliere, ma prima ho visto qualcosa di diverso nei tuoi occhi e so che sono io a creare questo cambiamento.”

Dean si appoggia con entrambi i gomiti al tavolino e si sporge verso Castiel. “Quindi io evito di farti sfracellare a terra per un cazzo di giramento di testa e tu lo vedi come un cambiamento! Wow! Non pensavo di essere un uomo così di merda da far passare una cosa normale come quella di prima qualcosa di speciale.”

“Non intendevo questo”, il tono di Castiel è arrabbiato. “Sei un uomo buono, giusto e lo sei sempre stato. Voglio ricordartelo. Ti voglio chiedere di restare, anche dopo essere arrivati al bunker. Prometto che ne’ io ne’ Sam cercheremo di cambiarti.”

La risata che fa Dean è agghiacciante, “Tu vuoi promettermi questo? Pensi davvero che Sam accetterà?”

Castiel raddrizza la schiena e carca di utilizzare tutta la sua altezza per sovrastare Dean che era curvo verso si lui.

“Vedo dei progressi, a volte non sei quello stronzo menefreghista che fai finta di essere, vedo che ti preoccupi di me come faceva il vecchio Dean e io sono qui perché non voglio che quell’uomo meraviglioso venga nascosto da-”

“Questo stronzo”, Dean indica sé stesso.

“-questa farsa che stai recitando.”

Tra i due cala di nuovo il silenzio, Dean si pulisce le mani e si alza, lascia venti dollari sul tavolo e si allontana. Castiel lo segue, ma gli prende un altro giramento di testa e perde l’equilibrio andando a scontrarsi contro un uomo.

“Mi dispiace, mi scusi. Non mi sento molto bene, mi dispiace tantissimo”; Castiel ritrova l’equilibrio, ma non riesce a respirare bene.

L’uomo si alza dal suo posto, è più alto di Castiel e lo guarda dall’altro in basso. “Sentimi coglione, tu non mi vieni addosso e te la cavi così facilmente. Tu non hai idea di chi sono io?”

Dean si volta nel momento in cui l’uomo gli afferra il trench tirandolo in alto, Castiel si tiene sulle punte dei piedi. Dean si avvicina velocemente e tira via Castiel dalla presa dell’uomo.

“Senti, il mio amico ti ha chiesto scusa e si vede che è già uno straccio, finiamola qui così ognuno torna a pensare alla propria serata, no?”

Castiel è appoggiato a Dean, una mano è stretta sulla camicia dell’altro per avere più stabilità; Dean gli passa un braccio dietro la vita e lo sostiene mentre si allontanano, poco prima di uscire dal bar l’uomo parla ancora.

“Scappa via, finocchio! Tornatene a prendere cazzi in culo, codardo.”

Dean si blocca, fa sedere Castiel e si volta verso l’uomo.

“Dean, lascia perdere, andiamocene, ti prego” lo supplica Castiel, ma Dean non lo ascolta e si avvicina di nuovo all’uomo.

È più alto anche di lui, ma Dean ha la forza demoniaca dalla sua parte; “Scusa, era lontano e non sono riuscito a capire bene quello che hai detto.”

L’uomo ride, “Ho detto finocchio. Tu e il tuo amico.”

Dean si gratta distrattamente una guancia, abbassa di poco la testa e quando la rialza lancia uno sguardo arrabbiato all’uomo.

“Oh, guardate la checca, si è arrabbiata. Per caso ti ho rovin-”

Il pugno di Dean arriva forte sul volto dell’uomo, gli spacca il labbro e lo fa indietreggiare di qualche passo.

“Rovinato la serata? Sì. Esatto, ma mai quanto rovinerò la tua.”

Dean si avvicina e da il secondo pugno di sinistro, lo colpisci sulla guancia e gli rompe lo zigomo, l’uomo cade a terra, striscia cercando di allontanarsi. Le poche altre persone del locale non vogliono essere messe in mezzo e si allontanano, molte escono dal bar, altre semplicemente li ignorano, l’unica che chiama la polizia è la proprietaria del locale.

“Se dovete ammazzarvi, fatelo fuori dal mio bar!” urla la donna a Dean.

“Capito, capo, stia tranquilla non le rovinerò la tappezzeria”, afferra l’uomo dal bavero della camicia e lo trascina fuori il locale.

Lo tira oltre i gradini del bar e inizia a colpirlo varie volte. Castiel esce a fatica dal locale appoggiandosi al muro.

“Dean” cerca di urlare invano, la sua voce è bassa e si sente tremendamente stanco, ma non può svenire, deve fermare Dean prima che uccida l’uomo. Quando lo vede estrarre la Prima Lama dalla sua guaina capisce che deve agire in fretta, gli occhi di Dean sono tornati neri e non ha molto tempo.

Raccoglie tutte le forze e corre, per quanto gli è possibile, verso Dean, gli afferra la giacca e riesce a bloccarlo poco prima che si lanci a trafiggere l’uomo che ormai è ridotto in un ammasso di sangue, riesce a vedere dei denti che gli si sono staccati a terra.

Castiel si appoggia completamente a Dean, passa le braccia attorno il suo busto trattenendolo in un abbraccio da dietro. Dean ringhia e cerca di muoversi, Castiel deve usare tutta la sua forza per tenerlo fermo.

“Basta Dean” gli sussurra all’orecchio prima di perdere le forze e scivolare sul corpo di Dean fino a toccare terra.

Dean si volta, la lama ancora stretta nella sua mano, la ripone nella giacca e afferra Castiel facendolo rialzare. Castiel apre gli occhi e vede quelli verdi di Dean, un piccolo sorriso gli illumina il volto.

Dean passa un braccio dietro la schiena e una sotto le gambe di Castiel, lo prende in braccio e si dirige verso la macchina, lo fa distendere sui sedili posteriori. L’angelo inizia a tremare e Dean lo copre con una coperta, gli accarezza il volto e si accorge del sangue che ha sulle mani, le pulisce con un pezzo di stoffa e si mette al posto di guida.

Parte velocemente in direzione del bunker, ogni tanto guarda lo specchietto retrovisore per controllare Castiel.

“Resisti, Cas, manca poco” sussurra quando legge che hanno passato il confine e si stanno avvicinando al bunker.






~۞~








Il silenzio nella macchina è assordante, non ha neanche acceso la radio per paura di perdersi qualche notifica, quando si era messo alla guida il sole era ancora alto nel cielo e illuminava la strada, adesso il buio circonda la macchina e il paesaggio.

La stanchezza si fa sentire e chiude un secondo gli occhi, quando li riapre c’è un animale sulla strada, sterza rapidamente e lo evita.

Sam accosta la macchina sul bordo della strada, sente il suo cuore battere all’impazzata, sbatte la testa sul poggiatesta ripetutamente e si da dell’idiota.

Stringe il volante fra le mani, gli pizzicano gli occhi e sta trattenendo le lacrime da troppo, ma non può permettersi di fermarsi adesso perché sta avendo un crollo emotivo. Prima ritrova il fratello e prima potrà sistemare sé stesso.

Il pensiero di rivedere suo fratello in parte lo spaventa: non sa chi o cosa avrà di fronte e se vorrà tornare con lui oppure lo ferirà ancora.

Sam sa che deve essere forte, deve pensare che questa è solo un’altra missione, un lavoro diverso dal solito, ma è sempre una caccia.

Controlla il computer per vedere se ci sono degli aggiornamenti, ma la lista degli avvistamenti resta invariata.

Prende il telefono, fissa il numero di Castiel, è tentato a chiamarlo ancora una volta. Il dito gli trema sul pulsante di chiamata, ci clicca e prende un respiro profondo.

Il telefono squilla, la segreteria non parte e Sam guarda fuori dal finestrino cercando di non pensare a nulla.

Parte di nuovo la segreteria telefonica.

“Castiel, sono sempre io. Spero che tu riceva questi messaggi. Ti sto cercando. Vi sto cercando. So che Dean è con te. Io... Cas, ho davvero bisogno che tu mi risponda. Ho bisogno di sapere cosa sta davvero succedendo, se quella persona con te è mio fratello.”

Prende un respiro profondo, si stringe la radice del naso fra le dita; “Spero di vederti presto, io sono vicino, più o meno. Sto arrivando.”

Chiude la chiamata e lancia il telefono sul sedile accanto, controlla lo schermo del portatile e chiude anche quello, ma non completamente lasciandolo acceso.

Riaccende la macchina e torna a guidare, dopo venti minuti gli squilla l’applicazione della polizia: è un messaggio di allerta.

Lo afferra con una mano mentre tiene gli occhi sulla strada, si volta per leggere il luogo: Lebanon.

Svolta velocemente per fermarsi, apre il messaggio, ma ci sono pochi dettagli, riapre il portatile e cerca la notizia nel database.

Una rissa in un bar che si trova più indietro rispetto la sua posizione, molto vicino alla periferia di Lebanon, ha portato un uomo all’ospedale con molte ossa rotte.

Sam controlla la descrizione dell’assalitore: uomo, sulla trentina, capelli biondo scuro, alto un metro e ottantacinque, armato di una strana lama color avorio scuro.

La riga sotto attira di più la sua attenzione: ha portato via di peso un uomo sulla quarantina, capelli neri, alto un metro e ottanta, svenuto; si presume rapimento.

Sam è confuso, la descrizione della rissa coincide con quella delle volte precedenti, ma ogni volta si finiva sempre con una pugnalata e un morto, perché questa volta Dean non ha uccido nessuno?

L’unico modo per capire quello che era successo era andare di persona, fa retromarcia e torna indietro. Ignora i limiti di velocità e arriva a destinazione in meno di mezz’ora, tira fuori il badge da federale e va a parlare direttamente con un agente.

“Agente Stevens”, mostra il badge all’uomo, “mi potrebbe dire cosa è successo.”

L’agente lo osserva, Sam aveva la faccia stanca di qualcuno che non dormiva da giorni, l’uomo gli indica il punto in cui si trovano dei denti per terra e delle macchie di sangue.

“Credo che sia l’uomo che voi federali state cercando per tutto lo stato, come sempre è scoppiata una rissa. Una cameriera ha detto che questo poveraccio se l’è andata a cercare, l’ha provocato. Il signor Tramper è stato ridotto in uno stato penoso, ma è fortunato ad essere ancora vivo. Quel mostro doveva avere altre cose da fare, l’ha lasciato a terra e si è portato via l’uomo con cui ha passato la serata. Abbiamo rilasciato un’allerta per rapimento.”

“Grazie”, si allontana verso l’interno del bar. Sente il telefono vibrare, gli è arrivato un messaggio, lo apre pensando che l’allerta di cui gli ha parlato il poliziotto, ma quando legge il mittente resta senza fiato.

Castiel gli ha mandato un messaggio: «Torna al bunker.»

Fissa quelle quattro parole fino a stamparsele a fiamme nel cervello. Ci sono mille pensieri che gli corrono nella testa.

Castiel è vivo, questo è sicuro ed è l’uomo di cui parlavano nel rapporto, quindi è con Dean e questo messaggio gli fa capire che stanno tornando indietro.

Spera in un vero e proprio miracolo. Spera che Dean sia tornato il suo fratello maggiore e abbia deciso di fare la cosa giusta. Spera che il problema sia risolto.

Ma non appena ricollega quello che gli ha raccontato l’agente un pensiero lo colpisce forte: e se non fosse stato Castiel a scrivere quel messaggio?

Se fosse una trappola?

Come poteva fidarsi di un messaggio dopo tutti quei giorni in cui non aveva ricevuto risposta?

Ma poi un piccolo pensiero su fa strada nella sua mente, timido e traballante: se fosse stato Dean a scrivere il messaggio?

Il rapporto dice che Dean l’ha preso di peso e lo ha portato via, probabilmente per riportarlo al bunker e curarlo.

Un sorriso gli appare sul volto, c’è ancora speranza, dopo tutto Dean non ha ucciso quell’uomo, l’ha ridotto male ma è ancora vivo.

Abbandona la scena, risale in macchina e si rimette in viaggio verso il bunker. Sfreccia su quelle strade secondarie, il cuore gli batte forte nel petto e si sta sforzando di non piangere, le lacrime gli premono sugli occhi e gli stanno appannando la vista.

Quando entra nel garage del bunker vede l’Impala parcheggiata pochi posti più avanti. Esce dalla sua macchina e fissa la Chevrolet, si avvicina lentamente e passa una mano sopra la carrozzeria accarezzandola.

Le luci sono spente, l’unica accesa è quella della Hall, Sam entra nella sala principale con il cuore in gola.

Ha paura, non sa cosa aspettarsi e di sicuro vedere Dean seduto sulla poltrona con un bicchiere di liquore in mano intento a sfogliare un album antico era l’ultima cosa a cui aveva pensato.

Si avvicina lentamente, le sue gambe sono bloccate e i passi pensanti.

Dean si accorge si lui e alza il volto, i due si guardano negli occhi. Sam ha una lacrima silenziosa che gli sta scendendo sul viso, quando Dean se ne accorge sul suo volto si dipinge un sorriso perfido, sa quanto male ha fatto sia al fratello che agli altri e ne è quasi fiero.

Mette da parte il giornalino e si alza, si avvicina a Sam, arriva a pochi metri da lui, finisce di bere il liquore e poggia il bicchiere sul tavolo affianco.

Fa un altro passo in avanti, è più in alto rispetto a Sam che si trova fuori dalla biblioteca, lo guarda dall’alto in basso. Vede le occhiaie del fratello, la stanchezza dipinta sul volto e i pugni stretti tremanti. Scende un solo scalino per arrivare alla stessa altezza di Sam.

“Heya, Sammy. Ti sono mancato?”






















1Si riferisce al dialogo avvenuto fra Crowley e Noemi nella 8x17 “Goodbye Strangers”.


CANZONE: 30 Seconds To Mars – Search & Destroy (x)





Echy’s Corner

LA REUNION FINALMENTE!
Finalmente Sam e Dean si sono rincontrati e, come avete potuto capire, solo uno di due è sull'orlo di una crisi di pianto.
Capitolo pieno di avvenimenti, Dean è sempre più bipolare e psicopatico, ma ora Castiel ha capito che è lui che porta a questi cambiamenti.
Nel prossimo capitolo ci sarà la prima chiacchierata fra i fratelli e si capirà meglio la situazione di Cas.
Hannah resta ancora nella storia, non so quante volte la rincontreremo, ma sto cercando di mantenere un quadro generale della situazione. Prima o poi tutti i pezzi si ricollegeranno.



-> Spiegazione del titolo della storia ù_ù
"Search and Destroy" sembra fatta apposta per la situazione di Dean, ha fatto di tutto per salvare chi ama, ma non riesce ancora a vedersi come un eroe quindi è pronto ad andare all'Inferno perchè pensa che quello sia il luogo a cui è destinato.
Il testo della canzone è perfetto e la reputo una delle più belle canzoni dei 30 Seconds To Mars, quindi vi invito a sentirla.
Grab your gun, time to go to Hell
I'm no hero, guilty as charged
Search and destroy
Found my faith, living in sin
I'm no Jesus, but neither are you my friend
I'm a whore, a birth of broken dreams
This simple answer is never what it seems
[...]
Sold my soul to Heaven and to Hell
Sick as my secrets, but never gonna tell
I'm to blame, burden of my dreams
[...]
Let me go




Per il postaggio del prossimo capitolo dovete seguire gli aggiornamente sulla mia pagina facebook perchè lo sto ancora scrivendo e non so quanto ci potrò mettere. Quindi stay tuned!

Till next time sweetis,
Echy;
 
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Sto riscrivendo questa storia. Nessun grande cambiamento nei capitolo già pubblicati, giusto qualche correzione che mi era sfuggita.
La riposterò da capo non appena la finisco di scrivere (e spero davvero che non sia fra altro tre anni perché me devo dare 'na mossa).


{Non so per chi stia scrivendo questo post, dato che ci sono solo io in questo forum xD}
 
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CITAZIONE (TAKeRu_ECHY @ 3/7/2017, 13:02) 
Sto riscrivendo questa storia. Nessun grande cambiamento nei capitolo già pubblicati, giusto qualche correzione che mi era sfuggita.
La riposterò da capo non appena la finisco di scrivere (e spero davvero che non sia fra altro tre anni perché me devo dare 'na mossa).


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