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| Salve a tutti, ho un ritardo tremendo *mea culpa*, ma come ho spiegato in pagina ho avuto un piccolo blocco che mi ha rallentato, sono riuscita a superarlo e ho finito il capitolo. Non sono ancora tornata al 100% in carreggiata per la scrittura, ma sto cercando di mantenermi allenata. Non so quanto vi possa far bene questo capitolo dopo la 10x09, siete liberi di prendermi a badilate in faccia. Buona lettura ^-^ IV. SEARCH AND DESTROY Il dolore si diramava in tutto il corpo rendendo anche respirare l’azione più difficile da fare. Non avrebbe dovuto provare tutto questo, era solo un anima, il suo corpo era stato masticato dai cani infernali anni fa eppure ogni taglio, ogni ferita gli provocavano dolori acuti che penetravano fin dentro le ossa.
Era tutto più amplificato. Ogni cosa: il dolore, la paura, il senso di vuoto all’altezza del cuore.
Aveva fallito, aveva lasciato suo fratello da solo contro il mondo e lui adesso era all’Inferno a subire torture infinite.
“Ragazzo mio, non credi che sia il giorno giusto per scendere da questa ruota?”
Alastair tornava ogni sera, osservava il suo corpo martoriato, passava il dito sopra ogni ferita e poi gli faceva la stessa domanda, erano passati trenta anni e Dean gli rispondeva sempre di no, ma quella volta c’era qualcosa dentro di lui che l’aveva spezzato definitivamente.
Non sapeva se era quel senso di rimorso nei confronti di suo fratello e di suo padre che negli ultimi cinque anni si era impossessato di lui facendogli ricordare ogni singola volta in cui li aveva delusi, ogni singola volta che non aveva seguito gli ordini di suo padre mettendo il piccolo Sam in pericolo.
Quel giorno Dean si era spezzato.
“Allora, come mi rispondi? Scendi e inizi a giocare con i bambini più grandi, Dean?”
Dean l’aveva guardato negli occhi pieni di sangue e fumo nero.
“Credo che si arrivato anche il mio momento di divertirmi, no?”
“Bravo il mio ragazzo.”
Con uno schiocco di dita le catene intorno ai polsi di Dean si aprirono e quando toccò terra tutte le ferite si richiusero. Dean si osservò, si passò le mani sulle braccia dove erano spariti tutti i segni delle torture.
Alastair allungò una mano verso Dean, “Seguimi, noi due ci divertiremo molto.”
Dean guardò il demone davanti a lui e afferrò la sua mano.
Dean si volta verso il sedile del passeggero ora occupato da un silenzioso Castiel che guarda fuori dal finestrino dell’Impala.
Il silenzio è una caratteristica dell’angelo, ma questo tipo è diverso, è pieno di domande che Castiel vorrebbe chiedere all’altro, ma non ci riesce.
Dean sorride, “Sai, da quando sono diventato un demone riesco a ricordarmi tutto quello che è successo all’Inferno. Ogni singolo secondo.”
Castiel si volta verso Dean, “Avevo messo una specie di muro ai ricordi peggiori per non farti soffrire troppo al tuo ritorno fra i vivi. Mi dispiace che tu riesca a ricordare tutto.”
“Perché? Molti ricordi sono belli, altri... Altri non lo sono, ma anche quei momenti sono importanti. Un uomo diventa ciò che ha passato.”
La prima volta che ha preso in mano una lama si è sentito invincibile. Questa era la prima volta che Alastair lo lasciava torturare la sua prima anima da solo, si è sentito così orgoglioso di sè stesso.
Alastair lo trattava bene, si congratulava con lui ogni volta che riusciva ad imparare qualche nuovo metodo di tortura. Era il suo studente migliore e lo sfoggiava con orgoglio.
Dean era cambiato, dentro di lui il vuoto si stava riempiendo di fumo nero, ogni nuovo progresso portava ad un allontanamento dei sentimenti, di quel peso che l’aveva portato a quella situazione.
Ogni volta che affondava la lama in un’anima si sentiva venire liberato da tutte le responsabilità che l’avevano trascinato in basso e l’avevano portato a sopportare trenta anni di torture.
Si voltò verso la ruota vedendo l’anima che avrebbe torturato, era un ragazzo ed era molto giovane. Il vecchio Dean si sarebbe preoccupato per lui, si sarebbe chiesto per quale motivo era finito all’Inferno, ma questo nuovo Dean riusciva solo a vedere un giocattolo con cui divertirsi fino ad annoiarsi.
Dopo la prima dozzina di anime perse interesse anche a guardarle in faccia, erano diventate solo dei giocattoli e l’unica cosa che gli interessava era il punto da cui iniziare a incidere ghirigori sul loro corpo.
Si divertiva, rideva e gli piaceva vedere scorrere il sangue delle sue vittime fino a toccare il suolo, adorava sentirle urlare i nomi delle persone a loro care, invocare un Dio che non sarebbe mai arrivato.
In dieci anni era diventato così bravo che aveva preso altri demoni a cui insegnava quello che aveva imparato da Alastair. Si era circondato di tanti servi che lo trattavano come un re e l’unica cosa che lui doveva fare per ottenere qualcosa era chiedere, in poco tempo ciò che desiderava arrivava davanti ai suoi occhi e quel demone lo guardava aspettando un ringraziamento che non sarebbe mai avvenuto. Bastava essere entrati nel campo visivo di Dean Winchester per essere considerati un demone importante.
Dean se la stava godendo alla grande finché un giorno vide questa luce accecante arrivare verso di lui. Afferrò la prima lama che trovò e aspettò prima di attaccare.
Un essere fatto di pura luce si mostrò ad un centinaio di metri da lui, sembrava un uomo semplice ma aveva delle enormi ali neri che riempivano il campo visivo di Dean.
“Sono venuto per te, Dean Winchester. Sono venuto per salvarti. Le tue preghiere sono state esaudite” disse la creatura con una voce che risuonò come un’infinità di campane.
“Mi dispiace deluderti, ma sei leggermente in ritardo, pennuto” rispose con sarcasmo, “perché qui io mi sto divertendo da matti. Io non me ne vado.”
“Seguimi, Dean Winchester. Dio ha ordinato la tua liberazione.”
“Tu e il tuo Dio potete andare a farvi fottere.”
Iniziò a correre verso la creatura pronto ad affondare il pugnale, gli arrivò vicino e quando stava lanciando il suo attacco l’altro afferrò la lama e la spezzò.
Dean guardò sorpreso la sua arma venir distrutta, alzò gli occhi e vide delle luci azzurre che lo incatenarono, si sentì mancare il fiato.
La creatura allungò il braccio verso di lui e gli afferrò la spalla, la pelle sotto la mano dell’angelo iniziò a bruciare.
Dentro di Dean iniziò una lotta che portò il fumo nero a scomparire venendo sostituito da una luce azzurra simile a quella degli occhi dell’angelo.
La mente di Dean si ripulì completamente facendolo tornare quello di prima, gli occhi gli si riempirono di lacrime.
“Sammy” sussurrò con la voce spezzata.
“Bentornato, Dean Winchester.”
L’angelo lo strinse più forte e i due iniziarono ad alzarsi in volo, Dean venne abbracciato dall’altro, prima di chiudere gli occhi per l’ultima volta all’Inferno sentì un’ultima frase e poi il buio.
“Dean Winchester è stato salvato!”~۞~ “Salve, dolcezza.”
Crowley si trova nel punto dell’incontro, è un piccolo parco con una sabbiera su cui un angelo ci ha disegnato un bel ghirigoro.
Davanti a lui compare Hannah in una nuvola di sabbia, il suo viso è duro e severo, squadra Crowley nel suo completo nero, ha un fiore rosso nell’occhiello della giacca.
“Avrei preferito un posto più appartato come primo appuntamento”, Crowley sfila la pergamena dalla tasca con l’invito dell’angelo e le coordinate del luogo.
“Questo posto è bel controllato, in caso avessi in mente di fare qualcosa”, Hannah punta gli occhi sui tre angeli seduti sulle panchine intorno alle altalene.
“Capito, non ti fidi di me”, sorride all’angelo, “ma vedi, tesoro, noi stiamo dalla stessa parte. Vogliamo entrambi la pace nel mondo e che tutto funzioni perfettamente.”
Hannah fa una risata sarcastica, “Come possono un angelo e un demone volere la stessa cosa?”
“Pensavo avessi conosciuto la coppia di punta, quei due attirano più angst di una tragedia di Shakespeare.”
Allo sguardo interrogativo dell’angelo, Crowley sbuffa; “Romeo e Giulietta?”
“Non capisco come questo possa essere connesso con la nostra situazione.”
“Voi angeli, non riuscirò mai a capirvi. Comunque non è la prima volta che voi piumati mi contattate per sistemare una brutta situazione. Mi ricordo dei bei tempi in Mesopotamia1 con una tua vecchia collega, Naomi era il suo nome?”
Hannah serra la mascella, chiude la mano ed è pronta a far comparire la lama anglica.
“Quello che ha fatto Naomi, quello che ci ha costretto a fare contro la nostra volontà è stato ripugnante e io non commetterò lo stesso errore.”
“Eppure siamo qui, io e te. Ammettiamo, io e le donne potenti siamo come due calamite: ci attiriamo. E ora possiamo parlare d’affari? Ho un Inferno da governare.”
“Non ti ho fatto venire qui per questo motivo. Dobbiamo parlare di Castiel e di quello che quel demone gli sta facendo.”
Crowley rotea gli occhi, “Davvero? Il re dell’Inferno viene per fare una chiacchierata con l’attuale leader delle scimmie volanti e tu vuoi parlare del tuo ex?”
“Tu gliel’hai lasciato prendere!” urla Hannah.
“Il tuo amante mi è venuto a cercare perché gli mancava il marito, cosa avrei dovuto fare? Dirgli che dato che si è trovato una fidanzata gelosa non potevo dirgli dove si trovava Dean? Non puoi ostacolare il vero amore. ”
Hannah fa comparire la lama angelica e si scaglia contro il demone, Crowley evita l’attacco e blocca l’angelo con la sua lama puntandogliela alla gola. Crowley le sistema una ciocca di capelli e le rivolge un sorriso.
“Facciamo così, noi adesso parliamo di affari, di come sistemare questo circo ambulante che è diventato il Paradiso e poi pensiamo a come rovinare la luna di miele alla Giraffa e allo Scoiattolo, ok?”
Hannah lo guarda ancora con astio, Crowley allontana la lama e fa un passo indietro, ripone il pugnale nella fodera della giacca e resta ad osservare l’angelo.
“Chi tace acconsente. Ci spostiamo da qualche altra parte più privata? Con un bicchiere di vino rosso davanti”, guarda meglio l’angelo. “No, tu sei un tipo da bourbon, quella nota amara che rende tutto più bello.”
“Va bene, ma dobbiamo parlare del problema”, Hannah si avvicina a Crowley, il viso è meno duro, sa che il demone di fronte a lei è un doppiogiochista e riesce ad ottenere quello che vuole, Castiel gliene ha parlato, ma lei spera di riuscire a guadagnare qualche cosa da questo incontro.
“Perfetto, dolcezza. Ora andiamo, conosco un locale qui vicino che fa un liquore artigianale meraviglioso. Si discute meglio con un bicchiere di alcool davanti, almeno qualcosa di buono, sono stanco di bere quella brodaglia imbevibile che spacciano per birra.”
Allunga una mano verso l’angelo, Hannah lo guarda ancora con diffidenza, ma afferra la mano.~۞~ Dean ferma la macchina davanti all’ennesimo bar, la scritta al neon lampeggia, una parte è rotta e non si accende neanche.
“Pit-stop. Prendiamo qualcosa da mangiare e poi ripartiamo.”
Castiel osserva il locale dall’esterno. “Potremmo fermarci un po’ di più, anche tu hai bisogno di riposo e hai guidato per ore.”
Dean ride, guarda il profilo di Castiel intendo a scrutare ogni piccolo dettaglio dei muri pieni di cartelloni pubblicitari ormai rovinati da pioggia e disegni fatti da adolescenti.
“Perché no? Se Sammy riesce a trovarci prima che arriviamo al Bunker posso liberarmi di te prima di quanto sperassi”, spegne la macchina e apre lo sportello. “Andiamo, pulcino, se sento ancora una volta brontolare il tuo stomaco per la fame rischio di impazzire.”
Castiel è sempre più confuso, ci sono momento in cui quell’uomo al suo fianco è Dean, mostra interesse verso lui e anche qualcosa in più, ma a volte lo guarda negli occhi e non riesce a riconoscerli. Castiel sa bene una cosa: più tempo passa con Dean e più quella parte sconosciuta diventa sempre più sfumata. Lui sa che prima o poi lo guarderà negli occhi e vedrà solo il suo Dean.
Esce dalla macchina e lo segue dentro il locale. Se l’esterno era pessimo, l’interno fa anche più ribrezzo: le pareti sono spoglie, il bancone è sporco e il tanfo di sudore e alcolici scadenti è fortissimo.
Quell’odore pungete colpisce Castiel e gli fa prendere un giramento di testa, le gambe gli cedono. Dean lo afferra per i fianchi e lo tiene dritto mentre il giramento di testa gli passa.
“Scusa, io... Ho sentito come se non toccassi più terra, ma in un modo brutto. Tutto era in movimento e non riuscivo a tenermi in piedi.”
“Benvenuto nel mondo dei giramenti di testa! Succedono quando non si mangia da molto oppure quando una puzza del genere ti entra nel naso.”
Dean lo guarda negli occhi, lo stringe e lo fa stare fermo. “Meglio?”
Castiel annuisce, gli occhi di Dean sono così verdi in questo momento, sono delle calamite per lui e resta a fissarli più a lungo del solito. Non si era mai accorto che al centro diventano di un colore simile all’oro e i contorni sono di un verde più scuro come se volessero proteggere quegli smeraldi incastonati all’interno.
Basta un millisecondo, un battito di ciglia per vedere quegli occhi cambiare, tornare scuriti da un ombra, sentire la stretta di Dean allentarsi fino a svanire completamente.
Castiel lo vede allontanarsi, resta fermo in quello stesso punto finché Dean gli fa cenno di avvicinarsi al loro tavolo.
Si siede davanti a lui, resta in silenzio. Nessuno dei due parla, non si guardano neanche negli occhi. Castiel allunga la mano per prendere il menù al centro del tavolo, ma Dean è più veloce, lo legge in silenzio e prendere le ordinazioni per entrambi senza consultare l’altro.
Cinque minuti dopo davanti a loro ci sono due panini con il doppio ripieno. Dean inizia a mangiare e lo imita anche Castiel, si percepisce un’atmosfera di tensione fra i due.
“Dean-“
“No”, Dean lo fissa negli occhi, sono arrabbiati e anche la presa sul bicchiere diventa più stretta, tanto che il vetro si incrina leggermente. “Non dobbiamo dirci nulla. Io ti riporto al bunker e poi me ne vado. Torno in questa nuova vita che mi piace molto mentre tu trovi un modo di sistemare la tua situazione. Non c’è niente da discutere. Io resto così, tu torni ad essere una scimmia volante come prima.”
Castiel abbassa il volto, si sente ferito e i suoi occhi lo tradiscono. “Non era quello che volevo dire.”
Dean prende un sorso di birra, “Allora parla.”
“Sei diverso, lo so che sei un Cavaliere, ma prima ho visto qualcosa di diverso nei tuoi occhi e so che sono io a creare questo cambiamento.”
Dean si appoggia con entrambi i gomiti al tavolino e si sporge verso Castiel. “Quindi io evito di farti sfracellare a terra per un cazzo di giramento di testa e tu lo vedi come un cambiamento! Wow! Non pensavo di essere un uomo così di merda da far passare una cosa normale come quella di prima qualcosa di speciale.”
“Non intendevo questo”, il tono di Castiel è arrabbiato. “Sei un uomo buono, giusto e lo sei sempre stato. Voglio ricordartelo. Ti voglio chiedere di restare, anche dopo essere arrivati al bunker. Prometto che ne’ io ne’ Sam cercheremo di cambiarti.”
La risata che fa Dean è agghiacciante, “Tu vuoi promettermi questo? Pensi davvero che Sam accetterà?”
Castiel raddrizza la schiena e carca di utilizzare tutta la sua altezza per sovrastare Dean che era curvo verso si lui.
“Vedo dei progressi, a volte non sei quello stronzo menefreghista che fai finta di essere, vedo che ti preoccupi di me come faceva il vecchio Dean e io sono qui perché non voglio che quell’uomo meraviglioso venga nascosto da-”
“Questo stronzo”, Dean indica sé stesso.
“-questa farsa che stai recitando.”
Tra i due cala di nuovo il silenzio, Dean si pulisce le mani e si alza, lascia venti dollari sul tavolo e si allontana. Castiel lo segue, ma gli prende un altro giramento di testa e perde l’equilibrio andando a scontrarsi contro un uomo.
“Mi dispiace, mi scusi. Non mi sento molto bene, mi dispiace tantissimo”; Castiel ritrova l’equilibrio, ma non riesce a respirare bene.
L’uomo si alza dal suo posto, è più alto di Castiel e lo guarda dall’altro in basso. “Sentimi coglione, tu non mi vieni addosso e te la cavi così facilmente. Tu non hai idea di chi sono io?”
Dean si volta nel momento in cui l’uomo gli afferra il trench tirandolo in alto, Castiel si tiene sulle punte dei piedi. Dean si avvicina velocemente e tira via Castiel dalla presa dell’uomo.
“Senti, il mio amico ti ha chiesto scusa e si vede che è già uno straccio, finiamola qui così ognuno torna a pensare alla propria serata, no?”
Castiel è appoggiato a Dean, una mano è stretta sulla camicia dell’altro per avere più stabilità; Dean gli passa un braccio dietro la vita e lo sostiene mentre si allontanano, poco prima di uscire dal bar l’uomo parla ancora.
“Scappa via, finocchio! Tornatene a prendere cazzi in culo, codardo.”
Dean si blocca, fa sedere Castiel e si volta verso l’uomo.
“Dean, lascia perdere, andiamocene, ti prego” lo supplica Castiel, ma Dean non lo ascolta e si avvicina di nuovo all’uomo.
È più alto anche di lui, ma Dean ha la forza demoniaca dalla sua parte; “Scusa, era lontano e non sono riuscito a capire bene quello che hai detto.”
L’uomo ride, “Ho detto finocchio. Tu e il tuo amico.”
Dean si gratta distrattamente una guancia, abbassa di poco la testa e quando la rialza lancia uno sguardo arrabbiato all’uomo.
“Oh, guardate la checca, si è arrabbiata. Per caso ti ho rovin-”
Il pugno di Dean arriva forte sul volto dell’uomo, gli spacca il labbro e lo fa indietreggiare di qualche passo.
“Rovinato la serata? Sì. Esatto, ma mai quanto rovinerò la tua.”
Dean si avvicina e da il secondo pugno di sinistro, lo colpisci sulla guancia e gli rompe lo zigomo, l’uomo cade a terra, striscia cercando di allontanarsi. Le poche altre persone del locale non vogliono essere messe in mezzo e si allontanano, molte escono dal bar, altre semplicemente li ignorano, l’unica che chiama la polizia è la proprietaria del locale.
“Se dovete ammazzarvi, fatelo fuori dal mio bar!” urla la donna a Dean.
“Capito, capo, stia tranquilla non le rovinerò la tappezzeria”, afferra l’uomo dal bavero della camicia e lo trascina fuori il locale.
Lo tira oltre i gradini del bar e inizia a colpirlo varie volte. Castiel esce a fatica dal locale appoggiandosi al muro.
“Dean” cerca di urlare invano, la sua voce è bassa e si sente tremendamente stanco, ma non può svenire, deve fermare Dean prima che uccida l’uomo. Quando lo vede estrarre la Prima Lama dalla sua guaina capisce che deve agire in fretta, gli occhi di Dean sono tornati neri e non ha molto tempo.
Raccoglie tutte le forze e corre, per quanto gli è possibile, verso Dean, gli afferra la giacca e riesce a bloccarlo poco prima che si lanci a trafiggere l’uomo che ormai è ridotto in un ammasso di sangue, riesce a vedere dei denti che gli si sono staccati a terra.
Castiel si appoggia completamente a Dean, passa le braccia attorno il suo busto trattenendolo in un abbraccio da dietro. Dean ringhia e cerca di muoversi, Castiel deve usare tutta la sua forza per tenerlo fermo.
“Basta Dean” gli sussurra all’orecchio prima di perdere le forze e scivolare sul corpo di Dean fino a toccare terra.
Dean si volta, la lama ancora stretta nella sua mano, la ripone nella giacca e afferra Castiel facendolo rialzare. Castiel apre gli occhi e vede quelli verdi di Dean, un piccolo sorriso gli illumina il volto.
Dean passa un braccio dietro la schiena e una sotto le gambe di Castiel, lo prende in braccio e si dirige verso la macchina, lo fa distendere sui sedili posteriori. L’angelo inizia a tremare e Dean lo copre con una coperta, gli accarezza il volto e si accorge del sangue che ha sulle mani, le pulisce con un pezzo di stoffa e si mette al posto di guida.
Parte velocemente in direzione del bunker, ogni tanto guarda lo specchietto retrovisore per controllare Castiel.
“Resisti, Cas, manca poco” sussurra quando legge che hanno passato il confine e si stanno avvicinando al bunker.~۞~ Il silenzio nella macchina è assordante, non ha neanche acceso la radio per paura di perdersi qualche notifica, quando si era messo alla guida il sole era ancora alto nel cielo e illuminava la strada, adesso il buio circonda la macchina e il paesaggio.
La stanchezza si fa sentire e chiude un secondo gli occhi, quando li riapre c’è un animale sulla strada, sterza rapidamente e lo evita.
Sam accosta la macchina sul bordo della strada, sente il suo cuore battere all’impazzata, sbatte la testa sul poggiatesta ripetutamente e si da dell’idiota.
Stringe il volante fra le mani, gli pizzicano gli occhi e sta trattenendo le lacrime da troppo, ma non può permettersi di fermarsi adesso perché sta avendo un crollo emotivo. Prima ritrova il fratello e prima potrà sistemare sé stesso.
Il pensiero di rivedere suo fratello in parte lo spaventa: non sa chi o cosa avrà di fronte e se vorrà tornare con lui oppure lo ferirà ancora.
Sam sa che deve essere forte, deve pensare che questa è solo un’altra missione, un lavoro diverso dal solito, ma è sempre una caccia.
Controlla il computer per vedere se ci sono degli aggiornamenti, ma la lista degli avvistamenti resta invariata.
Prende il telefono, fissa il numero di Castiel, è tentato a chiamarlo ancora una volta. Il dito gli trema sul pulsante di chiamata, ci clicca e prende un respiro profondo.
Il telefono squilla, la segreteria non parte e Sam guarda fuori dal finestrino cercando di non pensare a nulla.
Parte di nuovo la segreteria telefonica.
“Castiel, sono sempre io. Spero che tu riceva questi messaggi. Ti sto cercando. Vi sto cercando. So che Dean è con te. Io... Cas, ho davvero bisogno che tu mi risponda. Ho bisogno di sapere cosa sta davvero succedendo, se quella persona con te è mio fratello.”
Prende un respiro profondo, si stringe la radice del naso fra le dita; “Spero di vederti presto, io sono vicino, più o meno. Sto arrivando.”
Chiude la chiamata e lancia il telefono sul sedile accanto, controlla lo schermo del portatile e chiude anche quello, ma non completamente lasciandolo acceso.
Riaccende la macchina e torna a guidare, dopo venti minuti gli squilla l’applicazione della polizia: è un messaggio di allerta.
Lo afferra con una mano mentre tiene gli occhi sulla strada, si volta per leggere il luogo: Lebanon.
Svolta velocemente per fermarsi, apre il messaggio, ma ci sono pochi dettagli, riapre il portatile e cerca la notizia nel database.
Una rissa in un bar che si trova più indietro rispetto la sua posizione, molto vicino alla periferia di Lebanon, ha portato un uomo all’ospedale con molte ossa rotte.
Sam controlla la descrizione dell’assalitore: uomo, sulla trentina, capelli biondo scuro, alto un metro e ottantacinque, armato di una strana lama color avorio scuro.
La riga sotto attira di più la sua attenzione: ha portato via di peso un uomo sulla quarantina, capelli neri, alto un metro e ottanta, svenuto; si presume rapimento.
Sam è confuso, la descrizione della rissa coincide con quella delle volte precedenti, ma ogni volta si finiva sempre con una pugnalata e un morto, perché questa volta Dean non ha uccido nessuno?
L’unico modo per capire quello che era successo era andare di persona, fa retromarcia e torna indietro. Ignora i limiti di velocità e arriva a destinazione in meno di mezz’ora, tira fuori il badge da federale e va a parlare direttamente con un agente.
“Agente Stevens”, mostra il badge all’uomo, “mi potrebbe dire cosa è successo.”
L’agente lo osserva, Sam aveva la faccia stanca di qualcuno che non dormiva da giorni, l’uomo gli indica il punto in cui si trovano dei denti per terra e delle macchie di sangue.
“Credo che sia l’uomo che voi federali state cercando per tutto lo stato, come sempre è scoppiata una rissa. Una cameriera ha detto che questo poveraccio se l’è andata a cercare, l’ha provocato. Il signor Tramper è stato ridotto in uno stato penoso, ma è fortunato ad essere ancora vivo. Quel mostro doveva avere altre cose da fare, l’ha lasciato a terra e si è portato via l’uomo con cui ha passato la serata. Abbiamo rilasciato un’allerta per rapimento.”
“Grazie”, si allontana verso l’interno del bar. Sente il telefono vibrare, gli è arrivato un messaggio, lo apre pensando che l’allerta di cui gli ha parlato il poliziotto, ma quando legge il mittente resta senza fiato.
Castiel gli ha mandato un messaggio: «Torna al bunker.»
Fissa quelle quattro parole fino a stamparsele a fiamme nel cervello. Ci sono mille pensieri che gli corrono nella testa.
Castiel è vivo, questo è sicuro ed è l’uomo di cui parlavano nel rapporto, quindi è con Dean e questo messaggio gli fa capire che stanno tornando indietro.
Spera in un vero e proprio miracolo. Spera che Dean sia tornato il suo fratello maggiore e abbia deciso di fare la cosa giusta. Spera che il problema sia risolto.
Ma non appena ricollega quello che gli ha raccontato l’agente un pensiero lo colpisce forte: e se non fosse stato Castiel a scrivere quel messaggio?
Se fosse una trappola?
Come poteva fidarsi di un messaggio dopo tutti quei giorni in cui non aveva ricevuto risposta?
Ma poi un piccolo pensiero su fa strada nella sua mente, timido e traballante: se fosse stato Dean a scrivere il messaggio?
Il rapporto dice che Dean l’ha preso di peso e lo ha portato via, probabilmente per riportarlo al bunker e curarlo.
Un sorriso gli appare sul volto, c’è ancora speranza, dopo tutto Dean non ha ucciso quell’uomo, l’ha ridotto male ma è ancora vivo.
Abbandona la scena, risale in macchina e si rimette in viaggio verso il bunker. Sfreccia su quelle strade secondarie, il cuore gli batte forte nel petto e si sta sforzando di non piangere, le lacrime gli premono sugli occhi e gli stanno appannando la vista.
Quando entra nel garage del bunker vede l’Impala parcheggiata pochi posti più avanti. Esce dalla sua macchina e fissa la Chevrolet, si avvicina lentamente e passa una mano sopra la carrozzeria accarezzandola.
Le luci sono spente, l’unica accesa è quella della Hall, Sam entra nella sala principale con il cuore in gola.
Ha paura, non sa cosa aspettarsi e di sicuro vedere Dean seduto sulla poltrona con un bicchiere di liquore in mano intento a sfogliare un album antico era l’ultima cosa a cui aveva pensato.
Si avvicina lentamente, le sue gambe sono bloccate e i passi pensanti.
Dean si accorge si lui e alza il volto, i due si guardano negli occhi. Sam ha una lacrima silenziosa che gli sta scendendo sul viso, quando Dean se ne accorge sul suo volto si dipinge un sorriso perfido, sa quanto male ha fatto sia al fratello che agli altri e ne è quasi fiero.
Mette da parte il giornalino e si alza, si avvicina a Sam, arriva a pochi metri da lui, finisce di bere il liquore e poggia il bicchiere sul tavolo affianco.
Fa un altro passo in avanti, è più in alto rispetto a Sam che si trova fuori dalla biblioteca, lo guarda dall’alto in basso. Vede le occhiaie del fratello, la stanchezza dipinta sul volto e i pugni stretti tremanti. Scende un solo scalino per arrivare alla stessa altezza di Sam.
“Heya, Sammy. Ti sono mancato?”
1Si riferisce al dialogo avvenuto fra Crowley e Noemi nella 8x17 “Goodbye Strangers”.
CANZONE: 30 Seconds To Mars – Search & Destroy (x)
Echy’s Corner
LA REUNION FINALMENTE! Finalmente Sam e Dean si sono rincontrati e, come avete potuto capire, solo uno di due è sull'orlo di una crisi di pianto. Capitolo pieno di avvenimenti, Dean è sempre più bipolare e psicopatico, ma ora Castiel ha capito che è lui che porta a questi cambiamenti. Nel prossimo capitolo ci sarà la prima chiacchierata fra i fratelli e si capirà meglio la situazione di Cas. Hannah resta ancora nella storia, non so quante volte la rincontreremo, ma sto cercando di mantenere un quadro generale della situazione. Prima o poi tutti i pezzi si ricollegeranno.
-> Spiegazione del titolo della storia ù_ù "Search and Destroy" sembra fatta apposta per la situazione di Dean, ha fatto di tutto per salvare chi ama, ma non riesce ancora a vedersi come un eroe quindi è pronto ad andare all'Inferno perchè pensa che quello sia il luogo a cui è destinato. Il testo della canzone è perfetto e la reputo una delle più belle canzoni dei 30 Seconds To Mars, quindi vi invito a sentirla. Grab your gun, time to go to Hell I'm no hero, guilty as charged Search and destroy Found my faith, living in sin I'm no Jesus, but neither are you my friend I'm a whore, a birth of broken dreams This simple answer is never what it seems [...] Sold my soul to Heaven and to Hell Sick as my secrets, but never gonna tell I'm to blame, burden of my dreams [...] Let me go
Per il postaggio del prossimo capitolo dovete seguire gli aggiornamente sulla mia pagina facebook perchè lo sto ancora scrivendo e non so quanto ci potrò mettere. Quindi stay tuned!
Till next time sweetis, Echy;
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