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| Titolo: Memories of You and Me Autore: TAKeRu_ECHY Fandom: Glee Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood + guest star Genere: Romantico, Commedia Raiting: Rosso (nel corso delle shots può variare dal Verde fino al Rosso) Avvisi: Fluff, OOC, Slash, Lime/Lemon/Smut, Raccolta Pairing: Thadastian, + guest Niff & Klaine Disclamer: Non possiedo alcun personaggio o sede cui faccio riferimento, è tutta proprietà di Ryan Murphy e della Fox.
Riassunto: Thad e Sebastian sono una famiglia, ma il percorso che hanno fatto per diventare una cosa sola è stato lungo e tortuoso a volte fatto di fantasie e cose non dette. I nostri Thadastian si portano dietro tanti ricordi, belli e brutti, ma ognuno ha un posto speciale nel loro cuore. Ogni momento era un passo avanti verso un noi.
Ricordi e situazioni che hanno legato le loro anime indissolubilmente.
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Side Story! Missing Moments! Spin-off! di “Somewhere Only We Know” L’avrei scritta lo stesso una long o una raccolta per questa coppia e ho trovato l’occasione per farlo. Anche se è ispirata alla long non c’è bisogno di averla letta perché sono episodi singoli non collegati direttamente con le situazioni presenti in SOWK. Mi scuso se ogni volta mi ricollego a questa storia, ma è come una figlia per me e non riesco ad allontanarmi da lei.
In ogni shot c’è un piccolo schema con Raiting, Pairing, Avvisi e eventuali Note. Uomo avvisato, mezzo salvato.
Raiting: Verde Pairing: Thadastian Avvisi: Fluff Note: anno 2036. Per chi non sapesse il retroscena: Thad e Sebastian sono già sposati da quasi dieci anni, hanno deciso tre anni prima di diventare genitori. Thad è un avvocato e Sebastian insegna Francese al McKinley. Blaine ha una figlia, Jacky, di ventuno anni, non è la figlia di Kurt, ma i due stanno insieme *coff*sono sposati*coff*.
I. Daddies
There is nothing more beautiful that look into your child’s eyes and see your whole world.
La luce filtrava dalle tende andando a disturbare il sonno di Sebastian, l’uomo si stropicciò gli occhi e si girò dall’altro lato per riprendere a dormire. Un corpicino si aggrappò a lui stringendolo forte. Con un sorriso Sebastian accarezzò la testolina del figlio, il viso del bambino premuto contro il suo petto, le manine che stringevano la stoffa della sua maglia. Sorrise, si abbassò per posare un bacio leggero tra i capelli biondi del piccolo. Sentì il frusciare delle lenzuola vicino a lui e alzò gli occhi incontrando quelli di suo marito; Thad era bellissimo appena sveglio con i capelli in disordine, le occhiaie per il troppo lavoro e quegli occhi ancora addormentati ma che risplendevano non appena lo vedeva. Thad posò la mano su quella di Sebastian accarezzando la sua fede, si avvicinò al marito per dargli un bacio a stampo. Il piccolo sentendo il calore anche dell’altro padre sorrise, portò una mano per succhiarsi il dito ma venne fermato da Sebastian, il bimbo ci provò ancora un paio di volte finché non smise; questo era uno dei metodi che gli aveva insegnato Thad, se si impediva con dolcezza di fare una cosa poi il bambino non l’avrebbe più fatta, il dito in bocca poteva rovinare la crescita del denti. Thad e Sebastian guardavano con adorazione il loro bellissimo figlio accarezzandolo e regalandogli dei baci, a volte restavano così anche per ore intere a coccolarsi e a trasmettere tutto il loro amore al piccolo. Thad scombinò i capelli biondi che ricoprivano la testa del figlio, li adorava perché gli avrebbero ricordato la bellissima ragazza che gli aveva donato quel miracolo. Erano passati tre anni da quando Lucy, la madre biologica del piccolo, li aveva guardati passandogli il fagottino addormentato dicendo con un sorriso “Ora siete diventati papà”. Sebastian era scoppiato a piangere e quando il piccolo aveva aperto gli occhi due piccoli smeraldi l’avevano guardato, suo figlio gli aveva sorriso e Thad avrebbe potuto giurare di aver sentito il cuore del marito perdere un battito. Avevano deciso il nome insieme, in nove mesi le idee non erano mancate, a volte erano divergenti, chi diceva un nome spagnolo chi uno francese, nelle centinaia di liste che avevano scritto di nomi maschili e femminili ce ne era sempre uno che compariva sempre e quando vennero a sapere che aspettavano un maschietto capirono che era destino. Thomas Smythe-Harwood. Thommy aveva tre anni, era cresciuto sano, forte, vivace e più precoce dei bambini della sua età, a soli due anni riusciva già a dire frasi quasi complete, riusciva a fare amicizia velocemente e le maestre dell’asilo lo adoravano. I primi tempi i neo-genitori si sentivano spaesati e avevano paura di non riuscire ad essere all’altezza. Fortunatamente per loro e per il piccolo, Blaine li guidò in tutti i piccoli passi, ogni volta che vedeva i suoi amici rischiare di cadere in un baratro di paure con un sorriso li tranquillizzava: “Se ci sono riuscito io a crescere una figlia da solo, voi due sarete meravigliosi!” Sebastian non sapeva più come ringraziare il suo migliore amico, li aveva sostenuti, incoraggiati e guidati, Thad gli ripeteva sempre che avrebbe almeno potuto smettere di chiamarlo ‘Hobbit idiota’, ma anche Blaine diceva che ormai era il loro modo di dimostrarsi affetto e non l’avrebbe scambiato con nulla al mondo. Thad si voltò per vedere l’ora sulla sveglia che teneva sul comodino. “Sono le sette e mezza, abbiamo ancora mezz’ora prima di iniziare la giornata.” “Non possiamo restare qui per sempre a coccolarci?” chiese Bas allungandosi per un bacio che Thad non seppe rifiutare. “Dobbiamo andare a lavoro, è un nostro dovere.” Sebastian roteò gli occhi scocciato e Thad cercò di non ridere della sua infantilità. “Facciamo così: oggi vedo se riesco ad uscire prima dallo studio e vengo a trovarti a scuola.” “Mi hai quasi convinto, ma non ti posso assicurare di fare il bravo fino al tuo arrivo.” “Allora non vengo”, girò il viso dall’altra parte. “E va bene, per oggi eviterò di uccidere qualche ragazzo, ma tu devi venire!” Thad posò un bacio sulle labbra del marito, “Bravo il mio piccolino.” In quel momento Thomas si stiracchiò appoggiando la testa sul petto di Thad, aprì gli occhi incontrando quelli gemelli del padre aprendosi in un sorriso. “Ciao Thommy” disse Bas accarezzandogli la guancia. “Tao” disse il bambino alzando la testa per incontrare il volto dell’altro genitore. Thommy sbadigliò strofinandosi gli occhi con le sue manine sotto gli sguardi sorridenti dei due padri. “Papi, oggi non mi va di andale a scuola”, la vocina ancora impastata dal sonno era adorabile, ma Thad non si sarebbe mai piegato. Thomas si mise in ginocchio e si lanciò sul volto del padre riempiendolo di baci, ma neanche questa volta Thad gli rispose, con un piccolo broncio si rivolse all’altro. “Papà, papi non mi lisponde.” Sebastian si mise seduto e afferrò il figlio stringendolo in un abbraccio, gli baciò la testa. “Papi non ti risponde perché gli ho fatto la stessa domanda prima e mi ha detto che è un nostro dovere andarci.” “Che tignifica dovele?” chiese il piccolo curioso. Thad guardò negli occhi il marito ammonendolo di non dire qualche stupidaggine delle sue. “Dovere è una cosa che si deve fare anche se non ci piace”, lo disse guardando Thad e poi aggiunse “noi dobbiamo andare a scuola e se facciamo i buoni Papi ci viene a trovare.” Thomas si illuminò, adorava le sorprese del padre, si lanciò tra le braccia di Thad stringendolo. “Andiamo a fare colazione? Io ho fame.” Sebastian si alzò dal letto scendendo al piano di sotto per andare in cucina, Thad e Thomas restavano altri dieci minuti a vedersi i cartoni alla televisione mentre l’altro preparava la colazione. Sebastian sistemò le tre tazze sul tavolo, preparò il caffè e mise a riscaldare il latte, prese il cioccolato e lo sciolse nel latte, sapeva di star viziando suo figlio ma non un po’ di energia in più gli faceva bene. Non appena fu tutto pronto chiamò gli altri due, Thad portava in braccio Thomas che sistemò sulla sedia rialzata. Adoravano fare colazione insieme, era un modo per iniziare la giornata nel miglior modo: con un sorriso. Vestire Thommy era sempre stato facile, non faceva i capricci e il piccolo adorava quando i suoi papà si prendevano cura di lui. Quella mattina toccava a Sebastian accompagnare Thomas all’asilo dato che entrava in seconda ora a scuola. Salutò il marito con un bacio e gli augurò una buona giornata, prese il figlio per mano e andarono in garage. Quella mattina c’era meno traffico del solito e il viaggio in macchina trascorse velocemente tra una canzoncina e i racconti di scuola di Thomas. Parcheggiò la macchina nell’area riservata ai genitori degli alunni dell’asilo, recuperò lo zainetto del figlio e, prendendo il piccolo in braccio, si diresse verso l’ingresso. Sentì vibrare il cellulare e con la mano libera lesse il messaggio che Thad gli aveva mandato. -Ti amo, oggi non te l’avevo ancora detto <3 Manda un bacio da parte mia a Thommy. Thad.- Con un sorriso scrisse la risposta e baciò la testolina del figlio: -Ti amo anch’io e T ricambia. Bas.- Posò il figlio a terra e gli fece indossare lo zainetto, gli dette un ultimo bacio prima di consegnarlo alle maestre. “Scricciolo, ricordati: fai il bravo, non parlare con gli estranei, non mangiare una merendina che non è tua e soprattutto-” “Papà, lo to. Tono grande io”, si mise le manine sui fianchi guardando il padre con aria di sfida. Sebastian sorrise alla sua imitazione, quel piccoletto gli assomigliava così tanto che se si fermava a pensarci sentiva esplodere il cuore. “Va bene, ometto, ma fai il bravo”, lo salutò ancora e poi si allontanò vedendolo entrare nella scuola. Controllò l’orologio vedendo che aveva ancora una mezz’oretta prima di dover entrare in quel liceo di matti. Sarebbe stata una giornata molto lunga, da quando si erano diplomati quasi tutti i suoi ragazzi si sentiva solo in quella scuola, si era tenuto in contatto con tutti i suoi vecchi alunni ma sentiva lo stesso quel vuoto all’altezza del cuore. Quando tornava a casa era quella vocina e quegli occhi verdi di suo figlio che lo facevano sentire di nuovo completo. Ringraziava il modo in cui Thad nonostante avesse capito che Thomas fosse il suo figlio biologico non glielo avesse mai rinfacciato, il marito ripeteva sempre che guardare il piccolo lo faceva innamorare sempre di più di lui e Bas puntualmente lo fissava con gli occhi lucidi sussurrando un ‘ti amo’. La noiosa routine della vita da professore di francese venne rotta dal suo telefono che squillò durante la terza ora, si scusò con gli alunni e andò a prendere il cellulare dalla borsa. Nessuno chiamava mai Sebastian quando stava a scuola, c’era solo una persona che lo avrebbe potuto disturbare e sperava che non fosse proprio... ‘Scuola Thommy’ era scritto sullo schermo, rispose velocemente. “Signor Smythe, scusi il disturbo ma-” “Thomas sta bene?” La voce di Sebastian era nervosa, anche gli alunni se ne accorsero e tesero le orecchie per riuscire a captare qualche cosa dalla voce dall’altra parte della cornetta. “L’ho chiamata proprio per questo. Il bambino ha avuto un forte mal di pancia e ha rigettato”, anche se la preoccupazione c’era ancora, Bas si rilassò leggermente, non era nulla di tanto grave, un semplice mal di pancia che all’età di Thommy era normale, “probabilmente ha mangiato qualcosa che gli ha fatto male, ma per sicurezza l’abbiamo avvertito, non appena riesce a liberarsi dal suo lavoro può vuole venire a riprendersi suo figlio. Noi gli abbiamo dato solo una camomilla.” “Sto venendo. Un quarto d’ora e sono da voi. Grazie.” Chiuse la chiamata appuntandosi mentalmente di smettere di lamentarsi della retta dell’asilo del figlio, erano delle persone ottime e non avrebbe potuto mettere suo figlio in mani più esperte. Alzò gli occhi incontrando quelli dei sui alunni che lo guardavano come per chiedergli qualcosa. “Scusatemi ragazzi, ma mio figlio si è sentito male e devo andarlo a riprendere.” Una ragazza al primo banco gli sorrise e in qualche modo gli ricordò la sua Jacky, come un riflesso incondizionato gli angoli delle labbra gli si sollevarono. Salutò i ragazzi e corse in presidenza, la preside Sylvester gli firmò il permesso per uscire prima intuendo quello che fosse successo e neanche dieci secondi dopo si trovava nella sua macchina diretto all’asilo del figlio. Prese il cellulare e compose il numero rapido per chiamare suo marito, posò il telefono sul sedile del passeggero e mise il vivavoce. Thad ripose dopo pochi squilli. “Amore, cosa c’è?”, la voce metallica di Thad riempì l’abitacolo. “Thomas sta male” disse velocemente. “Cosa?”, l’acuto di Thad avrebbe potuto rompere un vetro, ma ormai Bas c’era abituato e i suoi timpani aveva creato una protezione per quei decibel distruttivi. “Mi hanno chiamato dall’asilo, ha vomitato, deve aver mangiato qualche merendina scaduta.” “Io sono bloccato con il lavoro, non mi faranno uscire prima di due ore, tu-” “Sto andando a riprenderlo” lo anticipò. Passò con il rosso, che gli mandassero la multa a casa, aveva suo figlio da andare a riprendere, non gli interessava. “Grazie, appena posso vengo, conviene ch-” “Lo porto dal pediatra, lo faccio controllare per sicurezza.” Sapeva che Thad odiava quando non gli si permetteva di finire le frasi, ma sapeva anche che in un momento come quello non c’avrebbe dato importanza. “Adoro quando fai il padre iperprotettivo”, Bas poteva giurare che in quel momento Thad stava facendo uno di quei suoi sorrisini allusivi. “Thad, per quanto io adori quando sei provocante, in questo momen-” “Scusa, ti raggiungo a casa, ok?” lo bloccò, non era colpa sua se Seb era eccitante anche quando era preoccupato. Parcheggiò la macchina, prese un respiro profondo per non mandare a quel paese il suo stesso marito, prese il telefono togliendo il vivavoce, lo avvicinò all’orecchio e rispose a Thad. “Ok e scusami tu, quando c’è in mezzo la salute di Thommy divento-” “Un genitore che pensa prima al bene del proprio figlio che alle avance del proprio marito?” “Sì” rispose con una leggera risata. “Vai da nostro figlio, il nostro piccolino ha bisogno del suo papà preferito per essere coccolato” “Thad”, scese dalla macchina camminando verso il cancello dell’asilo. “Dimmi, adorabile marito.” “Ti amo”, abbassò gli occhi verso il terreno, ogni volta che lo diceva sentiva il cuore battergli forte. “Ti amo anch’io” rispose Thad, mandò un bacio e chiuse la chiamata. Sebastian entrò nella scuola andando direttamente nell’infermeria. Non appena ci mise un piede dentro uno scricciolo gli si attaccò alla gamba stringendola forte, Bas si abbassò prendendo in braccio Thommy. “Scricciolo, come stai?” “Mi fa male la pancia” disse con le lacrime agli occhi. “Ora c’è qui il tuo papà che ti farà stare meglio. Lo fai un sorriso per il tuo papà?” Il bambino osservò il volto del padre che sorrideva e per riflesso fece lo stesso. “Guarirai presto basta che mi dici cosa hai mangiato.” Si sedette sul lettino e posò il piccolo davanti a sé che posò entrambe le mani sullo stomaco, Bas aprì le braccia e il bambino si rintanò nel suo abbraccio, lo fece girare poggiando la sua schiena al suo petto e gli massaggiò la pancia. “Meglio?” domandò, aveva capito che in quella posizione il figlio si sentiva rilassato e protetto. “Ti” ripose Thomas, asciugandosi le lacrime. “Ylenia mi ha dato un pezzo della sua merenda e io mi sono sentito male.” “Qual era la merenda di Ylenia?” “Una merendina, ma aveva uno strano sapore” disse alzando la testa verso il padre. “Forse era scaduta, ma ora noi andiamo dal dottore che ci darà una medicina per farti sentire meglio.” “Non la voglio la medicina, mi basti tu per farmi stare meglio.” Sebastian rise, baciò la testolina bionda di suo figlio e fece per rispondergli ma in quel momento entrò la maestra della classe di Thomas. “Signor Smythe, è riuscito a liberarsi dal lavoro.” Una ragazza sulla trentina fece la sua entrata in un vestito crema lungo fino al ginocchio, dei capelli rossi ricci gli incorniciavano un viso solare e degli occhi azzurro cielo che completavano il quadro della maestra adorabile. “Smythe-Harwood, ho il doppio cognome e, sì, quando si fa il professore in un liceo non ci vuole niente a lasciare quei teppisti con un sostituto, poi era per un motivo serio.” La maestra si sedette vicino al bambino accarezzandogli una guancia. “Molti genitori arrivano dopo due, tre ore lasciando i loro figli qui pensando che sia nostro compito guarirli. Thomas è davvero fortunato ad avere un padre come lei.” Sebastian sorrise, il piccolo Thommy si era arrampicato su di lui per essere stretto in un abbraccio. “Grazie. Ora è meglio che lo porti dal dottore, devo firmare l’uscita, vero?” La ragazza annuì e gli passò un librone con segnato il nome del bambino e l’ora di uscita, firmò sulla stessa riga, la maestra salutò Thomas e uscì dall’infermeria. Recuperò lo zainetto del figlio e lo portò fuori dalla scuola, mandò un messaggio al marito informandolo della situazione e si diresse verso lo studio del pediatra. Due ore dopo, Sebastian non avrebbe mai smesso di odiare le file chilometriche dei medici, erano di nuovo a casa distesi sul letto, Thomas a vedere un cartone animato in televisione e Bas a fissare il soffitto notando quanto era brutto il loro lampadario, non se ne era mai accorto, forse avrebbe dovuto dire a Thad di cambiarlo. Il rumore della porta che si apriva e chiudeva segnalò l’arrivo di Thad a casa. Salì velocemente le scale e entrò in camera da letto, poggiò la borsa sulla poltroncina e si sedette vicino a Thomas che si lanciò tra le braccia del padre. “Cosa è successo al mio ometto?” “Il dottole ha detto che la melendila che ho mangiato mi ha fatto male, devo tolo tale attento a quello che mangio e non prendere mai più un pezzo della melenda di Ylenia, fanno ‘chifo le sue melendine” concluse il suo piccolo discorso annuendo alla sua stessa affermazione. “L’importante è che il mio ometto stia meglio ora”, Thomas gli sorrise e riportò l’attenzione alla televisione. “E come sta il mio uomo?” Sebastian si alzò e incrociò le gambe, guardò Thad e con aria stanca gli disse: “Odio andare dal pediatra, è pieno di donne e dei loro pettegolezzi, non sopporto la loro voce.” Thad scoppiò a ridere, “Credo che se avessimo avuto una figlia non avresti detto lo stesso.” Bas alzò un sopracciglio, “Se mi capitava una figlia tipo Jacky avrei detto esattamente lo stesso, quel demonio è un Blaine in miniatura.” Thad si tolse le scarpe e gattonò fino ad arrivare davanti al marito, “Jay è un caso particolare, lasciamola da parte. Sai a me piacerebbe davvero tanto avere una figlia.” Seb lo fissò non riuscendo a seguire il filo dei pensieri di Thad forse era per la stanchezza, di solito lo capiva ancora prima che parlasse, ma in quel momento non riusciva proprio a capire cosa volesse dirgli. “Stavo pensando che non appena Thomas diventa un po’ più grande potremmo... Ecco, potremmo dargli una sorellina, mi dispiace che resti figlio unico, con una sorellina avrebbe sempre qualcuno con cui stare”, Thad osservava il volto del marito cercando di captare qualche reazione. Sebastian prese la mano sinistra di Thad nella sua e l’avvicinò alle labbra, gli baciò la fede e rispose sorridendo. “L’idea di avere una piccola diva per la casa non mi dispiace, anzi credo che sarebbe la mia possibilità per riappacificarmi con l’universo femminile.” Il sorriso che vide sul volto di Thad non era mai stato così luminoso, ma divenne quasi accecante quando Bas aggiunse un’ultima frase. “Vedere i tuoi occhi sul viso di una bambini potrebbe rendermi l’uomo più fortunato del mondo.” Thad si lanciò sulle labbra del marito sussurrando un ‘ti amo’ prima di baciarlo. Fu un bacio rapido ma pieno di sentimenti, orgoglio, felicità, amore. Sebastian appoggiò la fronte su quella di Thad e lo guardò negli occhi. “Da quanto avevi questa idea?” “Da quando ti ho messo una fede al dito. Una coppia come figli l’ho sempre desiderata e vedere quanto sei bravo a fare il padre mi ha solo confermato che fosse la decisione giusta.” Thomas si avvicinò ai genitori infilandosi tra i loro corpi per essere coccolato, i tre si distesero sul letto stringendosi e scambiandosi baci. “Thommy ti piacerebbe avere una sorellina?” domandò Thad stringendo il fianco del marito. Thomas alzò il viso incontrando gli occhi del padre e gli sorrise, “Tanto! Cotì posso fare il fratello grande che la difenderà dai cattivi.“ Sebastian rise, ”Il mio scricciolo sarà un bravissimo fratello maggiore.” “Ma quando alliva la mia tolellina?” chiese impaziente Thomas. Fu il turno di Thad di ridere, si abbassò fino ad avere il volto del bambino davanti al suo, “I bambini ci mettono molto per arrivare, è un viaggio molto lungo. La cicogna che la porterà ci può mettere anche un anno intero.” “Mi avete aspettato cotì tanto?” domandò il piccolo con sorpresa. Thad annuì, “Non vedevamo l’ora di averti tra le nostre braccia. Riuscirai ad aspettare la tua sorellina?” “Telto! Io tono un bimbo folte e poi avlò anche voi qui con me a aspettale”, abbracciò Thad e si voltò verso l’altro padre facendogli capire di unirsi a loro. Bas strinse suo marito e il figlio in un abbraccio, baciò la testa di Thomas e poi le labbra di Thad. “Thad Smythe-Harwood, ti senti pronto a diventare padre per la seconda volta?” sussurrò. “Sono sempre stato pronto, aspettavo solo te per diventarlo.” “Come fai a farti amare ogni giorno di più?” chiese congiungendo le sue labbra a quelle del marito. “Dote innata” rispose alzando le spalle. Restarono a guardarsi finché non sentirono il leggero russare di Thomas, avrebbero dovuto portalo in camera sua, lo stavano viziando lasciandolo dormire con loro ma sinceramente a loro non interessava minimamente, volevano sentire il loro piccolo stringersi a loro e sorridere ogni qual volta uno dei due gli lasciava una carezza veloce. Erano una famiglia, una meravigliosa famiglia che si sarebbe allargata con un nuovo membro nel giro di un anno. Quando Thad prese in braccio la piccola Jennifer capì finalmente cosa significava sentirsi completamente responsabili per una vita Anche se fino a quel momento la loro vita era stata felice, mancava sempre qualcosa, no, qualcuno e quel qualcuno era proprio la piccola Jenny.
La famiglia Smythe-Harwood era completa.
Echy's Corner
Finalmente l'ho postata! *campane suonano a festa*
Scusatemi immensamente per il ritardo e per le mie promesse da marinaio che ho fatto, ma prima di imbarcarmi a postare questa raccolta volevo sistenare un paio di cose. Per ora questa raccolta ha solo tre shot, ma se mi vengono in mente altre cose le scriverò. La prossima shot è una delle cose più dolci e romantiche che abbia mai scritto :3
L'ho riletta anch'io per postarla e come quando l'ho scritta, ho gli occhi lucidi :') Come riesco a inserire così tanti feelings in una storia?
Io approfitto per farmi un po' di pubblicità occulta xD di una probabile nuova long Crossover Marvel/Glee ù_ù mi sto allargando in fatto di fandom e questa volta penso che sia il genere giusto (:
Questa volta le note sono corte, forse perchè non ho molto da aggiungere dopo questa shot dolcissima, ma vi voglio ringraziare per la fiducia che mi avete dato e per seguirmi ancora anche se sono una baldracca perfida e sadica. Vi voglio bene <3
Un bacio a tutti, Echy;
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